UN "AMORE" TRADITO
di Filippo Ceccarelli
ROMA
PERO', insomma, considerata la calura agostana, e la fatica di montare i famosi tavoli e gli
ombrelloni, srotolare lo striscione ("Parola data o parola tradita?"), le bandiere tibetane, e poi
indossare i cartelli-sandwich ("Silvio, Gianfranco, Rocco, Pierferdinando dove siete?",
prendere le misure con la Polizia, rispondere ai giornalisti, respirare l'ariaccia di uno degli
angoli pi· rumorosi, inquinati e trafficati di Roma, beh, insomma, considerato soprattutto che
per questa storia c' pure chi non mangia da 11 giorni, e che in ben 224 bene o male sono
entrati nella condizione estrema dei digiunatori, ecco, forse Pannella - che deve essersi
inventata l'idea del sit-in sotto la nuova casa di Berlusconi - poteva pure degnarsi di fare
almeno una capatina in via del Plebiscito, tra le 11 e le 13 di ieri.
Niente, invece. E ancora peggio, nessuno dei suoi ha protestato. Il che fa certamente onore ai
pannelliani: alla serena esperienza di Paolo Vigevano, in particolare, alla ferma cortesia di
Rita Bernardini, alla fantasia radiofonica e sonora di Gaetano Dentamaro che ha scovato in
archivio uno scambio in cui Berlusca, chissß perch , invita Casini a chiudersi la giacca, e
quello risponde che non pu perch ha mangiato troppo in campagna elettorale. "E noi invece
digiuniamo - spiegano - per discutere e verificare nel Polo i contenuti dell'accordo politico ed
elettorale" siglato dal Cavaliere e dal leader riformatore prima delle elezioni. Accordo dietro
cui, per veritß, ha tutta l'aria di esserci anche quella miserabile quanto complicata questione di
soldi, emersa con effetti tra il comico e il contabilistico solo nel luglio scorso, e al momento
minacciosamente sotto arbitrato.
Cosø, davanti alla cancellata di Palazzo Grazioli, e al cortile deserto e arroventato, sono venuti
in una quarantina, parecchi pure pallidi e sfiancati per lo sciopero della fame, per ottenere un
modestissimo vertice del Polo, come ce ne sono stati a decine e decine, alcuni addirittura
disertati dai riformatori. Il guaio, semmai, a parte il possibile smarrimento del senso delle
proporzioni, che i guai sono venuti da soli, giacch Pannella resta Pannella, e pur con tutto il
suo pi· oscuro cupio dissolvi o l'incandescente frenesia auto-distruttiva che quasi ognuno gli
assegna in questa sua fase politica ed esistenziale, senza di lui la manifestazione di ieri
apparsa ancora pi· stracca, desolata, ripetitiva e sproporzionata di quel che si potesse
immaginare. Le solitissime cose, per capirsi, che non fanno pi· tanto effetto. Dopo gli
sconcertanti nudi invernali, oltretutto, accompagnati fuoricampo da brani biblici, chi riesce pi·
a sorprendersi del tradizionale coretto, della consegna di maxi elenco digiunatori al portiere,
della colletta, del brindisi a cappuccino o del festoso preannuncio di veglia? L'unica novitß,
semmai, ma per intenditori un po' perversi del tardo radicalismo, stava nel raddoppio (da uno
a due) degli habitu dell'anti-pannellismo maniacale e itinerante: a Mario, infatti, il pioniere
che non manca un comizio, si aggiunto ieri un signore biondo, abbastanza distinto,
regolarmente presentatosi alla stampa come "quello che s' incatenato quando Cragnotti ha
venduto Signori". Com' ovvio non condivideva l'iniziativa e ha continuato a dire peste e
corna di Pannella. Sul finire della mattinata, tuttavia, non ha potuto fare a meno di riconoscere
che "pure Berlusconi, per , un s la ". Che, romanamente e fantasticamente tradotto, sta fra
incantatore e truffaldino.
Una signora riformatrice, in effetti, se ne stava in un angolo d'ombra indossando un cartello
con su scritto: "Passata la festa, gabbato lo Santo". Chi fosse nella presente condizione "lo
Santo" dell'antico proverbio, sembra piuttosto impegnativo da dire. Quanto al gabbare, per ,
terminologia che richiama senz'altro il raggiro e l'imbroglio, del tutto plausibile che si
riferisse al Cavaliere.
Il dramma che Pannella seguita a pretendere quel che Berlusconi non poteva, non pu o non
ha mai potuto dargli: amore, sinceritß, soldi, alleanza e quindi felicitß. Il fatto che a suo tempo
il Cavaliere si sia impegnato ad amare Marco, sempre, pi· di tutti i ciccidø e ciddi· del
mondo, e che via via gli abbia solennemente promesso di darsi da fare sul sistema elettorale
americano, sui 20 miliardi in due tranches , sul Tibet, sui referendum passati presenti e futuri,
sul Polo liberale, liberista, libertario e quant'altro non fa che rendere pi· patetica questa
relazione tra due seduttori ormai da troppo tempo impegnati in una partita d'astuzie e
impuntature sempre meno politiche e decifrabili.
E' la terza volta, d'altra parte, in un lasso di tempo relativamente ristretto, che Pannella o i suoi
finiscono a manifestare con cartelli e megafoni sotto casa di Berlusconi - 21 aprile e 28
ottobre 1995, allora a via dell'Anima - sempre reclamando qualcosa che dal loro punto di
vista viene prima accordata, poi tolta, poi riassegnata, poi malamente rinegoziata in una specie
di giostra che della reiterazione un po' coatta conferma il carattere ansiogeno, e a tratti anche
la perdita di senso.
Ancora a fine luglio, per dire, Pannella ha amichevolmente ricevuto Letta e Berlusconi a casa
sua: pare gli abbia fatto credere di aver cucinato per loro, divertendosi a presentargli il
cameriere della trattoria sotto. Quindi, nemmeno un mese dopo, contro Berlusconi e gli altri
partito addirittura uno sciopero della fame.
Cosø, ieri, tutto finiva per apparire al tempo stesso un po' scontato e un po' assurdo, e lø tra i
gas di scarico, senza nemmeno Pannella, era davvero difficile spiegarsi quale fede, quale
demone o quale pulsione spingesse tanta gente onesta a infliggersi una mortificazione del
corpo per incontrare Berlusconi, Fini, Casini e Buttiglione.
Filippo Ceccarelli