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Art. Il Manifesto - 14-Novembre-1996

I conti in giallo della Finanza

La lotta all'evasione frenata da un'organizzazione che insegue il modello onnivoro dei carabinieri

VALERIO GUALERZI DARIA LUCCA -

LA Guardia di finanza avrß tanti difetti, ma non si pu certo dire che sia superstiziosa. Dal 6 dicembre diventa infatti

operativo il 117, il numero telefonico di pronto intervento voluto dal comando generale. Eppure questa nuova iniziativa

all'interno del corpo ha fatto storcere pi· di una bocca.

Non per la scelta del numero, con quello jettatorio 17 finale. A turbare l'animo di molti la convinzione che la nascita di questa

struttura altro non sia che l'ennesima scimmiottatura dei carabinieri (che a loro volta hanno imitato la polizia) voluta dai vertici

delle Fiamme gialle. L'Arma organizza un nucleo contro gli stupefacenti? La Finanza crea i gruppi operativi antidroga. I

carabinieri fanno i nuclei investigativi contro il crimine organizzato ed ecco che nascono i Gico delle Fiamme gialle. L'Arma ha i

Gis? La Guardia di finanza risponde con i baschi verdi. "L'idea del 117 a imitazione del 112 solo l'ultima mossa di questo

continuo inseguimento". A parlare il vicebrigadiere Vincenzo Cretella, segretario di "Progetto democrazia in divisa",

un'associazione che raccoglie finanzieri e civili che si propongono di contribuire alla riforma del corpo. "Abbiamo forze navali,

forze aeree, nuclei che fanno tutela dell'ambiente, soccorso alpino, servizio veterinario e salvaguardia del patrimonio artistico.

A che servono tutte queste specializzazioni se dobbiamo fare la lotta all'evasione fiscale e ai reati tributari? I comandi creano

nuovi reparti perch ci si porta dietro la proliferazione degli ufficiali".

Stando a questa impietosa analisi, il gigantismo solo uno dei problemi che affligono le Fiamme gialle. Vincenzo Cretella punta

l'indice su molti altri aspetti: inefficacia nel contrasto ai reati finanziari e di evasione fiscale, formazione del personale,

organizzazione e distribuzione del lavoro, retribuzione. Per controllare la fondatezza di queste accuse occorre dare uno

sguardo ai numeri.

La Guardia di finanza un corpo militare di polizia alle dipendenze dirette del ministero delle finanze composto da circa 64

mila uomini: 2.458 ufficiali, 34.016 sottufficiali e 26.665 tra finanzieri e appuntati. L'organizzazione strutturata in maniera

piramidale, con un comando generale al vertice, 15 comandi di zona, 20 legioni, 13 nuclei di polizia tributaria diretti da un

nucleo centrale. Esiste poi una Zona aeronavale, un Centro repressione frodi, un Centro tutela concorrenza e mercato, un

Centro di polizia comunitaria e un Servizio centrale d'investigazione sulla criminalitß organizzata (Scico). Scendendo verso la

base della piramide i servizi si strutturano in gruppi, compagnie e brigate. Quanto alla formazione dei propri uomini, le Fiamme

gialle possono contare sull'Accademia per gli ufficiali (con sede a Bergamo), su una scuola di polizia tributaria (a Roma), su

due scuole per i sottufficiali (a Cuneo e L'Aquila), e sulla legione allievi, ordinata su quattro battaglioni (Mondovø, Rovigo,

Macerata e Ostia).

"A chi giova questa organizzazione carrozzone che impiega meno del 20 per cento del suo personale nel contrasto all'evasione

fiscale?", si chiede l'ex deputato Martino Dorigo, promotore del comitato parlamentare per la riforma della Guardia di finanza.

Secondo fonti del comando generale circa il 34 per cento del personale impegnato in indagini e verifiche tributarie. Un dato

che le stime di "Progetto democrazia in divisa" fanno scendere ulteriormente al 20. "Nel triennio '92-94 - dice Dorigo - il

numero delle verifiche fiscali eseguite diminuito, nonostante gli aumenti di organico". La "madre di tutte le disfunzioni" sarebbe

lo status militare della Finanza. Le forze vengono disperse in una miriade di compiti (controllo del territorio, ordine pubblico

agli stadi, missioni di pace lungo il Danubio, solo per citare alcuni esempi) che nulla hanno a che fare con le specificitß di una

polizia che la legge istitutiva del 1957 vuole impegnata innanzitutto nella "prevenzione, ricerca e denuncia degli illeciti finanziari".

La dispersione di compiti corrisponde a una dispersione di risorse e insegnamenti. Dei circa 4000 miliardi stanziati lo scorso

anno per sovvenzionare la Guardia di finanza, il 70 per cento circa stato assorbito dalle "esigenze" aereo-navali. Nel

frattempo nei reparti pi· piccoli si va avanti con computer archeologici, quando non addirittura con le macchine da scrivere. I

primi terminali dotati di processori Pentium per ora sono stati assegnati solo ai reparti amministrativi, ma non a quelli operativi.

