Articolo di Filippo Ceccarelli
IL CASO - UN URAGANO SUI RADICALI
Interrotta la kermesse per i 20 referendum.
Da 45 gionri alcuni stoici pannelliani alle prese con una interminabile staffetta per attirare l'attenzione sul finanziamento.
'Ecco, il vento ha squarciato il tetto e lo sta tascinando lungo via del Corso... Le corde del gazebo stanno cedendo, e le aste del palco mi rovinano addosso...". Minitwister, dunque, piccolo uragano romano in diretta su Radio radicale: "Ecco, nonostante gli scrosci di pioggia sono riuscito a liberare il cavo della trasmissione e per ora vi parlo dal gabbiotto. Non vedo bene, ma il palco in pratica non esiste piu', l'ha spazzato via la bufera...".
Con tanto di fiatone, e il dovuto rimbombo dei tuoni e di oggetti che schizzavano via, il drammatico resoconto è andato in onda lunedì notte, intorno alle due, grazie all'oratore di turno, Paolo Balzamo, un omone pannelliano con il vezzo delle citazioni di Trilussa. Lui, sia pure dal gabbiotto, ha seguitato a parlare dei venti referendum, rispondendo al quesito su cui s'impernia la piu' disperata delle campagne pannelliane: "Ma perchè?". Ma perchè, cioè, non si trovano almeno 500 cittadini agiati che siano disposti a dare 15 milioni per finanziare il progetto politico referendario alla luce del sole?
Ebbene, a vederla dal punto di vista dei simboli, la risposta è stata piuttosto risoluta, come se il dio dei Maya Hurakan (donde Hurricane, uragano) avesse voluto manifestare una qualche speventosa contrarietà all'interrogativo. Su un piano meno allegorico, tuttavia, la notte buia e tempestosa di ieri un pò deve essere servita, se al mattino, in due ore, sono arrivati preannunci di finanziamenti per tre milioni.
Lo annuncia con un mesto sorriso e appena un lampo di fanatismo pannelliano negli occhi, Mariano Giustino, assicuratore e responsabile del meeting point radicale ("il cui numero di telefono - pretende si scriva - è il 68805683"), nonchè recordman oratorio notturno con 11 ore e 12 minuti, "con temperature che hanno raggiunto i due gradi" e l'unico ausilio di latte caldo e grappa.
Ma intanto la bufera ha totalmente divelto sia il gazebo che il palchetto radicale, i cui resti giacciono ora sull'asfalto di largo dei Lombardi impacchettati con il cellophan, in uno scenario perfino poetico di sedie rovesciate, cavi arrotolati, cartoni inzuppati, cassette.
Il compagno Baietti, che dorme nei pressi dentro un'Alfa Romeo, è stato coinvolto nel nubifragio tentando invano, con il compagno Sabatinelli e un altro radicale apocalittico restato anonimo, di evitare lo sradicamento della struttura. Pannella, che come sempre era in ascolto - come una divinità invisibile - ha subito telefonato, giustamente inquieto. Il pericolo maggiore era costituito dall'acqua e dall'elettricità. Ci mancava giusto il morto, e allora davvero "Ma perchè?".
La maratona oratoria va avanti da 45 giorni, sebbene vengano conteggiate e celebrate anche le ore (ieri pomeriggio erano piu' di 1050). Di notte, quando non c'è piu' nessuno spettatore che non sia un barbone o un ubriacone, con i quali i pannelliani sono perlopiu' cortesi, questa interminabile staffetta già trascende di parecchio le normali consuetudini della politica. E tuttavia, ieri, i segni della piccola catastrofe atmosferica abbattutasi accentuavano l'impressione di uno sforzo sempre piu' eroicamente vano, o vanamente eroico.
Così, a largo dei Lombardi, con tenerezza mista a sgomento, si restava comuqnue impressionati di fronte a questa testimonianza così missionaria, fideistica, perfino automartirizzante, e al tempo stesso così intensamente e crudelmente sportiva.
E si che conquistare attenzione sui propri obiettivi è diventato tremendamente difficile, però, insomma, parlare al nulla sotto il nubrifagio col rischio di beccarsi la scossa o una legnata in testa assomiglia troppo, come prezzo, a esibirsi nudi in un teatro, a o travestirsi da coniglio, o a non mangiare per giorni.
Essere "radicali", certo, non è mai stato uno scherzo. Ma questa adesione quasi penitenziale sembra richiedere il pannellismo degli Anni Novanta e rotti. Come se solo all'impegno piu' sconfortato fosse affidata la sopravvivenza del gruppo'.