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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 27 agosto 1996
Articolo di Filippo Ceccarelli pubblicata da 'La Stampa' il 27 agosto 1996

UN AMORE TRADITO

Pero', insomma, considerata la calura agostana, e la fatica di montare i famosi tavoli e gli ombrelloni, srotolare lo striscione ('Parola data o parola tradita?'), le bandiere tibetane, e poi indossare i cartelli-sandwich 'Silvio, Gianfranco, Rocco, Pierferdinando dove siete?', prendere le misure con la Polizia, rispondere ai giornalisti, respirare l'ariaccia di uno degli angoli piu' rumorosi, inquinati e trafficati di Roma, beh, insomma, considerato soprattutto che per questa storia c'e' puree chi non mangia da 11 giorni, e che in ben 224 bene o male sono entrati nella condizione estrema dei digiunatori, ecco, forse Pannella - che deve essersi inventata l'idea del sit-in sotto la nuova casa di Berlusconi - poteva pure degnarsi di fare almeno una capatina in via del Plebiscito, tra le 11 e le 13 di ieri.

Niente, invece. E ancora peggio, nessuno dei suoi ha protestato. Il che fa certamente onore ai pannelliani: alla serena esperienza di Paolo Vigevano, in particolare alla ferma cortesia di Rita Bernardini, alla fantasia radiofonica e sonora di Gaetano Dentamaro che ha scovato in archivio uno scambio in cui Berlusca, chissa' perche', invita Casini a chiudersi la giacca e quello risponde che non puo' perche' ha mangiato troppo in campagna elettorale. 'E noi invece digiuniamo spiegano per discutere e verificare nel Polo i contenuti dell'accordo politico ed elettorale' siglato dal Cavaliere e dal leader riformatore prima delle elezioni. Accordo dietro cui, per verita', ha tutta ['aria di esserci anche quella miserabile quanto complicata questione di soldi emersa con effetti tra il comico e il contabilistico solo nel luglio scorso, e al momento minacciosamente sotto arbitrato.

Cosi', davanti alla cancellata di Palazzo Grazioli, e al cortile deserto e arroventato, sono venuti in una quarantina, parecchi pure pallidi e sfiancati per lo sciopero della fame, per ottenere un mc modestissimo vertice del Polo, come ce ne sono stati a decine e decine, alcuni addirittura disertati dai riformatori. I1 guaio, semmai, a parte il possibile smarrimento del senso delle proporzioni, e' che i guai sono venuti da soli, giacche' Pannella resta Pannella, e pur con tutto il suo piu' oscuro cupio dissolvi o l'incandescente frenesia autodistruttiva che quasi ognuno gli assegna in questa sua fase politica ed esistenziale, senza di lui la manifestazione di ieri e' apparsa ancora più stracca desolata, ripetitiva e sproporzionata di quel che si potesse immaginare. Le solitissime cose, per capirsi, che non fanno piu' tanto effetto. Dopo gli sconcertanti nudi invernali, oltretutto, accompagnati fuoricampo da brani biblici chi riesce piu' a sorprendersi del tradizionale coretto, della colletta, del brindisi a

cappuccino o del festoso preannuncio di veglia? L'unica novita', semmai, ma per intenditori un po' perversi del tardo radicalismo, stava nel raddoppio (da uno a due) degli habitue' dell'anti-pannellismo maniacale e itinerante: a Mario, infatti, il pioniere che non manca un comizio, si e' aggiunto un signore biondo, abbastanza distinto, regolarmente presentatosi alla stampa come 'quello che s'e' incatenato quando Cragnotti ha venduto Signori'. Com'e' ovvio non condivideva l'iniziativa e ha continuato a dire peste e corna di Pannella. Sul finire della mattinata, tuttavia, non ha potuto fare a meno di riconoscere che 'pure Berlusconi, pero', e' un sola'. Che, romanamente e fantasticamente tradotto, sta fra incantatore e truffaldino.

Una signora riformatrice, in effetti, se ne stava in un angolo d'ombra indossando un cartello con su scritto: 'Passata la festa, gabbato lo Santo'. Chi fosse nella presente condizione 'lo Santo' dell'antico proverbio, sembra piuttosto impegnativo da dire. Quanto al gabbare, pero', terminologia che richiama senz'altro il raggiro e l'imbroglio, e' del tutto plausibile che si riferisse al Cavaliere.

Il dramma e' che Pannella seguita a pretendere quel che Berlusconi non poteva, non puo' o non ha mai potuto dargli: amore, sincerita', soldi, alleanza e quindi felicita'. Il fatto che a suo tempo il Cavaliere si sia impegnato ad amare Marco sempre, piu' di tutti ciccidi' e ciddiu' del mondo, e che via via gli abbaia solennemente promesso di darsi da fare sul sistema elettorale americano, sui 20 miliardi in due tranches, sul Tibet, sui referendum passati presenti e futuri, sul Polo liberale, liberista, libertario e quant'altro non fa che rendere piu' patetica questa relazione ormai da troppo tempo impegnati in una partita d'astuzia e impuntature sempre meno politiche e decifrabili.

E' la terza volta, d'altra parte, in un lasso di tempo relativamente ristretto che Pannella o i suoi finiscono a manifestare con cartelli e megafoni sotto casa di Berlusconi - 21 aprile e 28 ottobre 1995, allora a via dell'Anima - sempre reclamando qualcosa che dal loro punto di vista viene prima accordata, poi tolta, poi riassegnata, poi malamente negoziata in una specie di giostra che della reiterazione un po' coatta conferma il carattere del cavaliere un po' ansiogeno, e a tratti anche la perdita di senso.

Ancora a fine luglio per dire Pannella ha amichevolmente ricevuto Letta e Berlusconi a case sua: pare gli abbia fatto credere di aver cucinato per loro, divertendosi a presentargli il cameriere della trattoria sotto. Quindi nemmeno un mese dopo, contro Berlusconi e gli altri e' partito addirittura uno sciopero della fame.

Cosi, ieri, tutto finiva per apparire al tempo stesso un po' scontato e un po' assurdo, e li' tra i gas di scarico, senza nemmeno Pannella, era difficile spiegarsi quale fede, quale demone o quale pulsione spingesse tanta gente onesta e infliggersi una mortificazione del corpo per incontrare Berlusconi, Fini, Casini e Buttiglione.

 
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