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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 22 luglio 1996
IL GIORNALE 21 LUGLIO 1996

POLO-PANNELLA: LITE NON SOLO PER I SOLDI

Ci sono anche motivi politici

Articolo di Iuri Maria Prado

Caro direttore,

la stampa ha dato qualche evidenza al cosiddetto "divorzio" tra il Movimento dei Club Pannella Riformatori ed il Polo, identificando come emblema dell'evento la controversia insorta per la (asserita) violazione di cui il Polo si sarebbe reso responsabile, di un certo accordo siglato prima delle scorse elezioni e che stabiliva l'assunzione di certi reciproci impegni tra le due parti politiche. Solo che tutto l'interesse si è concentrato sullo sfogo litigioso, piuttosto che sul contenuto degli accordi. Si sa che litigano, ma non si sa perché. E c'è strepito - per quanto ce n'è - perché il litigio è messo in bollo, perché si è andati "in Tribunale", perché c'è un "giudice", che poi è un arbitro, che dovrà stabilire chi ha ragione. Il fatto che la "notizia" prenda questi contorni è dovuto ad un pregiudizio tipicamente italiano e dei Paesi con scarsa dimestichezza con il diritto, per i quali la risoluzione dei motivi di contrasto in sede giudiziaria - o assimilabile - rappresenta una specie di infamia. Si tratta

di una cultura primitiva e guappesca, per cui litigare si può anche, ma di nascosto, senza darlo a vedere, "mettendosi d'accordo" e in ogni caso senza mettere in mezzo divise e carte e "giudici". L'espressione "trascinare in Tribunale" è tipicamente emblematica di questa cultura e denuncia proprio il persistere di questo atteggiamento diffidente e in buona sostanza barbaro verso le pratiche della convivenza civile. E se tanta gente è stata rovinata giusto perché ha ricevuto un avviso di garanzia, lo si deve anche a questo tipo di cultura che vede il processo non come il luogo dell'accertamento delle responsabilità, ma come il luogo dove si trattano il "male" e l'ignominia. E si badi che un tale atteggiamento è tenuto non solo in relazione ai fatti penali, ma anche rispetto alle più neutre controversie di carattere civile. "Non mi era mai capitata una cosa del genere" si sente dire da uno che ha ricevuto una semplice citazione, e molto spesso anche difensori che dovrebbero dedicarsi ad altro usano comparire d

avanti ad un giudice osservando che il loro cliente "non aveva mai dovuto subire l'onta...". Senonché il modo meno violento, più tollerante, più giusto, più "civile", appunto di risolvere i dissidi è proprio quello di ricorrere ad un organo di giustizia che per legge o per contratto può presumersi - così almeno si spera - imparziale. D'altra parte, tuttavia, non è davvero un caso che trattando del "divorzio" Polo-Riformatori i giornali e la televisione abbiano dato conto solo di questa vicenda dei soldi, e non piuttosto del ben più importante dissidio di carattere politico ormai determinatosi fra le parti. Conosco l'obiezione: si potrebbe dire che i Riformatori non rappresentano che se stessi, e che dunque parlarne interesserebbe a pochi. Ma l'obiezione è a dir poco inconferente, se si pensa, per citare solo un esempio, a quanto spazio è stato dato, per giorni e giorni, alle iniziative di due o tre socialisti che, forse, rappresentano ancora meno. Certo quella lacrimosa sgarofanata avrà anche avuto una sua i

mportanza e dignità di essere commentata. Ma perché non si sa nulla dell'andamento dei rapporti tra il Polo ed un movimento - quello dei Riformatori - che ha ottenuto (è poco, d'accordo) la fiducia di quasi un milione di cittadini? Se di un movimento magari criticabile, ma sicuramente attivissimo, che ha ricevuto centinaia di migliaia di voti, che ha proposto venti quesiti di referendum (magari sbagliati, ma sostenuti da dodici milioni di firme), se di un movimento così non leggiamo mai nulla e neppure che in questi giorni si tiene il suo Consiglio generale, mi domando, non c'è qualcosa che non fila per il verso giusto?

 
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