Nota in risposta alla lettera di fine aprile di Remo Appignanesi
Giunge a proposito la lettera di Appignanesi percheÆ i risultati elettorali, almeno per me niente affatto soddisfacenti, impongono una seria riflessione su quello che eÆ stato o non eÆ stato fatto e conseguentemente sul da farsi.
Ormai siamo in pieno ôcompromesso storicoö realizzato prima sotto le bandiere dei progressisti e ora perfezionato sotto le fronde dellÆulivo.
Il connubio che da sempre i laici hanno avversato si eÆ realizzato e questo non puý far certo piacere a chi come me, con molti amici, si eÆ sempre battuto per uno stato liberale moderno e laico.
Se una volta si diceva che non si voleva morire democristiani ora ci (mi) toccherê il peggio: morire da catto-comunisti.
Certo la colpa potrebbe essere addossata anche a chi come me e altri ha qualche tempo fa deciso di estraniarsi dalla attivitê politica.
E allora preso dagli scrupoli, pensando che forse tutto non eÆ perduto, ripenso alla possibilitê di tornare a fare politica. Ma come? Insieme a chi ?
Ne parlerý alla fine.
Ora mi sembra utile e necessario analizzare i comportamenti del movimento dei Club Pannella e la lettera di Remo che commenta in modo davvero singolare le elezioni regionali scrivendo testualmente: ôfortunatamente non abbiamo eletto nessunoö. Beh, come inizio niente male.
Impegnarsi a raccogliere le firme, le candidature, fare la propaganda, consumare energie e denari per arrivare alla conclusione che grazie a Dio eÆ andata male non eÆ poco. Aggiungo io: fortunatamente non sono stati fatti danni ad altri come invece eÆ accaduto in altre regioni, cito il caso del Lazio per tutte, dove per un pugno di voti, molto inferiore a quelli raccolti dalla lista Pannella il raggruppamento dei progressisti eÆ prevalso su quello del Polo che mi pare decisamente pi¥ vicino alla lista Pannella.
Dopo una vita di lotte per il bipartitismo, che non puý che cominciare con il bipolarismo, Pannella, seguito prontamente dai suoi yes-man, presenta liste autonome che, non solo non procurano nemmeno un eletto, ma fanno perdere intere regioni alle liste amiche. Tale comportamento viene descritto e classificato con molta esattezza nel breve saggio di Carlo M. Cipolla intitolato ôAllegro ma non troppoö (cfr. pag. 58, ediz. il Mulino, Bologna 1988).
Ma tantÆeÆ: Pannella chiama, dispone e il popolo radicale crede, obbedisce, esegue. Questa politica ha portato alla distruzione del partito radicale e alla crisi dellÆintero movimento scientificamente voluta da Marco per poter meglio decidere e disporre. Non ci si puý proclamare ogni tre minuti liberali, libertari e liberisti e comportarsi poi da padri e padroni con la sicurezza che qualunque idea anche quella pi¥ assurda verrê comunque eseguita da gente sempre pronta a dire SI.
Questo ha portato, insieme a numerosi altri errori, al disfacimento del partito e alla diaspora degli uomini di punta e dellÆ elettorato nonostante gli imbonimenti di Radio Radicale che comunque resta benemerita.
Con la sciagurata teoria dellÆinseminazione si sono costrette le persone pi¥ rappresentative del Partito Radicale ad iscriversi ai diversi partiti del cosiddetto ôarco costituzionaleö realizzando una presenza radicale in questi partiti assolutamente insignificante dal punto di vista decisionale ma sufficiente per portare confusione nelle nostre fila e soprattutto dispersione di energie..
LÆaltra idea nefasta che mi viene in mente, ma purtroppo non ultima, il transnazionalismo, che ha portato il risultato di avere qualche centinaio di iscritti dellÆEuropa orientale e dal Burkina Faso trascurando necessariamente i problemi nazionali anche percheÆ le forze del Partito Radicale pur quanto maggiori di quelle di oggi erano assai modeste.
Poi la presentazione degli antiproibizionisti, clonazione farisaica del Partito Radicale.
Successivamente la ulteriore clonazione del Partito Radicale sotto le forme della lista Pannella.
Intanto chi non stava a questi giochi, chi non si prestava a queste incomprensibili operazioni se voleva campare doveva fare le valigie dal partito nel quale non sono ammesse posizioni diverse da quelle di Pannella.
Vi siete mai chiesti percheÆ se ne sono andati Gianfranco Spadaccia, Marcello Crivellini, Pezzana, Massimo Teodori, Elio Vito, Marco Taradash, Peppino Calderisi, Mauro Mellini, Adelaide Aglietta e i molti altri che non posso elencare per non fare una lista lunga come lÆ elenco telefonico? E allora sono traditori o si sono stufati dei comportamenti del leader ?
E poi non parliamo della sponsorizzazione di quel ôpretaccio impostore di Scalfaroö che, come era facilmente prevedibile, vista la sua storia, si eÆ comportato, e tuttora si comporta, peggio di un gesuita sempre pronto a predicare pro domo sua.
Non avete idea quanto sia per me doloroso scrivere queste cose percheÆ conosco Pannella da quando avevo ventÆanni (ora ne ho quasi 65) eravamo insieme giovani liberali, abbiamo frequentato insieme, da liberali, dei corsi per giovani amministratori, lui stava a Roma io a Senigallia, qualche scambio di idee con lui e con Teodori, poi il Partito radicale al quale ho aderito con passione ed entusiasmo prima ancora dei tempi del divorzio. Doveva essere il 72 o il 73.
