Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 14 mar. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 17 settembre 1996
Articolo di Stefano Zurlo pubblicato da 'Il Giornale' il 15 settembre 1996 - pag. 9

Una consultazione popolare chiedera' l'abolizione dell'albo dei cronisti

L'ORDINE DEI GIORNALISTI BOICOTTA IL REFERENDUM

E' una manovra a tenaglia senza precedenti: i giornalisti italiani hanno ingaggiato uno stuolo di luminari del diritto e li hanno 'spediti' su due fronti: Corte di cassazione e Corte costituzionale. Obiettivo dell'attacco: far abortire, prima che si svolga, il referendum popolare voluto da Marco Pannella per 'liberalizzare' la professione. In teoria la prossima primavera gli italiani dovranno cimentarsi sul seguente quesito (oltre che su altri): 'Volete voi che sia abrogata la legge 3 febbario '63, numero 69, recante Ordinamento della professione di giornalista?'.

Così posta, la domanda potrebbe non fare né caldo né freddo a milioni di cittadini che hanno altro cui pensare.

Ma gli organi istituzionali posti a tutela della categoria invece non ci mettono molto per fare due più due: una vittoria dei si spazzerebbe via, in nome della libertà di stampa e di espressione, l'ordine, l'albo, l'esame di Stato e quant'altro. 'Se passa il referendum diventeremo tutti impiegati', tuona Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine della Lombardia. 'Sarà un passo indietro dalle conseguenze devastanti e questo non tanto per l'Ordine, non difendo me stesso, ma per i lettori. Per loro sarà una disfatta perché verranno meno tutti i filtri che regolano l'accesso al mestiere, un minimo di professionalità e di disciplina'. Abruzzo non si limita ai proclami. E contro lo spettro della deregulation combatte a colpi di ostruzionismo.

Insieme ai colleghi di mezza Italia (Ordine nazionale di Venezia, Roma, Genova, Trento, Bologna, Firenze, Inpgi, Casagit) ha 'bussato' alla Suprema corte chiedendo di poter partecipare all'esame delle 550 mila firme depositate nei mesi scorsi. E' una richiesta rivoluzionaria che non ha ancora avuto risposta: 'Nessuno ci aveva mai provato prima', spiega al Giornale Giuseppe Minieri, l'avvocato che a suo tempo difese il Pool dalle accuse del Guardasigilli Filippo Mancuso. Ora l'avvocato ha confezionato per l'Ordine di Milano il ricorso inviato all'Ufficio centrale per il referendum. 'Noi facciamo leva sulla legge 241, quella sulla trasparenza' aggiunge il professore, 'e in sostanza diciamo alla Cassazione: 'Tu devi decidere sulla legittimita' del quesito'. Bene, noi siamo parte in causa e come tale vogliamo assistere alle operazioni di verifica: la conta delle firme, la loro autenticita', l'omogeneita' del quesito. Se i referendari hanno commesso qualche errore allora alzeremo la nostra voce'.

Rispondera' la Suprema corte?

'Spero proprio di si', replica il professor Mario Bertolissi, autore di una memoria analoga per conto dell'Ordine del Veneto. 'L'ufficio per il referendum è in fase di costituzione e la partita si giocherà a ottobre'. E poi? 'Se la Cassazione darà l'ok continueremo la guerra alla Consulta puntando ad ottenere la non ammissibilità del referendum. Inutile nasconderci che sarà quella la battaglia più importante, perché si combatterà sui contenuti, sulla sostanza del problema e non sulla forma'.

I contenuti, dunque. Qual è il know how, se ce n'è uno, di cui deve disporre il tecnico dell'informazione? La bomba innescata da Pannella obbliga i redattori ad una seduta davanti allo specchio: 'la Corte costituzionale' e il parere di Abruzzo 'potrebbe dichiarare ammissibile il referendum a patto che venga dimostrata la inesistenza di una professione giornalistica. Ed e' quello che tentera' di fare Pannella utilizzando un saggio di Paolo Barile dell'89. II teorema Barile puo' essere sintetizzato cosi': gli altri ordini hanno diritto ad esistere in quanto ancorati alle conoscenze tecniche e ai saperi specifici accertati attraverso un titolo universitario e un esame di Stato.

Questo discorso vale per i medici, gli avvocati, i commercialisti, ma non per i giornalisti. Secondo Barile e Pannella per lavorare nei giornali non occorre dar prova di alcuna tecnica: basta scrivere. A quel punto tutto il resto, dall'esame all'ordine, diventa inutile. Ma la visione di Barile e' riduttiva: per informare non basta sentirsi liberi e prendere in mano la penna. La prova di quanto dico e' la recentissima nascita della laurea in giornalismo che smentisce clamorosamente la tesi dei referendari'.

Il braccio di ferro prosegue.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail