REFERENDUMTeniamoci bene a mente questa intervista a Di Pietro che opportunamente Sergio Rovasio inserì in questa conferenza il 10 gennaio di quest'anno. Può tornarci utile quando tutti spareranno "contro".
ANTONIO DI PIETRO SUL SETTIMANALE OGGI
Caro dottor Di Pietro, perché ha firmato i referendum di Pannella? E perché tutti? Non trova che almeno alcuni di essi siano dannosi, come quello che prevede l'uso legalizzato della droga? E che cosa pensa degli altri? Come spiega questo suo comportamento?
Marco Lovati, Brescia
RISPOSTA DI DI PIETRO
Non ho alcuna difficoltà a dire come la penso, anche se, come al solito, già altre persone, pur non conoscendo il mio pensiero hanno ritenuto di interpretarlo. Ma andiamo con ordine. Una cosa è l'istituto del referendum, altro è il merito dei quesiti referendari. Io credo nella validità della istituzione referendaria. Non credo, invece, nella bontà di diversi referendum proposti da Pannella. Anzi, ritengo che alcuni di essi, se approvati, produrrebbero degli effetti dannosi per la nostra società, però, ciò che è stato richiesto in questo momento, ai cittadini italiani non è di esprimersi nel merito dei quesiti ma solo di dare la possibilità a tutti di votare. Per fare ciò è necessario indire i referendum, ciò è possibile solo se vi sono 500000 proponenti, ecco, io con la mia sottoscrizione, ho voluto contribuire a raggiungere il quorum necessario affinché tutti possiamo esprimere il nostro pensiero con il nostro voto.
Insomma, la vera democrazia è quella in cui ciascuno di noi si adopera affinché tutti vengano messi in condizione di far valere le proprie ragioni. Vincerà quella idea che risulterà più votata dalla maggioranza degli italiani. Non è giusto, invece, ed è antidemocratico, boicottare la raccolta delle firme necessarie per raggiungere il quorum per indire i referendum. In questo modo si "vince con il trucco": non perché si è riusciti a convincere il popolo sovrano che la propria idea sia la migliore, ma solo in quanto si evita di sottoporsi all'esame elettorale. Troppo comodo. So che molti sono contrari al ricorso all'istituzione referendaria perché porterebbe ad una "logica plebiscitaria inevitabile" eppure questo esercizio diretto della democrazia da parte del popolo, senza il tramite del suo rappresentante (i partiti e il Parlamento), è stato espressamente previsto dalla Costituzione (art 75). Esso serve a garantire l'integrità del principio della sovranità popolare e rappresenta uno strumento di verifica
della conformità dell'azione parlamentare alla effettiva volontà dei loro elettori. Né vale obiettare che i referendum, abrogando leggi in vigore, finirebbero per creare dei pericolosi vuoti legislativi. La ratio dell'istituto è proprio quella di stimolare l'attività del Parlamento verso riforme che stentano a trovare attuazione per le divergenti prese di posizione dei vari partiti. Il referendum, in sé considerato, è sì un fattore destalinizzante, ma non delle democrazie parlamentari, bensì del regime partitocratico con cui spesso viene gestita la cosa pubblica. Laddove non vi è coincidenza sui singoli problemi, tra le opinioni della maggioranza dei cittadini e quelle dei loro rappresentati in Parlamento è doveroso che questi ultimi si adeguino alla volontà popolare. Da ultimo, ciò è accaduto con i movimenti referendari di Segni, che hanno obbligato il legislatore a modificare la legge elettorale, dal sistema proporzionale al sistema maggioritario (anche se poi, con l'espediente della quota proporzionale,
accanto a quella maggioritaria di fatto la volontà popolare è stata aggirata).
Queste argomentazioni spiegano il motivo per cui io ho aderito alla raccolta delle firme per indire i referendum. Ripeto, il mio comportamento non vuole e non deve essere affatto interpretato come una supina accettazione, nel merito, di tutti i referendum proposti, ma solo come un contributo affinché tutti e quindi anch'io, nel segreto dell'urna possiamo un domani esprimere ciò che pensiamo di essi. In quest'ottica non aveva alcun senso ed ho ritenuto incongruente sottoscrivere solo una parte dei referendum proposto. Li ho firmati tutti. Anzi, tutti meno uno, quello sulla legalizzazione delle droghe leggere. Non per incongruenza ma per una sorta di "controprotesta" alla plateale e illegale "protesta" di Pannella: quella di mettersi a spacciare droga in pubblico. Egli ha diritto di cercare proseliti e scuotere il torpore di coloro che si disinteressano dei suoi referendum. Ma non può andare contro le leggi vigenti per far valere le sue idee. Non avevo altro modo per fargli arrivare la mia disapprovazione che
quello di costringerlo ad interrogarsi sul perché io non avessi firmato. Immagino che non gli importi niente del mio sdegno, e che, così facendo finirò per farmi un altro nemico, ma dovevo alla mia coscienza tale ferma presa di posizione.