Si racconta che il pm di La Spezia, Silvo Franz, avrebbe ordinato ai suoi ufficiali di polizia giudiziaria, il Gico di Firenze, di non

portagli pi· "pezzi di carta", ma solo floppy disk.

"A parte una ristretta cerchia di ufficiali che raggiungono picchi di specializzazione altissimi - spiega Cretella - la grandissima

parte dei nostri quadri riceve una formazione assolutamente carente. Dovendo essere destinati a qualsiasi compito, l'istruzione

si limita a fornire un'infarinatura su tutto, un'infarinatura che in realtß non prepara su nulla". Il giovane brigadiere Giampaolo

Merlano, membro della segreteria dell'associazione, sottolinea un altro problema: "Nella scuola sottufficiali circa il 60 per cento

dell'insegnamento dedicato alle attivitß militari. Ma a chi dovrß combattere con l'evasione fiscale, a che cosa serve saper

lanciare una granata?". I problemi dello status militare non finiscono per qui. Interi settori amministrativi del corpo sono in

mano a ufficiali dell'esercito e lo stesso comandante generale, colui che dovrebbe tradurre in azione pratica le direttive politiche

del ministro delle finanze, un generale dell'esercito che viene catapultato negli uffici di Viale XXI Aprile senza aver mai avuto

alcuna esperienza in materia.

"Il risultato finale - dice sconsolato il vicebrigadiere Cretella - che la Guardia di finanza un'isola autarchica che vive in

maniera completamente scollegata dal mondo esterno". Enzo Russo, un ex membro del Secit, il superispettorato del ministero,

spiegava in un'intervista di qualche tempo fa: "Non c' modo di controllare l'organizzazione interna della Finanza, c' un muro

invalicabile dovuto al fatto che un corpo militare. Di fatto la loro organizzazione effettiva sul campo, bench prevista in

generale dalla legge, stabilita da loro stessi". Quando si insediano, i ministri devono confrontarsi con un'organizzazione dal

potere enorme: normalmente, non riescono a fare altro che tenersela buona. Una situazione che, dentro il ministero, fa comodo

a molti che possono sentirsi cosø deresponsabilizzati e tirare i remi in barca. Ci si limita a inoltrare alle Fiamme gialle le liste

elaborate dalla Sogei (la societß privata che ha in appalto l'incarico di scovare nei cervelloni del fisco le "anomalie" denunciate

dai contribuenti) e dal Secit. I finanzieri svolgono le loro ricerche, ma poi non fanno altro (cosø prevede la legge) che rispedire i

rapporti agli ispettori del ministero. Questi, gli unici a poter svolgere ulteriori accertamenti, spesso si limitano a contestare ai

contribuenti quanto scritto dalle Fiamme gialle.

A confermare che le cose vanno davvero cosø l'ex ministro delle finanze Franco Gallo. "L'inefficienza degli ispettori

ministeriali - racconta - porta a un totale appiattimento del loro lavoro su quello svolto dai finanzieri". Gallo, rimasto alla guida

delle finanze nella breve stagione del gabinetto Ciampi, conserva per un'ottima impressione della professionalitß del corpo. "E'

vero che di lotta all'evasione se ne fa poca - conferma - ma il problema soprattutto di inerzia politica: manca il coraggio di

individuare le categorie dove si ritiene si nascondano gli evasori. Finch non c' un forte input da parte del governo la Finanza

ha gioco facile nel fornire resoconti della sua attivitß basati su statistiche fatte di quantitß anzich di qualitß. Ogni volta vengono

annunciati recuperi patrimoniali per svariati miliardi, ma in realtß, al termine dei contenziosi, ci che lo stato recupera sono

pochi spiccioli. Le capacitß per fare la lotta all'evasione per ci sono. Le Fiamme gialle possono contare su ufficiali

preparatissimi. Paradossalmente, ci si traduce per in un boomerang. Tutte le procure chiedono la collaborazione della

Finanza, sottraendo forze alla lotta all'evasione. Durante il mio mandato ho scritto pi· volte al ministero dell'interno chiedendo

che venisse messo un freno a questa situazione". Forse basterebbe impiegare un po' degli uomini destinati a compiti non

investigativi.

Un corpo armato chiuso, temuto e poco "controllato" dal potere politico; composto da ufficiali preparatissimi ai quali lo status

di militare conferisce poteri illimitati sui loro subordinati, spesso non altrettanto professionalizzati. Che siano questi i motivi,

oltre che della scarsa efficacia nella lotta all'evasione, anche dei tanti eclatanti casi di corruzione scoppiati all'interno della

Guardia di finanza?

 
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