Sembra ormai evidente che la iniziativa non ha eccessivi problemi di reggere, e ha forti capacità, oltre che potenzialità, di crescere - dico dal punto di vista organizzativo, e rebus sic stantibus.
Serve ripetere (non serve, si dirà da parte di qualcuno, visto che è cosa nota ed evidente, ma io dico che serve almeno a me per esprimere anche una gratitudine) che molto, letteralmente moltissimo deve questa iniziativa a Rita Bernardini, e quindi a lei si deve molto, moltissimo tutti noi.
- Questa è una iniziativa di durata di tipica metodologia nonviolenta. Tipica come lo è il digiuno, i cortei, le manifestazioni di massa, i sit-in, ... Ho volutamente inserito nel piccolo elenco modalità di manifestazione delle idee, delle posizioni politiche, che non sono abitualmente considerate tipiche della azione politica nonviolenta. Volutamente un piccolo elenco di cose apparentemente disomogenee per dire, aiutarmi a dire che la qualità nonviolenta di una azione, di un atto non discende affatto dall'essere o meno compreso questo nel manuale della Giovane Marmotta nonviolenta. Ma da altro, e semplicemente, almeno, dalla qualità nonviolenta della strategia di cui quella azione politica è passaggio e componente. La nonviolenza si vede e valuta dai fini, più che dai mezzi, per usare i termini gandhiani.
Il contenuto nonviolento della Maratona oratoria è dunque, mi sembra, nell'essere questa funzionale a rendere massimamente evidente un fatto, una realtà, una verità che ha forza in sé, e che la nostra azione afferma e testimonia.
- Il nonviolento cerca di rendere massimamente evidente, a che ne risulti palese l'odiosità - quella che è una realtà nascosta. E la realtà a noi evidente, nascosta, ma fino ad un certo punto, la verità con la v minuscola di oggi e antica è che questo paese è retto da una classe sociale che è fatta di ricchi e potenti, e da TUTTI i ricchi e i potenti, senza eccezioni. senza nemmeno eccezioni minime per quantità, a quel che verifichiamo oggi. 500 su un milione, o su 500.000 rappresentano lo 0,5 o l'1 non per cento, ma per mille.
Noi siamo qui a rendere evidente questa verità, a che risulti odiosa.
Nulla di nuovo. Noi stiamo verificandouna verità che laicamente affermiamo essere da sempre, da decenni. Verità immanente, semplice. Coperta, ma verità. Satyagraha significa semplicemente nonviolenza, e etimologicamente affermazione e insieme forza della verità.
Parliamo ad oltranza e chiediamo ad oltranza Ma perché?, conduciamo questa indagine, e le risposte, l'assenza di risposte risponde con la certificazione di quella verità empirica.
- Connotati di questa azione nonviolenta, di questa articolazione della strategia nonviolenta, dei suoi fini, sono certamente ed evidentemente anche, anche, la fatica individuale e collettiva, e pure un certo tipo di spettacolarità sommessa (purché rimanga sommessa), un certo tipo di lavoro e di impegno collettivo, e il resto.
- In questo senso senza dubbio questa è soprattutto una indagine sociologica, e fors'anche antropologica.
Questo Ma perché? è, a dirlo banalmente, il chiedere come sia mai possibile che tutti, tutti i superricchi in questo paese siano così unanimi nel non versare questi 15 milioni ai referendum, ma al presente e alla storia che siamo. Come è possibile che le diversità di idealità, tendenze politiche che pure connotano ogni società retta da una più o meno decente democrazia politica, queste diversità si tramutino in unanimità assoluta di una classe sociale, quella dei superricchi e dei potenti per altro insieme associati e vincolati, unanimità che si palesa almeno in questa occasione?
E questa unanime assenza di risposta a cosa è dovuta? Al silenzio dei media, certo, oppure anche al fatto che si diventa ricchi qui per altro che per le capacità professionali, imprenditoriali di ciascuno? (Ma più in generale cfr. supra)
- La assenza della stampa è rappresentata fedelmente da una cosa: l'Agenzia Ansa non ha mai passato fino ad ora, da sabato, e da prima, nemmeno una riga. Nonostante molti comunicati siano giunti sia alla Dataria che alla sala stampa di Montecitorio; nonostante sia statisticamente certo che una decina di giornalisti dell'Ansa siano passati in questi giorni davanti al palco in Largo dei Lombardi.
Il caso dell'Ansa è inconcepibile. E va preso di petto.
Se nemmeno oggi l'ansa ha passato nulla, e fino a ieri non aveva passato nulla, credo si debba prendere di petto l'Ansa. Non per creare alibi ai giornali e alle tv, ma per prendere di petto una testata, che si comporta in effetti in modo particolarmente grave, e certo paradigmatico.
- Oltre a questo non c'è dubbio che occorre creare notizie e rinnovare le notizie. In questo senso giustamente la notiziola sul fatto che si chiede formalmente alla Guinness di registrare un record, o sulla prestazione particolarmente lunga di qualche oratore servono. E i nomi grossi. Sui quali occorre continuare a lavorare.
- Lo dicevo sopra, e lo ripeto in briciole. Se è vero che i soldi che chiediamo servono ai referendum, alle consulenze, ecc... e servono a informare sui referendum, per supplire alla assenza colpevole e dolosa di chi per mestiere e presunta missione informa..., se è certo vero questo, è però centrale che passi in primo luogo tra di noi la nozione del fatto che questa è una indagine sociologica e "antropologica" nel senso che dicevo sopra. Noi siamo quelli fuori da un regime che non ha mai cessato di essere quello che continua ad essere nei suoi meccanismi di fondo. Lo dico rozzamente, ma il punto è questo. Il punto dei referendum è molto più sul metodo che sul merito dei 20, e questo metodo è rappresentato concretissimamente pure con i quesiti sul sistema elettorale.
Ma il punto è quello del metodo, ché la forza rivoluzionaria è nel fatto dei referendum. Non perché noi siamo per una democrazia di tipo svizzero. Ma oggi, hic et nunc, quello è il metodo che si fa merito, rispetto alla partitocrazia, e alla unicità di classe dirigente in questo paese, identica e dagli interessi identici, solo divisa funzionalmente nei compiti che al suo interno si riparte.
- Le ripetizioni sono volute. Credo occorra avere la consapevolezza che quel che stiamo facendo in Largo dei Lombardi è magari un momento, un elemento di e con altre cose, ma in un quadro, una strategia nonviolenta appunto, che è quella, ed è quella di sempre. con gli stessi avversari. E ancora, sembra almeno finora - e in questo un rischio è nella tentazione del volere compiacersene - siamo noi contro tutti.
Paolo Pietrosanti
11 ottobre