Elenco qui - senza tenere in particolare cale la organicità dell'esposizione - l'essenziale relativo al walk-around anti-inciucio per il sistema elettorale-istituzionale americano. Da un punto di vista organizzativo, ripetendo che la cosa è molto difficile, abbastanza complessa, certamente faticosa. Se, come è più che prevedibile, la iniziativa durerà svariate o molte settimane, vi saranno vari momenti di crisi, di difficoltà gravi - ché in certi casi basta una defezione imprevista a mettere in crisi il tutto. Ed è bene saperlo subito. Insisto in particolare su questo aspetto perché sia chiaro a tutti e a ciascuno di coloro che prevedono di impegnarsi nella iniziativa che non è soltanto possibile, ma è certo, che gli impegni che ogni partecipante assicurerà e annuncerà si scontreranno sicuramente con momenti di disagio e di calo di determinazione. Insomma, come un maratoneta, o un marciatore sui 50 km sa già sulla linea di partenza, e fin dal riscaldamento, che nell'arco della gara dovrà sopportare e superar
e almeno una o due crisi gravi, al limite del ritiro, allo stesso modo i partecipanti al w-a avranno da tenere ben presente questo quando "prenoteranno" i propri turni di walk-around. La prestanza fisica non c'entra nulla; è solo questione di realismo rispetto alle energie di ciascuno e di tutti, in relazione alla durata della azione.
- va prevista una durata lunga della inziativa: svariate o molte settimane, 24 ore su 24, giorno e notte, domeniche incluse. E' evidente che la durata non è determinabile o prevedibile oggi.
- La definizione di WALK-AROUND è efficace, ed è propria; ed ha un passato, pure recente, e pure Pannelliano. In verità questo tipo di azione nonviolenta nacque per circondare un edificio, la sede di un interlocutore, mentre in questo caso gli interlocutori sono numerosi (o meglio, l'interlocutore è uno, ma è ubicato in varie sedi). La iniziativa va comunque chiamata w-a; il connotato che nei precedenti testi avevamo chiamato "pedinamento" è più sfumato, e toccherà ad altro renderlo evidente, nel corso della iniziativa.
- Occorre un nome politico della azione: walk-around per... WALK-AROUND AMERICANO...
- Il percorso va determinato in anticipo, e il prima possibile. Occorre prendersi una pianta di Roma e fissare il percorso, che dovrà essere annunciato analiticamente. Il percorso dovrà toccare le sedi parlamentari e quelle dei partiti, o almeno della massima parte di quelli.
- E' necessario, come già è stato sottolineato nei giorni scorsi, che i connotati visivi della azione non possano essere confusi con quelli di un altro tipo di manifestazione. Per questo devono usarsi cartelli issati su bastoni, alti.
- La iniziativa ha assolutamente bisogno di una base logistica. Sul percorso andrà quindi individuato un luogo coperto ove aprire un grosso tavolo di appoggio logistico. Trovare il posto giusto per questo è essenziale, come sono essenziali alcune caratteristiche di questo posto: coperto, non isolato, visibile. In questa base troveranno posto il materiale informativo, le scatole per raccolta contributi, la solita roba, e pure il cartellone che viene aggiornato giorno per giorno e che informi progressivamente sulla durata della iniziativa. Un altro cartello che rechi il crescere del numero dei giorni di iniziativa sarà uno di quelli portati dai marciatori. E serviranno sedie sufficienti. La base sarà pure sede di riunioni tra i partecipanti all'azione, così come di conferenze stampa - che andranno tenute lì, a partire da quella iniziale e di presentazione della iniziativa - presentazione che avrà da insistere sulla connotazione anche tecnica della cosa. La presenza alla base di un telefono è ovviamente necessa
ria; quella di un PC con modem sarebbe opportuna. Va pure tenuto in considerazione il fatto che la copertura dei turni sulle 24 ore impedirà un contatto diretto tra loro a molti dei partecipanti (per esempio, chi per una settimana si farà carico del turno dalle 00:00 alle 04:00 difficilmente potrà avere contatti con chi si farà carico del turno dalle 16:00 alle 20:00). Occorre un sistema, per esempio un librone, su cui annotare comunicazioni di tutti i tipi. Nonostante le apparenze, e nonostante la esistenza e il ruolo della Radio, questo aspetto è tutt'altro che marginale.
- il numero assolutamente minimo di militanti in marcia contemporaneamente è di tre unità. A questi tre vanno aggiunti almeno altri due compagni a presidiare il tavolo-base. Se dunque divideremo le 24 ore in turni di 4 ore, e per ciascun turno prevediamo l'impegno di almeno 3+2 compagni, è facile calcolare che ogni giorno vanno coperti 30 turni di 4 ore. Non è affatto cosa da poco
- I turni probabilmente più consigliabili sono di 4 ore. Ma certo, un turno al tavolo o in marcia può essere coperto, cioè diviso, da più compagni, da più partecipanti. E' ovvia la importanza di tenere e lavorare e aggiornare e rimpolpare un tabellone con i turni al tavolo-base.
- Una inziativa di questo tipo non si coordina da sé: occorre che 3 o 4 o 5 compagni si assumano l'onere del coordinamento tecnico della azione.
- Prima di cominciare è necessario che per un congruo numero di giorni i turni siano pieni, prenotati. Certo, il tabellone dei turni al tavolo-base sarà proprio lì riempito e aggiornato. Ma occorre partire con adeguate certezze.
- Nel corso del w-a del 1982, contro le spese militari, organizzato dalla Lega per il Disarmo Unilaterale, i partecipanti diventarono abbastanza presto incapaci di consumare le pastarelle, i panini, il caffè, il the, i vari generi di conforto che giungevano alle ore più disparate. Mitico rimane un enorme vassoio di ottime paste inviato da Pannella.
- Insieme alla Radio, e in tempo, andrà predisposta la promozione preventiva della iniziativa e la copertura della stessa in corso di svolgimento. E' da escludere comunque che per la definizione della ossatura di base dei turni ci si affidi esclusivamente alla radio. Deve partirsi - ripeterlo giova - da un numero sufficiente di compagni che a prescindere dalla radio assicurino la copertura dei turni. E' questione di club e di militanti in genere, di tutta Italia. Anche se è facile prevedere, anche sulla base della esperienza, che abbastanza presto i partecipanti saranno relativamente numerosi. Ma vi sono le ore tra la mezzanotte e le 8, quei due turni, che sono quello che sono, e coprirli con la certezza di reggerli sarà difficile. A meno di concepire una iniziativa che sia sì quotidiana, ma che inizi alle dieci-dieciemezza, e si sospenda alle nove-noveunquarto di sera... - roba da abatini.
- Occorrerà naturalmente un sopralluogo del percorso. Sia per le ragioni espresse altrove, sia per un motivo specifico. E' infatti necessario avere in anticipo una idea piuttosto precisa di quanto occorra per percorrere a piedi tutto il giro che sarà determinato. Come proposto, il percorso è lungo, ed occorre avere una idea abbastanza precisa dei tempi di passaggio al punto in cui è posto il tavolo-base, e per ragioni facilmente intuibili.
- Un capitolo assai importante è quello della partecipazione dei non residenti a Roma. Non sono ancora giunti contributi di indicazioni e idee in proposito. Chi scrive è orientato come segue, e come detto. Il w-a si tiene a Roma, e quindi il grosso dello sforzo - sia detto senza ipocrisie - andrà fatto dai compagni residenti a Roma. Ma senza i non Romani sembra proprio che non sarà possibile farcela. Due o tre giorni a settimana andranno sostenuti, in termini di ossatura di base dei turni, dai compagni di fuori Roma. Vi sarà il fine settimana gestito dai compagni toscani, per esempio, con una sorta di autogestione (parola già brutta di per sé, e pure non adeguata). O vi sarà l'inclusione nei turni dei compagni non Romani. Ma vi è soprattutto da concepire e preparare iniziative di w-a in altre città. Per la stampa locale o nazionale con base altrove che a Roma, per... Insomma, è necessario che per esempio nella città x venga programmato che ogni venerdì si terrà un w-a di tot ore, toccando quello e quell'alt
ro obiettivo, quello o quell'altro palazzo. Questo può farsi ovunque, ed è inutile dire che sarà di grande importanza.
PICCOLA CONCLUSIONE. Il fatto di avere esposto e di avere talvolta insistito su aspetti che possono apparire marginali o molto marginali è tutt'altro - TUTT'ALTRO - che casuale. Le azioni nonviolente collettive o individuali passano comunque attraverso il porsi anche e spesso soprattutto questo tipo di problemi, e in tempo. Soddisfatte molte delle condizioni esposte, la cosa è suscettibile di crescere molto, e di rafforzarsi progressivamente; sia sul piano politico-organizzativo che su quello organizzativo-politico - piani che si sovrappongono. D'altra parte, non ci vuole molto a capire che un combattente armato se non pulisce e tiene bene oliata ogni giorno la su arma facilmente tornerà a casa se ci torna - disteso e con i piedi d'avanti. E non vi è ragione di pensare che un combattente nonviolento debba comportarsi in modo diverso.
Con le dovute accortezze, e se vi è la forza di mettere in piedi una iniziativa di questo tipo, la cosa può crescere molto o moltissimo in termini di partecipazione, cioè in termini di forza ed efficacia politica. Quella che ci serve.
Certo, la cosa è piuttosto ambiziosa, e varianti al ribasso sono possibili, come quelle al rialzo, in corso d'opera.
Ma prima di tutto c'è da vedere se vi sono le energie e le volontà per metterla su, l'opera.