1) In relazione agli esiti elettorali Marco Cappato sostiene che sconfitte e fallimenti non sono necessariamente sinonimi di errori ed imbecillitê, mentre Laura Terni ricorda (in particolare a Davide Romano) che i radicali non si sono mai piegati al populismo.Vero. Personalmente, perý, ritengo che in politica, anche per noi, non si possa evitare di misurarsi con i risultati, con il "punto di caduta" delle scelte che si compiono. Da ciý, infatti, dipende la capacitê di incidere secondo le regole dello stato di diritto non tanto sulle coscienze (certo, magari attraverso di esse) quanto sulle leggi e sui meccanismi che regolano le istituzioni, l'economia e la societê. Incidere per quello che per noi ê il meglio.
La batosta elettorale non puý avere come unica motivazione il popolo bue che segue Bossi e non Pannella; probabilmente, oltre alla leggibilitê della strategia, la riflessione di Davide sul comunicare i contenuti del nostro liberismo coglie uno degli aspetti su cui interrogarsi. Anche alla luce del successo di Bossi che a mio avviso mostra anche la disponibilitê di molti cittadini alla radicalitê delle proposte.
Pi¥ a monte ancora, ovviamente, resta come sempre e pi¥ di sempre, l'interrogativo sul permanere o meno, oggi, della agibilitê politica di un percorso adamantinamente radicale e liberale.
2) In previsione del Consiglio Generale del 12 luglio, mi paiono importanti i contributi del Club Obiettivo Comune (e dei toscani) sulla vitalitê del Movimento e sull'importanza fondamentale di un impegno in ambito locale. Cosô pure la riflessione sul partito liberale che non c'Å (ancora) di Lidia Baiocchi, e pure i suoi spunti pi¥ o meno polemici sul partito carismatico.
Proprio sul se, come (anche con quali soldi) e con chi (magari da soli) dare continuitê alla storia politica radicale e riformatrice in Italia credo dovrê concentrarsi il CG; al di lê delle analisi da cui pure Å inevitabile partire.
I risultati, elettorali prima e politici poi, delle elezioni siciliane saranno un ulteriore fondamentale elemento.
Grippo sostiene che "con Forza Italia si puý pensare a progetti comuni con altri impensabili", altri sono decisamente orientati ad abbandonare FI al proprio destino.
Accettando la drastica e provocatoria semplificazione: col Polo, con l'Ulivo, con la Lega, con altri, da soli?