di Sergio Scandura
Penso che i contenuti della sua lettera di dimissioni rischiano di sviare politici, osservatori e operatori dell'informazione. Certo, forse in passato potrebbe anche avere avuto un atteggiamento poco chiaro su diverse vicende che lo hanno visto protagonista. Occorrebbe però chiarire se le dimissioni sono state presentate con intento strumentale o per "necessità". Qualora dovesse essere presa in considerazione la prima ipotesi, non credo che avrebbe formulato tali dimissioni con il carattere
"dell' irrevocabilità". Anzi, se proprio avesse voluto ottenere una fiducia "dal governo" di appartenenza, per rafforzare la sua posizione nel governo e rispetto al paese, quale altra migliore occasione vi sarebbe stata in alternativa ad un annuncio "revocabile" di dimissioni, per poi ottenere un rifiuto da parte di Prodi?
Diversa può essere invece la valutazione sullo stato di "necessità" che avrebbe portato giocoforza il Tonino nazionale alle irrevocabili dimissioni. Di Pietro non era una ministro qualsiasi. Non era Ministro alla Pubblica Istruzione nè tantomeno agli Interni (come peraltro sperava). Era Ministro ai LAVORI PUBBLICI. Ergo: provate a mettere nell'insalata dei pastrocchi nostrani tutti gli ingredienti necessari per supportare una tesi simile. I miliardi del Giubileo, Le OOPP (TAV, Campania, Sicilia, etc... etc...) e le nuove P2 che emergono in alcune inchieste (che io non sottovaluterei, vedi l'affaire nostrano che fa capolino in una provincia finora sconosciuta alle cronache giudiziarie come Aosta: De Chiara - Foscale - Guardia Di Finanza) potrebbero aver creato un clima incredibile di guerre incrociate tra diversi comitati d'affari per niente scomparsi nel nostro paese (quando c'è odore di "contante" non si guarda in faccia nessuno, nemmeno la mamma): dalle nuove potenze imprenditoriali edili fino alle nuove
P2. Senza dimenticare l'affaire "zone franche" con la costituzione di territori dal dubbio aspetto "depresso" nella nostra economia. Del resto Mani Pulite aveva solo coinvolto i generali, qualche capro espiatorio ma mai GLI ESERCITI...
Contestualmente non si può nemmeno escludere l'alibi politico sul carburante che potrebbe finire in volo al Jet di Prodi... Intuendo forse un futuro incerto di questa compagine governativa, ha trovato il modo - attraverso le dimissioni e con "l'alibi giudiziario" per "distinguersi" e lanciare al paese un segnale per configurare il suo nuovo possibile soggetto politico. Ma esiste proprio l'alibi giudiziario? All'ultimo round il tempo non gli è stato amico. La straordinaria "rapidità" degli uffici giudiziari di Brescia non è servita a chiudere le tre inchieste di Salamone &co. (concluse con il proscioglimento di Di Pietro) nei tempi necessari per firmare le accettazioni di candidatura alle ultime elezioni politiche. Ricordo perfettamente quei giorni. Quando si accorse che non ce la faceva a "chiudere tutto" il famoso meeting di costituzione delle liste Di Pietro annunciato per giorni e giorni a Montenero di Bisacce, si trasformò in una full-immersion sull'educazione civica con le scuole del luogo. Però...
Sergio Scandura
"scritto on line"