Innanzitutto non mi convince l'analisi secondo la quale è la crisi organizzativa alla base della crisi del Movimento, penso invece che la crisi del Movimento è dovuta al fatto che il progetto politico riformatore è stato sconfitto. Quindi non è affatto vero che "la responsabilizzazione della "periferia", l'iniziativa autonoma locale possa essere uno strumento" per rilanciare il Movimento. Diro' dopo perché sono convinto che il Movimento debba chiudere e cosa cercare di fare come "radicali". Ma le analisi di Remo sul modello organizzativo, del Movimento o di un altro soggetto, non possono essere lasciate cadere. Il modello organizzativo "radicale" è stato sempre criticato nella sua radicalità e nella su diversità. Remo in sintesi propone pari pari il modello organizzativo classico dei partiti politici italiani nel suo aspetto comune: l'insediamento territoriale. Non è che mi faccia schifo, semplicemente non credo sia un modello valido per fare politica, mentre è sicuramente più adeguato per fare voti. Remo di
ce "diamo vita ad un comitato promotore dei "Riformatori per le Marche", assumiamoci la responsabilità di un movimento nostro". E qui non capisco davvero più niente. Innanzitutto c'è la consapevolezza di un mondo riformatore da organizzare al di fuori del Movimento, ma allora perché non lo si è fatto quando il Movimento aveva questa priorità? O ancora se si vuole essere un soggetto politico autonomo, ovvero organizzativamente altro, perché utilizzare il nome della "ditta" Riformatore che esiste e ha delle sue regole? Sarebbe più opportuno fare -per dirne una- un movimento civico, laico e verde su base regionale, autonomamente organizzato e finanziato. In altre parole, non penso che i compagni delle Marche o di qualsiasi altra regione o città, se davvero consapevoli di questa forza, di questa volontà e quindi capacità abbiano bisogno davvero del cappellino riformatore. Ma è davvero necessario un Movimento Riformatore Federalista o meglio l'organizzazione territoriale è davvero la migliore risposta organizzati
va alle necessità di organizzazione delle lotte radicali? Io non credo. Mentre penso che se si ha voglia di organizzare le lotte sul territorio si debba avere la forza di assumersene la responsabilità. L'esempio delle Liste verdi mi conforta (nell'ananlisi, non nel resto). Conosco molti dei dirigenti e dei deputati delle Liste verdi perché le Liste verdi le impose (senza virgolette) Marco Pannella. Non c'è una battaglia, una lotta fatta da queste Liste; mentre la memoria storica non puo' che attribuire al Partito radicale le uniche lotte ambientaliste fatte in questo paese. Lo dico senza astio nei confronti dei verdi e senza spirito di fazione. I radicali continuano a lottare, i verdi dopo anni di "opposizione" adesso sono al governo, mi auguro che possano, sappiano e vogliano fare quel che sinora non hanno fatto.
Ma torniamo al Movimento. Penso che non vi sia scorciatoia alcuna: vi sono i margini politici per il soggetto riformatore cosi' come lo ha pensato e prefigurato il Movimento dei Club Pannella?
Il Movimento dei Club Pannella era sorto a seguito della constatazione che una certa area, nella contingenza elettorale, aveva come unico e comunque più visibile e spendibile patrimonio: il nome del suo leader. Successivamente si mise a punto il progetto politico: la costituzione del movimento dei riformatori che, dopo diversi tentativi, non è mai decollato. A questo punto non restano che le analisi personali, la mia è che non v'è margine alcuno, stante l'attuale situazione politica, per il progetto riformatore. E il movimento? Il Movimento dei Club Pannella ha portato a compimento il suo progetto e non resta che prendere atto che è stato sconfitto sul piano politico (essendo convintissimo che non usciamo da un fallimento,anche dal punto di vista elettorale; diro' di più: sono certo che in Sicilia se ci fossimo presentati da soli, con il sistema proporzionale, avremmo potuto fare almeno un eletto, ma per l'appunto non era e non è questo il progetto politico del Movimento).
Penso che il Consiglio generale non debba decidere tra la riorganizzazione o la chiusura del Movimento dei Club Pannella, sia essa immediata o a tappe. Il Consiglio generale deve prendere atto che una fase, un percorso si è concluso. Ma, di fronte a una sinistra che invece di ispirarsi a Giustizia e Libertà si ispira alla Democrazia Cristiana, corrente di sinistra beninteso, e al polo che insegue il modello di una Dc di centro-destra, abbiamo il dovere di lanciare un appello per la costituzione di un movimento politico nazionale che raccolga radicali, liberali e libertari che si uniscano per contrapporsi al nuovo regime. E' un rilancio molto difficile, addirittuta rischioso al punto di affossare per sempre la possibilità di affermazione delle nostre idee e delle riforme di cui siamo portatori. Penso a un movimento che federi soggetti politici territoriali di lotta e soggetti politici tematici, autonomi organizzativamente e finanziariamente. Un movimento con una struttura minima finalizzata all'organizzazion
e di lotte nazionali e di raccordo tra le varie entità e soggetti. Un movimento che ha diverse eredità: la storia e le lotte di Marco Pannella, del Partito radicale soggetto politico nazionale, del Movimento Pannella, di tutti quei liberali e libertari senza casa. Un movimento che ha di già un leader di storia ed azione, Marco Pannella. E che ha anche un simbolo forte, riconoscibile non già secondo le categorie della pubblicità ma della politica, ovvero un simbolo di lotta: la rosa nel pugno.
A meno che in questo gioco al regime Berlusconi non rappresenti ancora una positiva variabile impazzita che rilanci, o a partire dalla quale ci siano margini per rilanciare l'alternativa liberale, libertaria e radicale. Se cosi' fosse il progetto riformatore del Movimento Pannella avrebbe ancora un senso e qualcosa da dire, beninteso se c'è un microfono dal quale dirlo. Ma francamente ho dei grossi dubbi che sia possibile, sia che Berlusconi non voglia il regime, sia che ci sia un microfono aperto.
PS
Comunque.... in generale un approfondimento va fatto sulla questione elettorale. A mio parere la nostra natura, la nostra cultura e la nostra storia ci porta a perseguire progetti politici su temi e non ad organizzare soggetti politico-elettorali. Su questo so di non essere capace di esprimermi con la necessaria chiarezza. Per banalizzare diro' che per "avere" voti bisogna comportarsi, organizzarsi in un certo modo, cosa di cui non siamo capaci o meglio non sappiamo perseguire a causa di una diversità di fondo che ce lo impedisce, ce ne rende appunto incapaci.