La scrittura è l' esteriorizzazione del proprio pensiero, della propria umanità: antropologicamente, la scrittura è stata un momento dirompente della storia umana, una vera e propria mutazione, non-biologica, della specie umana, che in questo contesto può essere ed è da molti analizzata come storia delle forme e dei mezzi di comunicazione.
Il digiuno è dialogo, naturalmente.
Impegnare queste ore per esteriorizzare le motivazioni del digiuno, garantendo una accelerazione straordinaria al nostro pensiero, al nostro 'essere' nonviolenza, affinandola, potenziandola, dotandola di un portato di consapevolezza per sè e per il proprio interlocutore, che il superattivismo dei digiunatori spesso non consente, mi sembra una sperimentazione straordinariamente interessante.
Scrivere ai nostri interlocutori, ma principalmente a noi stessi, su ciò che spinge ciascuno di decine e decine di cittadini, assolutamente alieni da eroismi o vocazioni di martirio, ad impiegare il proprio tempo in una maniera distorta, ri-formata, rispetto alla tendenza dominante, penso sia un atto straordinario di lotta antropologica, culturale, politica.
Questo passaggio alla scrittura costituisce un notevole potenziamento dell'iniziativa non violenta.
Per questo invito digiunatori, militanti, cittadine e cittadini democratici ad aderire all'iniziativa di dialogo nei confronti dei leaders del polo, scrivendo loro, una volta almeno, una volta al giorno, se ci si riesce anche ad ogni pasto saltato.
Rino