Chi ha ascoltato come me le risposte di alcuni esponenti della "sinistra" raccolte e trasmesse da Radio Radicale avra' provato, credo, un senso non tanto di indignazione per la sufficienza di alcune di queste dichiarazioni, quanto piuttosto una diffusa sensazione di incomunicabilita' tra noi pannelliani e loro "sinistra". Mi sono sforzato a capire in cosa consistesse "in nuce" questo ostacolo alla comunicabilita', poi, un giorno, capisco.
Non mi ricordo a chi fosse l'intervista, comunque questo se ne esce con questa frase: "... e no, troppo tardi Pannella si ricorda della sinistra, doveva pensarci prima..."
"Troppo tardi". Ho passato un giorno per cercare di capire che cosa intendesse dire, troppo tardi per cosa? Ma e' ovvio.
Questi ragionano solo e soltanto in termini di posti a sedere, la forma mentis che hanno e' questa: "Pannella, strada sbarrata a destra, adesso viene a sinistra a chiedere seggi sicuri".
Ecco il punto, poiche' hanno ripetuto, e continuano a ripetere a tormentone che il posto di Pannella e' a "sinistra", non possono negargli il seggio sicuro perche' sanno che ne avrebbe piu' titolo di loro, allora rispondono: "e no! il mio seggio non te lo cedo perche' io ho un merito molto superiore al tuo: io mi sono buttato a sinistra sin dal lontano 1994 (o 1996), per cui, si! bravo Pannella, le battaglie di una volta, i referendum di una volta, ma il seggio no, il mio seggio non lo rischio, aria".
Allora o gli somministriamo un ettolitro di camomilla giurandogli su quanto abbiamo di piu' caro (la testa di Pannella) che non stiamo cercando seggi, ma solo offrendo politica (PO-LI-TI-CA sillabare bene e lentamente perche' dubito che si ricordino di che si tratta), oppure li tranquilliziamo in un altro modo, usando il loro linguaggio: "io ti do questa e questa battaglia e questo pacchetto di voti in cambio di N· TOT seggi".
Che fare?