Sentendo Pannella che giustamente vuole concentrare le forze e le iniziative dell'autunnoinverno sull'antiproibizionismo, mi sembra il caso di allargare il campo d'azione con un'idea spesso venuta fuori nei Congressi, nei Consigli Generali e nelle discussioni tra iscitti, ma ora più che mai da mettere in atto.Partendo dal presupposto che l'antiproibizionismo è un modo di intendere uno Stato che appunto non sia proibizionista, ma che lasci la libertà ai cittadini di compiere le proprie scelte nella legalità e nell'informazione e quindi in piena coscienza e conoscenza, le iniziative antiproibizioniste sulla droga le condivido in toto, e in prima persona mi sono mossa per portarle avanti, tuttavia vedo il rischio che si possa diventare il "sindacato" o un'associazione in difesa dei consumatori di cannabis (o meglio che così si possa essere strumentalizzati dall'esterno).
Ecco perchè secondo me alla campagna per la legalizzazione delle droghe leggere andrebbero associate anche campagne, per esempio, per la legalizzazione della prostituzione e del gioco d'azzardo. La prostituzione in particolare vive una situazione simile a quella delle droghe leggere di cui non è proibito il consumo, ma la produzione e lo spaccio, così come la prostituzione non è un reato , ma reato è lo sfruttamento e l'adescamento, stesse incogruità e contraddizioni. Entrambi i mercati sono clandestini e in mano alla criminalità, e spesso confusi fra loro, così pure sono anche sentiti come problemi sociali e di ordine pubblico, e molto sentiti dal cittadino comune che comprende e intuisce come il proibizionismo non abbia ottenuto i risultati che si prefiggeva, ma che ancora teme l'antiproibizionismo scambiandolo per la "liberalizzazione" già esistente.
Non a caso "Olanda docet" su entrambi i fronti.