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Conferenza Movimento club Pannella
Appignanesi Remo - 29 giugno 1996
Marche - Gianluigi Mazzufferi:

Carissimo Remo ed amici tutti,

ho ricevuto e letto con molto piacere la tua lettera: una iniziativa che condivido pienamente sia per il periodo in cui eÆ stata assunta che per buona parte dei suoi contenuti.

SemprecheÆ abbia compreso bene, data la oramai lunga lontananza da alcuni di voi che non vedo e che non sento da un anno (e per taluni molto, molto di piuÆ!) la proposta sarebbe di rimboccarsi le maniche. E subito.

Come sempre Remo avverte alcune necessitaÆ oggettive (ad esempio il coordinamento marchigiano) con un certo anticipo sulla sensibilitaÆ dei piuÆ e manifesta anche il coraggio per quel minimo dÆiniziativa (la lettera) per proporlo.

Remo inoltre scende al concreto con la proposta di un movimento regionale che, se da un verso mi riporta al PR delle Marche di ventÆanni fa, dallÆaltro mi sembra molto di attualitaÆ ... e non solo in ossequio ad una certa ômodaö per il federalismo.

Penso soprattutto allo squallore di una assemblea regionale grigia ed appannata, di un governo senza oppositori, di una stampa (ed altri mezzi di informazione) supina alle oligarchie dellÆattuale potere, come mai avvenuto in passato. Per di piuÆ cÆeÆ la prospettiva - grazie anche al panorama nazionale post-elettorale - di ulteriore asservimento, di progressiva clorofo-rmizzazione di quei pochi cittadini liberi che prima o poi finiranno tutti ôinquadratiö nelle schiere dellÆARCI oppure nelle cosiddette associazioni di volontariato.

Adesso scoprono, con il candore delle vergini, ciö che eÆ stato per anni il pane per i nostri denti ; inquadrano e gestiscono tutto sotto lÆinsegna della razionalizzazione; per la nostra gioia e per il loro interesse ci pianificano anche il tempo libero. Ti fanno iscrivere allÆARCI anche per nuotare in piscina (al contempo devi stipulare una polizza infortuni, guarda caso con lÆUNIPOL!), chiedono duemilacinquecento lire a testa ai ragazzi della scuola media per ôguidarliö al Parco del Conero; restaurano unÆantica fonte in campagna con i soldi pubblici dellÆassessorato amico, pagando gli onorari dei giovani architetti disoccupati per legarli cosiÆ, indissolubilmente, fin dallÆinizio della loro esistenza, alle ômagnifiche opere del regimeö.

In un panorama cosiÆ squallido , o almeno cosiÆ sembra a me di vederlo, eÆ certo lodevole, ma non basta, lo sforzo che Remo fa con un elenco delle ôpossibili iniziativeö.

Siamo ad una utile base di partenza, ma per ôil vecchioö, per un ô vecchio logoratoö (cosiÆ come sono io) restano dei dubbi.

Le iniziative possono essere piuÆ o meno tutte valide, ma la piuÆ piccola, la piuÆ ôinsignificanteö diventa esplosiva se la si attua con convinzione, con entusiasmo e soprattutto con continuitaÆ. DÆaltronde Pannella, che eÆ stato il nostro grande maestro in tantissime occasioni, almeno questo ce lo ha insegnato.

Fare una cosa, farla bene e monomaniacalmente!

Noi marchigiani dobbiamo poi domandarci in quanti ci ritroveremo a fare ôquesta cosaö percheÆ lÆesperienza ci ha insegnato che tutti ôtengono famigliaö e che dopo lÆentusiasmo dei primi tempi le ömasseö bisogna andarle a cercare con il lanternino.

A questo punto ho il dovere di dichiarare subito, senza mezzi termini, che per me sono finiti i tempi dellÆimpegno totale, assorbente in politica e nelle aree affini.

Le esperienze fatte ed il tempo trascorso mi consigliano di non dedicarmi a battaglie in cui certamente dimostrerei meno fantasia ed intelligenza dei giovani; a questo aggiungasi (e lo dico a Remo come medico) qualche acciacco o guaio un poÆ piuÆ serio che oggettivamente limita gli slanci della mia fantasia. Erano altri tempi quelli del Ruwenzori o degli arresti a Parigi (vero Carletto!).

La mia rassegnazione non significa affatto accettazione supina delle progressive alterazioni di un sistema politico che - se pur eÆ sempre stato gravemente insoddisfacente - ora rischia molto di piuÆ, quando dalle fronde elettorali di una pianta tanto amata passeremo allÆolio dÆoliva di governo temibile.

Altri hanno ben spiegato i percheÆ (pochi per la veritaÆ), ma sempre con ragionamenti ineccepibili e ben argomentati. Costoro perö non scrivono su La Repubblica, su La Stampa, ma affidano le loro argomentazioni a Il Giornale di Feltri o a Il Foglio di Giuliano Ferrara. Qualcuno faraÆ subito gli scongiuri: i vecchi praticanti delle eresie radicali penso proprio di no.

Vengo ora, brevemente, ai sei punti toccati da Remo:

1. antiprobizionismo. A parte quel poco che sÆeÆ fatto o tentato di fare a livello regionale, ritengo che il grosso della battaglia vada sviluppata a Roma.

2. transnazionale. EÆ tema che a me eÆ sempre piaciuto, mentre altri lo considerano alquanto lontano, utopistico, inopportuno. A titolo del tutto personale sto continuando a lavorare (con molta fatica e poche soddisfazioni) con i corregionali allÆestero, anche a seguito di quella che eÆ stata la mia attivitaÆ in Consulta ed allÆAssessorato allÆEmigrazione.

