C'era un signore che aveva tre servi: ad uno diede un talento, al secondo
dette due talenti, al terzo ne dette tre. Si allontanò poi per i suoi affari
e quando tornò mandò a chiamare per i servi. Il terzo disse "Signore, ecco
i tuoi talenti, e altri ancora, infatti con quelli che tu mi hai dato ho
comprato a due e rivenduto a tre, ed ecco ora teli restituisco moltiplicati"
Il secondo disse "Signore, i talenti che tu mi hai dato io non li ho più,
ho comprato a due ma la merce mi è stata rubata ed io ho speso il resto
con prostitute ed ubriaconi, ed ora ora non ho più nulla"
Il primo disse "Signore, siccome so che tu sei un padrone geloso, e ti porto
molto rispetto, il talento che tu mi hai dato io lo ho nascosto sotto terra
per conservartelo, ed ecco ora telo restituisco".
Il signore a questo servo disse "O servo sciocco, forse che io non ero
capace di nascondermelo da me il mio talento? E per cosa quindi telo avrei
dato?" E lo fece punire.
Così Matteo riferisce, giustamente, che il castigo fu comminato al servo
sciocco che non aveva fatto nulla, mentre il primo fu lodato e il secondo
rimproverato. Ma Eusebio di Cesarea, noto per riferire di avere convertito
Costantino sul letto di morte, illustra una altra interpretazione, cioè che
colui che aveva conservato il talento fu lodato, colui che li aveva
moltiplicati fu rimproverato, e colui che li aveva dissipati fu punito.
Secondo Eusebio quindi sciocchi erano sia il servo che aveva perso e
dissipato i talenti, sia il servo che li aveva messi a frutto.
(Eusebio di Cesarea, Theoph., 4, 12.)
Chi ha da intendere, intenda.
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