tratto da "Il Gazzettino" del 17 novembre 1996, pagina 4
con foto di Oscar Luigi Scalfato (didascalia: "Scalfaro, bersaglio dei Club") e foto di Pannella, scattata probabilmente durante il digiuno della sete (didascalia: "Pannella ha tenuto ieri il suo quinto comizio sotto la pioggia")
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Per la banda Pannella comizio-fiume da oltre mille ore
Ma i commercianti romani del quartiere non ne possono più
Superato il 42.giorno di discorso pubblico per promuovere i nuovi referendum "contro il regime"
Roma - nostra redazione
La millesima ora è scoccata, ma invano. Alle 7:28 di ieri mattina - dopo 42 giorni di comizio ininterrotto, e senza dimenticare di tener conto anche degli andirivieni dell'ora legale - i maratoneti dei Club-Pannella Riformatori hanno centrato il tetto delle mille ore dandosi il cambio davanti a un microfono, giorno e notte, senza tregua.
Un obiettivo ai limiti dell'incredibile, che i riformatori avevano preso di mira alle 12:28 del 5 ottobre scorso, senza, da allora, mai perderlo di vista.
Neanche per andare a fare pipì. Se a qualcuno, nel bel mezzo del proprio turno oratorio, è scappata, se l'è tenuta. E con ciò, il più lungo comizio della storia, indetto a sostegno dei 20 referendum pannelliani "contro il regime", è giunto alla meta.
Ma, in effetti, neanche alla metà: dei 7 miliardi che i promotori intendevano racimolare, si sono visti, fin qui, giusto 300 milioni. Spiccioli.
Ne consegue che si continua. Ad oltranza. Se non ci credete potete andare lì, a metà di via del Corso. Senza fretta: oggi, o domani, o fra una settimana, dentro quel baracchino di legno, su quel palchetto coperto da un foglio di plastica, ci sarà sempre qualcuno a sproloquiare. Spesso, davanti a nessuno.
Finora lo hanno fatto in più di 200, sempre parlando a braccio. Marco Pannella per cinque volte, l'ultima ieri: un'ottima occasione per dire contro Castro e contro Scalfaro - davanti a una cinquantina di fans intrisi di pioggia - cose leggermente da vilipendio.
Il record di durata è di Mariano Giustino: 11 ore e 12 minuti, nel corso di una lunga notte durante la quale la temperatura è scesa fino a due gradi sotto zero. Alla fine, dice che non si sentiva tanto bene. Ma ahimé: gli toccherà continuare, all'insegna di quel martellante, sdegnato, implacabile: "Ma perché?", del quale i radicali hanno fatto il loro slogan.
Già. Ma perché devono continuare a chiedersi: "Ma perché?" sempre qui, solo qui, ancora qui, spaventosamente qui? Sulla porta di un negozio di abbigliamento, la giovane commessa è pallida e visibilmente sull'orlo di una crisi di nervi. Non si sente bene? "Non ne posso più, non ne possiamo più", esala, e si guarda intorno con occhi febbrili. Aspetta qualcuno? "I vigili. Li abbiamo chiamati, li chiamiamo sempre, telefoniamo, mandiamo fax, facciamo esposti, singolarmente e come associazione dei commercianti della via, ma non succede mai niente. Anzi: ogni 15 giorni gli rinnovano il permesso. Se va avanti così fino a Natale, usciamo pazzi".
Sta per uscire pazzo il giornalaio all'angolo, l'anziana titolare del negozio di abbigliamento, il commesso del calzaturificio. E sì che i commercianti, quand'è ora, chiudono bottega e vanno a casa. Non così gli abitanti di via del Corso.
Giorni addietro, un signore forzatamente insonne da settimane è sceso in strada in pantofole determinato a sgozzare un riformatore a caso. Ha rischiato l'arresto, ma, ahilui, gli agenti prontamente accorsi hanno capito, ed hanno lasciato correre: in galera, almeno, avrebbe dormito.
Claudia Giannini
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