3. carcere. Vedo che Remo ricorda una sua esperienza, con altri consiglieri regionali ôin cerca di votiö. Per quanto mi riguarda noi ( e dico noi percheÆ almeno Carletto Riginelli eÆ sempre stato al mio fianco) abbiamo lavorato per nove anni con qualche risultato, molti insuccessi e qualche buon contatto che abbiamo cercato di mantenere (anche ora). Su questo settore cÆeÆ spazio per tutti. Chi vuole si faccia avanti se ritiene che possa essergli utile la nostra esperienza.

4. ambiente. Mi ritengo un discreto esperto del settore. Perdonerete la presunzione , ma -oltre qualche competenza professionale- ridendo e scherzando mi occupo del problema, molto complesso, un poÆ a tutti i livelli da tantissimi anni. Potrei scrivervi subito ôunÆenciclicaö in materia, ma le mie sensazioni in proposito, ben ponderate, sono che la prima urgenza di chi vuol affrontare politicamente il settore sia quella di tentare di smascherare i mille imbrogli ed i perversi interessi dellÆambientalismo rampante. Nel settore sono sempre piuÆ per la linea del ôradicalismo assolutoö: meglio avvelenati che schiavi!

5. referendum. Ottime senzÆaltro le proposte di Remo. AllÆapertura di un nuovo, ennesimo fronte per me vale la constatazione della oggettiva limitatezza delle forze e delle energie personali. Quindi non potrei impegnarmi ed al massimo mi si consenta di andare, con i ricordi, agli entusiasmi giovanili in materia.

6. 6a ed ultima proposta ôfoglio di coordinamentoö, oppure anche il ôgiornaleö. In questo caso temo di non essere del tutto oggettivo: saraÆ prece ôil primo amore non si scorda maiö o percheÆ, come conseguenza dei dati anagrafici, credo moltissimo alla stampa. La proposta di un giornale mi sembra lÆelemento di maggior concretezza possibile. La nostra dislocazione sul territorio nelle Marche eÆ un poÆ quella che eÆ, altrettanto i nostri impegni di vita e di lavoro, le possibilitaÆ effettive di collaborare, di frequentarsi, di produrre idee ed iniziative sono molto poco concrete. Premesso tutto ciö non vedo altra via da praticare che questo benedetto giornale. Il mezzo in fondo era giaÆ stato individuato da tempo, durante lÆattivitaÆ del gruppo della Lista verde, poi degli Arcobaleno, poi ancora al momento del mio congedo dalla politica attiva, esattamente un anno fa. Le ômasseö perö non si sono minimamente mosse e commosse; al di laÆ della folla sognata di aspiranti direttori, redattori, giornalisti, tipogr

afi, edicolanti e strilloni (piuÆ o meno il solito ôsenatore Riginelliö ed il sottoscritto) tutto eÆ restato fermo, immobile, nellÆoblio. Va detto che lÆimpresa per funzionare deve assolutamente reggersi da sola sul piano economico. Questa eÆ la condizione prima, addirittura precedente rispetto a quella dei contenuti, in quanto senza libertaÆ economica non si eÆ liberi nemmeno in altri campi. Forse sto scandalizzando qualcuno: leggerete quanto scrive Riginelli (io lÆho giaÆ fatto) e vedrete che vi rinvieraÆ al Foglio del 1 maggio scorso, ad una lettera di Angelo Petroni, direttore del Centro Studi Einaudi, dove si evidenzia come non siano gli ôinteressi materiali, ma le idee a guidare la societaÆö nel mentre che ôsono le idee che danno agli uomini una visione, giusta o sbagliata di quello che siano i loro interessiö. Sui contenuti non ho molti dubbi (pur senza avere nessuna certezza): non potranno che essere il frutto di chi si riconosce in unÆarea ôliberalö e non potranno che crescere, evolversi con il con

fronto, affinarsi con il passare del tempo, mutare e variare in relazione a ciö che si verifica nel mondo. Mai e poi mai, nemmeno indirettamente, dovremmo lasciarci tentare dalle fonti di finanziamento pubblico, anche quelle piuÆ indirette... e pertanto ancor piuÆ pericolose. Potremmo ritrovarci con una cooperativa, a distribuire assieme al giornale videocassette ed altri gadget di consumo. Il solito Carletto, giaÆ citato troppe volte per la gioia dei suoi avversari, sa far di conto in proposito, valutare tempi, impegni e quantÆaltro serve, compresa la sua presenza (compatibilmente con gli impegni in quota e lo svolgimento delle residue pratiche). Infine non mi resta che ricordare ai compagni ed agli amici piuÆ smemorati che per una antica, testarda ed immodificabile decisione ho definitivamente chiuso con la politica. Sono sempre piuÆ convinto, specie guardandomi attorno, che i frutti migliori in questo tipo di impegno vengono soprattutto quando si eÆ ônel mezzo del cammin di nostra vitaö e soprattutto nell

a felice condizione di fare politica quando la politica sia davvero servizio e non viceversa. Infine quanto alla domanda sul mio possibile coinvolgimento in tanta eventuale impresa editoriale penso che da subito potrei scrivere qualcosa, mentre al momento, non molto lontano, in cui riuscirö lasciare il lavoro potrö senzÆaltro fare molto di piuÆ.

Data la lunghezza del mio scrivere spero dÆessere stato almeno abbastanza chiaro. Certo son stato franco. Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la bontaÆ di leggermi, ringrazio Remo per aver innescato il dibattito (grazie anche allÆinformatica) ed in particolare, anticipatamente tutti coloro che dedicheranno un poÆ del loro tempo a sviluppare questo confronto

Un saluto cordiale.

 
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