REDIBILE! Peccato pero' che per rispettare i criteri di Maastricht il deficit pubblico italiano dovrebbe scendere al 60% del PIL e considerata la velocita' irrisoria di rientro dal debito realizzata dal Governo Dini prima e ora da quello Prodi, nel caso in cui non si verifichino indesiderate inversioni di tendenza, il governo potrebbe raggiungere l'obiettivo di Maastricht solo nel 3000!Questa e' la situazione con cui l'Azienda Italia si trova a fare i conti e soprattutto la situazione con la quale i conti deve farli tornare di fronte alle altre potenze economiche che siedono al tavolo del Vertice Europeo di Firenze.
C'e' solo da sperare che la ruota della fortuna giri a suo favore!
L'Italia è approdata alla spiaggia della Seconda Repubblica in un momento di grandi cambiamenti e di grandi opportunità, che richiede una ampia rivisitazione della nostra politica estera, se mai ce n'è stata una!
Con la fine della divisione del mondo in due blocchi contrapposti, l'insorgere dei conflitti nazionali, il graduale ritiro dell'America dall'Europa e la nascita di nuovi poli economici di grande importanza (Sud Est Asiatico, Cina, ecc.) è necessario che la Farnesina attui un iter diverso da quello seguito nel passato per non arrivare in ritardo all'appuntamento del 2000.
Dobbiamo individuare chiaramenti i nostri interessi, perseguirli con decisione garantire una presenza sempre più forte sulla scena mondiale che si va facendo giorno dopo giorno sempre più complessa e articolata e che richiede perciò la capacità di prendere decisioni autonome.
Non dobbiamo dimenticarci che anche gli altri due paesi sconfitti della seconda guerra mondiale, la Germania ed il Giappone, dopo essere rimasti nelle retrovie fino al termine della guerra fredda, hanno deciso di trasferire il loro ingente peso economico anche sul piano politico tanto da richiedere un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ovviamente non è neanche lontanamente pensabile di rivaleggiare con Bonn e Tokio, ma possiamo pur sempre mettere sul piatto il fatto che siamo la settima potenza economica mondiale, che all'interno della CEE occupiamo il terzo posto con la Gran Bretagna, che abbiamo un grande potenziale di influenza in alcune aree geografiche.
Finora, purtroppo, nessun governo italiano ha mai attuato una seria politica estera sfruttando le possibilità offerte da questa situazione; al contrario la politica estera di Roma è stata sempre al rimorchio di quella altrui priva di una qualsiasi identità. Una volta fatta la doppia scelta europea ed atlantica, che tuttora rimane il pilastro delle nostre relazioni internazionali, i nostri governi non hanno fatto altro che muoversi nella sua ombra senza mai mettere in campo iniziative coraggiose, navigando fra la mediocrità, l'anonimato e la rinuncia a farci valere. Tra gli esempi più plateali di questo assurdo comportamento voglio citare la sudditanza psicologica nei confronti di Tito, che ci ha portato ad accettare un iniquo trattato di Osimo che balza di nuovo oggi alla ribalta quando di fronte alla richiesta da parte della Slovenia di entrare a far parte dell'UE il nostro governo, composto dagli stessi cattocomunisti che lo sottoscrissero allora per compiacere la Jugoslavia punto nevralgico per gli equili
bri esteruropei, fa finta di niente ed ancora si fa latitante senza portare sul piatto la richiesta di revisione del trattato per riparare ai torti subiti dai nostri concittadini che furono costretti a fuggire da Tito abbandonando tutti i loro averi che furono sequestrati dal governo e che ad oggi ancora non vedono riconosciuti le loro legittime rivendicazioni.
Altro esempio è il comportamento amiguo nei confronti del colonnello Gheddafi, cui sono state consentite incredibili prevaricazioni nei nostri confronti e ancora il nostro privilegiare l'OLP nei confronti di Israele e così via.
Diventa quindi di grande attualità quello che Marco Pannella ha sempre cercato inutilmente di far capire ai nostri governanti e cioè che l'Italia deve attuare uan seria politica estera, chiarendo all'Europa ed al resto del mondo in che ambito intende muoversi, con quali regole e con quali principi. L'Italia deve farsi sentire più che in passato a livello comunitario inviando alla Commissione di Bruxelles una rappresentanza di alto livello, deve difendere con maggiore energia i propri interessi industriali e commerciali, deve cercare di creare preziose energie con le regioni del globo a più rapido sviluppo economico come l'Asia sudorientale agendo affinché anche in questi paesi vengano rispettati i dettami previsti dalla Carta Fondamentale dei Diritti Umani.