»Abbiamo già fatto troppi passi per un'intesa, ma ci siamo scontrati con la chiusura del governo
Art. Corriere della Sera Domenica, 17 Novembre 1996
P. D. C.,
ROMA - »Non possiamo che continuare ad essere intransigenti . Antonio Martino, falco di Forza Italia, tutta questa atmosfera di ripresa del dialogo nell'aria non la sente. E del governo non si fida, sulla Bicamerale non ci conta, per il futuro pensa ad un'altra via: i referendum.
Onorevole Martino, Romano Prodi vi consiglia di tornare in aula al Senato anche perché, dice, la maggioranza non si sfalda e conviene anche a voi essere presenti.
»E questo è un invito al dialogo? E' un modo arrogante per porre la questione. Lui crede che la nostra protesta sulla
Finanziaria avesse come scopo la caduta del suo governo? Si sbaglia: noi ci siamo battuti contro l'uso al di fuori delle
regole che il governo ha fatto delle deleghe. La sua è una provocazione: in pratica ci dice "tornate in aula, tanto noi la
Finanziaria ce la votiamo come ci pare...". Insomma, tutto sono meno che ottimista .
Dunque, secondo lei, il Polo non deve compiere nessun passo per riprendere il dialogo?
»A quanto ne so, di passi ne sono già stati fatti tanti. E ci siamo sempre scontrati con la chiusura del governo .
E' scettico anche sulla possibile ripresa del dialogo sulle riforme?
»La situazione è molto complessa. A me sembra che in questo Parlamento non esista un progetto adeguato per fare
le riforme. Non esiste, su nessuna delle possibili soluzioni tecniche, una maggioranza politica forte .
E non si può trovare un accordo?
»Le strade sono due: o, in effetti, non si trova nessun accordo, oppure si trovano formule di compromesso:
esattamente ciò che non serve al Paese. Accontentare tutti, o quasi tutti, vuol dire far nascere un ibrido .
Allora il Polo non dovrebbe neanche entrare nella Bicamerale?
»Quello che mi fa paura non è tanto la Bicamerale, che al massimo può rivelarsi una perdita di tempo. Mi spaventa
invece la prospettiva che anziché essere l'accordo lo strumento per fare le riforme, le riforme stesse divengano
strumento per fare l'accordo... .
Significa che teme il »super-inciucione ?
»Esattamente. A un'ipotesi del genere sarei assolutamente contrario .
E allora qual è la strada, l'immobilismo?
»Niente affatto. La prima cosa da fare è sostenere i referendum, sperando che venga dalla loro approvazione un
chiaro segnale popolare e che le forze politiche agiscano di conseguenza, rispettandolo .
E se i referendum, in particolar modo quello per l'abolizione della quota proporzionale, non fossero
ammessi dalla Corte costituzionale?
»Non vedo perché dovrebbe accadere. Quelli di Segni, a suo tempo, furono ammessi. Non capirei una bocciatura .
Ma per quelli di Segni si schierarono anche molte forze politiche. Oggi invece neanche il Polo ha preso posizione ufficialmente.
»E' vero, per ora sono solo posizioni personali. Ma se la Costituente è difficilmente realizzabile e richiede tempi
troppo lunghi e la Bicamerale rischia di partorire una soluzione bassa, io continuo a credere che siano i referendum la via migliore per ottenere le riforme .
Intervista ad Antonio Martino (FI)