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Conferenza Movimento club Pannella
Radio Radicale Sergio - 14 novembre 1996
Art. Il Manifesto 14-Novembre-1996

Stellette sì, stellette no Come diventare "civili"

E' ferma alla Cassazione la proposta di referendum per smilitarizzare le Fiamme gialle. Un obiettivo sostenuto da

molti finanzieri, ma osteggiato dai vertici

- V. G. e D. LU.

VOLETE voi che sia abrogata la legge 23 aprile 1959, n. 189, recante 'Ordinamento del corpo della Guardia di Finanza', limitatamente a: articolo 1, comma 2, limitatamente alle parole 'delle forze armate dello stato'...". Inizia con questa domanda il quesito referendario proposto dal Partito radicale per ottenere la smilitarizzazione delle Fiamme gialle. Al momento la regolarità delle circa 550 mila firme raccolte è al vaglio della Cassazione, che dovrebbe concludere il suo lavoro entro la fine dell'anno, investendo della questione la Consulta.

A chiedere che le Fiamme gialle diventino un corpo di polizia finanziaria civile sono in molti. Nelle passate legislature, con il sostegno di un comitato parlamentare per la riforma della Guardia di finanza promosso dal comunista unitario Martino Dorigo, sono stati depositati diversi disegni di legge per arrivare a questo cambiamento. Il problema è molto sentito anche all'interno del corpo. Se prima a farsene carico era il Cocer (il comitato di rappresentanza, una specie di sindacato dai poteri molto ristretti), oggi a condurre la battaglia per arrivare alla smilitarizzazione è soprattutto l'associazione "Progetto democrazia in divisa". Al suo interno si riconoscono circa 2000 persone, prevalentemente finanzieri, che ritengono lo status militare delle Fiamme gialle motivo di diverse disfunzioni: scarsa efficienza nella lotta all'evasione fiscale, dispersione del personale, carenza

di professionalità, mancanza di trasparenza nell'operato dei vertici che possono disporre trasferimenti dei loro dipendenti senza doverne rispondere a nessuno. Un meccanismo, quest'ultimo, che in passato ha reso possibili le "deviazioni" di molti ufficiali.

Fermamente contari a qualsiasi ipotesi di smilitarizzazione sono invece gli stati maggiori del corpo (vedi il riquadro nella pagina a fianco) che possono contare anche sul sostegno dell'attuale Cocer. "Coniugare la non militarità con maggiore trasparenza e con maggiore professionalità - afferma il generale Paolo Pasini, presidente del Cocer - è un'equazione semplicistica, pressapochista, ideologicamente falsa".

In realtà, tra gli stessi sostenitori della riforma, sono in pochi quelli che pensano si possa arrivare ad una smilitarizzazione tout court della Guardia di finanza, tanto più con un referendum abrogativo. "Oggi come oggi - spiega l'ex ministro delle finanze Franco Gallo - io voterei contro, anche se sono tra i fautori di una riforma che preveda la lotta all'evasione affidata a delle agenzie composte da personale civile, in parte dipendente da enti pubblici e in parte da soggetti privati. Al momento una struttura militare consente però maggiore efficienza e garanzie". Dello stesso avviso Raffaele Lupi, docente di diritto tributario all'università di Tor Vergata, fautore di una "civilizzazione" a tappe delle Fiamme gialle.

A indicare alcuni possibili passaggi di questa riforma graduale che consentirebbe di concentrare gli sforzi sui compiti di polizia finanziaria è Vicenzo Cretella, segretario di "Progetto democrazia in divisa". Il primo punto potrebbe essere la nascita del corpo di guardia costiera pensato dal senatore dell'Ulivo Pino Arlacchi, che libererebbe circa 8 mila uomini. La seconda proposta è quella di bloccare il turn over per 5 anni, concentrando gli sforzi sulla riprofessionalizzazione degli uomini, anche attraverso convenzioni con le università e le scuole tecniche.

 
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