L'ANM VUOLE SCIPPARE I REFERENDUM
Le consultazioni proposte dai Riformatori colpiscono le prerogative della magistratura. Evitarle, ormai, è diventato un obbligo.
L'associazione dei magistrati fa quadrato per difendere gli interessi della casta.
Articolo di Adalberto Signore, pag.7
"Non possiamo rimanere inerti di fronte al referendum di Marco Pannella". Così Nino Abbate, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, riapre il dibattito sulla separazione delle carriere. La categoria, evidentemente, non gradisce la consultazione referendaria proposta dal leader radicale e per ribadirlo ha organizzato un tre giorni ad Abano Terme per il prossimo week-end. Tutti invitati tranne naturalmente i club Pannella promotori dell'iniziativa referendaria. "Il presidente dell'Anm - spiega Paolo Vigevano, segretario del Movimento dei club Pannella - è dal sup punto di vista giustamente preoccupato per i referendum sulla giustizia". "Saremmo stati ben lieti di spiegare le nostre tesi e le nostre proposte al convegno di Abano. Ma come al solito - commenta ironico - si preferisce discutere delle nostre iniziative senza la fastidiosa necessità di averci come interlocutori reali anziché virtuali". La casta, dunque, fa quadrato intorno alla sua autonomia e alle sue prerogative. I referendum infatti m
ettono in discussione proprio i poteri storici delle toghe di Stato: dal problema della divisione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, alla possibilità di esercitare incarichi extragiudiziali (sempre molto ben retribuiti), fino alla questione della responsabilità diretta dei giudici in caso di dolo o colpa grave. Se i quesiti referendari dovessero ottenere il 50 per cento più uno dei consensi, insomma, la magistratura ne uscirebbe completamente rivoluzionata, probabilmente meno vicina ai poteri del regime e certo più responsabilizzata. Proprio il referendum sulla responsabilità dei giudici, infatti, potrebbe portare ad una più attenta riflessione dei magistrati inquirenti e giudicanti durante l'esercizio della loro funzione. A fare le spese di un'accusa o di una sentenza troppo affrettata, dunque, non sarebbe solo l'imputato, ma anche lo stesso magistrato. Abbate, quindi, ha deciso di cercare una mediazione che permetta alla categoria di dribblare le iniziative referendarie, quesiti che -
è bene ricordarlo - hanno di molto superato le 500mila firme necessarie. E' storia vecchia, troppo vecchia. Accadde anche per la responsabilità dei giudici, referendum che fu proposto e votato anni e anni fa. E che non fu mai applicato, tanto che Pannella e i radicali sono stati costretti a riproporlo. Già, Abbate sta cercando un confronto su un problema che gli italiani hanno già valutato da molto tempo, ma senza risultati. L'Anm sta cercando l'ennesimo dribbling. "E'necessaria una riflessione, prima di tutto interna alla magistratura - afferma Abbate - "Siamo consapevoli di muoverci su di un piano inclinato, perché non è facile, per fare solo un esempio, accertare e valutare obiettivamente le capacità e le professionalità dei singoli giudici. Il nostro convegno vuole appunto mettere al fuoco i problemi e discutere concretamente le cose da fare". Per Abbate si dovrà agire su un duplice versante: "Anzitutto intervenire sulla legislazione vigente, per rivisitare le normative interne. Penso, ad esempio, ai pa
reri del Csm, da riscrivere alla luce delle nuove esigenze; alla ristrutturazione e al potenziamento delle funzioni e dei compiti dei consigli giudiziari; ai ruoli ed alle competenze delle commissioni del Csm che vanno rivisitati. E poi, ci sono le cose da fare nell'immediato sul versante delle riforme legislative, potenziando i compiti dei consigli giudiziari e varando una norma che stabilisca i nuovi ruoli. Dobbiamo introdurre la Scuola di Magistratura per il reclutamento e la formazione permanente dei magistrati". L'Anm, insomma, pensa in grande e si fa proponente di iniziative legislative di grande portata. Altra questione scottante, gli arbitrati e gli incarichi extragiudiziali. "E' un argomento che tocca in maniera profonda la deontologia e l'etica dei magistrati - ammette Abbate - e c'è il rischio che appanni l'immagine dell'autonomia giudiziaria". E per Abbate, "tutto questo complesso di cose può delineare un quadro nuovo, tale da modificare l'attuale sistema e bloccare il referendum proposto da Pan
nella sulla separazione delle carriere. Per noi l'idea di separare le carriere è un argomento assolutamente improponibile. Sappiamo che ci sono problemi da affrontare, come riequilibrare magistratura requirente e giudicante e ridurre la personalizzazione delle funzioni di procuratore. Per questo, non siamo affatto arroccati su posizioni di difesa corporativa, ma pronti al confronto ed alla discussione con chi ha voglia di confrontarsi e di discutere. Ma il referendum è il modo più sbagliato di affrontare i problemi della giustizia". I magistrati dunque rifiutano lo strumento referendario, rifiutano in parole povere di essere sottoposti al giudizio del popolo, perché di questo si tratta. Rifiutano di rischiare le loro prerogative perché sanno che potrebbero perderle. E l'Anm si difende e si barrica dietro la solita giustificazione. "Temo - dice Abbate - che alla gente arrivi un messaggio equivoco, che, cioè, tutti i mali della giustizia derivino dalla caduta di professionalità dei magistrati". E l'Italia, com
e al solito, ha diritto di esprimersi solo quando fa comodo.