Bruxelles, 2 settembre 1996
PERFINO LA BOSNIA FA VOTARE I RESIDENTI ALL'ESTERO. L'ITALIA NO. BASTA.
Con enormi difficoltà organizzative, problemi tecnici, tensioni etniche e accuse incrociate di
brogli, un totale di 640.000 cittadini di Bosnia-Erzegovina rifugiati all'estero sono chiamati al
voto per le elezioni politiche del loro paese. Hanno già votato in Turchia e in Ungheria, stanno
votando in Repubblica federale di Yugoslavia, in Macedonia, in Germania, in Austria e in
Croazia, e voteranno negli altri Paesi il 7 settembre. Gli Italiani non lo hanno mai fatto.
Sembra incredibile che un Paese appena uscito da una guerra così devastante sia riuscito a far
vivere, con l'aiuto della comunità internazionale, un diritto per il quale milioni di cittadini italiani
residenti all'estero stanno aspettando invano da cinquant'anni.
Speriamo che l'esempio bosniaco possa impedire d'ora in avanti a chicchessia di invocare le
difficoltà tecniche per motivare l'eccezione italiana. Ma soprattutto speriamo che sul diritto di
voto degli italiani all'estero Romano Prodi possa raccattare da qualche parte una delle sue
"maggioranze variabili", anche se la sensibilità dell'"area governativa" (o come altro la si
dovesse definire) su questa materia è già stata dimostrata quando il voto degli italiani all'estero
fu cancellato (insieme alla Pasqua ebraica) dalla fregola progressista di mandare a casa Ciampi
per "nominare" l'Occhetto I (e trovarsi invece il Berlusconi I).
Anche in ragione della memoria di quell'episodio, i diritti degli italiani all'estero dovrebbero
divenire terreno di scontro per l'opposizione, ammesso che ne esista una. Se poi si volesse anche
accompagnare all'iniziativa parlamentare la mobilitazione su una proposta di iniziativa popolare,
il Movimento dei Club Pannella - Riformatori mette a disposizione la propria capacità di fare
politica militante anche fuori o contro il "palazzo".