Ho fatto tutte le battaglie radicali di quei tempi; battaglie che mi sono costate fatica, impegno e denari ed erano tempi nei quali i radicali venivano considerati il fior fiore delle persone pi¥ spregevoli. E mi sono sentito perfino dire da persone care che ci si vergognava di me percheÆ ero radicale.
Ripeto che dico questo solo per sottolineare quanto mi costi, anche affettivamente, scrivere contro il movimento, contro Marco. Non mi costa invece scrivere contro coloro che gli dicono sempre sô. Che non gli rimproverano mai nulla.
Nel 90 per la improvvisa e imprevedibile presentazione della lista antiproibizionista, con capolista imposto da Pannella, abbiamo rischiato di non eleggere nessuno ne noi ôarcobalenoö ne come poi eÆ successo per loro, gli antiproibizionisti. Noi nonostante la sciocca concorrenza (sarebbe bastato mettersi dÆaccordo) eleggemmo quattro consiglieri comunali, un consigliere provinciale e un consigliere regionale. E dire che eravamo stati espulsi dal movimento verde per aver preso le parti, con una dichiarazione di Mazzufferi, per Gianluigi Melega e per Gianni Marasca in occasione delle elezioni politiche. Chissê se Sassaroli se ne ricorda.
Mi capitý anche di sentirmi dire, da una persona che frequentava spesso il gruppo e che stava facendo la campagna elettorale per gli antiproibizionisti che la faceva ôpercheÆ nel simbolo cÆera....la rosellinaö. Peggio che se fosse stata una immagine sacra !
Gli ultimi tempi poi si dovette combattere anche contro lÆintegralismo e il nominativismo sciocco di Rita Bernardini, braccio secolare di Pannella, la quale ci rimproverý e minacciý le vie legali percheÆ in una nota dellÆANSA che riportava la notizia della raccolta di firme per i referendum o qualcosa di simile, da parte dellÆ esponente radicale (leggi Mazzufferi). Il motivo dellÆ ira della Bernardini ? LÆavere lÆANSA, non noi, definito Mazzufferi radicale mentre lÆiniziativa per la quale si era adoperato era della lista Pannella. Quasi la parola radicale dovesse essere tenuta nascosta. Che pena !
Ora Remo propone di lavorare insieme per un comitato di coordinamento dei Club Pannella. Verrebbe voglia di rispondere grazie no. Ma questo non si puý; non si puý nel senso che non si puý dare una risposta secca percheÆ bisogna pure fare qualche cosa.
Ed ecco la parte propositiva promessa allÆinizio.
Ritengo si debbano riprendere alcune delle iniziative proposte da Remo e che come ôarcobalenoö avevamo iniziate. E sono tante. Bisogna trovare il modo di raggiungere i carcerati, cosa che abbiamo fatte molte volte, lÆultima la vigilia di Pasqua dello scorso anno, pochi giorni prima delle elezioni regionali, per portare in regalo un computer ad un carcerato particolarmente appassionato ed esperto. Siamo riusciti a far uscire, pagando il patrocinio di un avvocato, un detenuto, abbiamo avuto lÆidea e sostenuto il costo di un corso per lÆ iscrizione di una decina di carcerati allÆelenco degli esercenti e, se ci fosse stata pi¥ collaborazione da parte della direzione del carcere di Montacuto, avremmo potuto dare lÆavvio anche ad un corso di ginnastica per le detenute.
Molte cose si potrebbero fare anche senza il consigliere regionale amico sia in campo ambientale come in quello dei diritti civili.
Ma soprattutto io penso, e ne sto parlando con alcuni e in primis con Mazzufferi da circa un mese, sia necessario costituire una associazione un comitato o altro che con puntiglio e precisione eserciti una specie di opposizione ôliberalö. Scrivo volutamente ôliberalö invece di ôliberaleö percheÆ con questo intendo significare che dovrebbe essere una opposizione rivolta e attenta anche ai temi e alla problematica dei diritti dei cittadini.
Di questa associazione dovrebbero farne parte uomini di prestigio con profonda conoscenza delle leggi e che abbiano la capacitê di elaborare proposte concrete. Inoltre dovrebbe ottenere lÆ adesione e/o la collaborazione di libere associazioni di difesa dei diritti dei cittadini.
Queste idee sono state meglio descritte sul ôFoglioö di Giuliano Ferrara nel numero del 1 maggio prima pagina, prima colonna.
Dovrebbe essere auto finanziata e non dovrebbe accettare finanziamenti diretti o indiretti da parte delle istituzioni. Per nessun motivo.
Inoltre non dovrebbe essere legata a nessuna organizzazione politica o parapolitica anche se i suoi membri che lo volessero potrebbero candidarsi alle elezioni.
Ma per tutto questo sono necessari uomini, non yes-man, dei veri LAICI, che non si lascino prendere dallÆemozione al cospetto di una rosellina o di un berretto frigio.
Poi verrebbe tutto il resto: giornali, manifesti, raccolta di firme per nuovi referendum (!) e quantÆaltro.
Se cÆeÆ la possibilitê di lavorare su queste idee base, modificandole, correggendole, ma sottolineo e ribadisco al di fuori di movimenti o gruppi politici io sono pronto ad incontrarmi e a lavorare per un progetto da portare avanti. Altrimenti vedrý... il da farsi: si puý vivere anche senza fare attivitê politica.
Mi scuso per la lunghezza tel testo ma cÆera e ci sarebbe ancora tanto da dire.
Con viva cordialitê.