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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 28 novembre 1996
IL CORRIERE DELLA SERA 28 NOVEMBRE 1996

PANNELLA: CORRO A ROMA, IN ODIO AL DOPPIO TURNO

Conferma che è pronto a scendere in campo, ma rifiuta l'accusa di voler "divorare un suo figlio".

Su Rutelli: "Lui e Taradash dimostrano che siamo dei veri liberali". No comment del sindaco della capitale.

Articolo di Paola Di Caro, pag 5

Oggi che ha deciso di sfidare Rutelli, quell'immagine del Padre che soffoca i suoi Figli, come un moderno Saturno, non gli si stacca di dosso. E Marco Pannella, il giorno dopo l'annuncio della sua candidatura a sindaco di Roma, spende parole e parole per spiegare che no, che le sue "creature" politiche, oggi approdate su tutt'altri lidi della politica, non le ha allontanate lui. E non le odia, perchè è come se nella pelle, sotto la pelle e forse dentro la pelle, i Taradash, gli Spadaccia, le Aglietta e certamente Francesco Rutelli restano radicali e restano dunque, lo vogliano o no, pannelliani. "Io non avrei mai pensato ad una mia candidatura se avessi vinto la mia battaglia per il maggioritario a un turno nell'elezione del sindaco - premette Pannella - Ma invece, anche per colpa di Francesco, c'è il doppio turno. E allora, se ne accorgerà, ci saranno dieci candidati, sarà un caos indescrivibile: io mi muovo adesso, dandogli atto di essere stato un ottimo sindaco. Ma mi candiderò solo se si creeranno le con

dizioni giuste". Come a dire, niente è ancora deciso, e magari lo sforzo di Pannella potrà anche finire per rivelarsi utile a Rutelli. Ma è davvero così, o non è piuttosto colpire al cuore il figlio prediletto? Ruggisce Pannella, poi si fa calmo, poi forse dice una verità addolcita. E rivendica: "Noi siamo uno Stato singolare nello Stato del Paese, siamo la formazione più laica che esista. Quando la Bonino va a svolgere la sua attività a Bruxelles, Taradash in Forza Italia, Rutelli al Comune di Roma che cosa significa? Che noi siamo esattamente l'opposto della famiglia, del etnia, del convento, della cellula leninista. Siamo quanto di più laico e libertario esista, e questo si riflette nelle scelte di ognuno". Compreso Pannella che sceglie oggi di "infastidire" Rutelli: "Ma non è vero, lui si sa com'è, è permaloso, avrà detto: 'Ma adesso che vuole questo qui?'. Ma sa benissimo come stanno davvero le cose". Si volta, chiede ai suoi: "Allora, ha commentato Francesco?" "Macchè, insiste nel no comment". Ci resta

un po' male. Riprende: "Il problema è che c'è gente che va a dire in tv che i nostri rapporti sono pessimi: è falso. Al contrario, ci sentiamo più spesso negli ultimi tempi che non prima. Non c'è nessuna guerra". Ma davvero li "ama" ancora Pannella quei figli perduti? "Voglio ricordarvi che Francesco, la Aglietta, ma anche Pecoraro Scanio, hanno ancora la tessera radicale. Per me è moltissimo. E quando vedete qualcuno che si allontana chiedetevi cosa significa passare anni a fare digiuni, marce, sit-in, riunioni continue... Chi può far per sempre una vita così? Semmai è strano che tanta gente resti, rinunciando alla vita privata, a tanto. Ma chiedetevi anche come mai chi se ne va e partecipa ad altre esperienze politiche poi diventa commissario europeo come la Bonino (e viene giudicata la migliore) o entra a far parte di un Movimento politico come Taradash (se non me lo cacciano via...) e Vito e Calderisi e assume ruoli importanti, o infine diventa Sindaco di Roma come Rutelli. Chiedetevi come mai". Per il

tocco benedicente di Pannella? No, lui ha una spiegazione più suggestiva: "E' che noi siamo un esercito partigiano in un territorio dominato dalla partitocrazia di regime". Come dire: temprati.

OGGI IL CONGRESSO

E INTANTO I CLUB DECIDONO SE ANDARE AVANTI

di Paola di Caro

Forse sarà il loro ultimo congresso, quello che si apre oggi a Roma. Perchè il Movimento dei Club Pannella è una di quelle multiformi creature pannelliane che non sono nè saranno mai come gli altri partiti. Tanto che già alla fondazione nel 1992, si annunciava la data di chiusura: 1997. Quattro giorni di dibattito attendono i militanti per decidere se l'avventura può continuare o se è il momento di cambiare, cambiare ancora. Ma il bilancio di 5 anni di vita è già anticipato da un opuscolo, 100 paginette: si chiama "I compagni e le lire del Marco"e sono flash, parole ed immagini, delle riluttanti iniziative di Pannella, così tante che la memoria le confonde, così forti, a volte irritanti, da suscitare sempre gli ardori e gli odi e gli strappi degli amici e dei nemici. Filo conduttore la battaglia storica ed eterna dei radicali, quella dei referendum. Dalla vittoria con Segni a quella accanto a Berlusconi alla titanica impresa che impegna i pannelliani oggi: il sostegno ai venti quesiti. Ma non è solo nel voto

la politica. Per esempio è nei soldi, che Pannella e i suoi non si vergognano a pretendere. Come quando nel '93 lo slogan "Partito Radicale, o lo scegli o lo sciogli" scandito dai palchi, urlato dai megafoni, porterà alla Rosa oltre 30 mila iscritti e 13 miliardi nelle casse. Saranno spesi per i referendum, ancora, e per un giornale, e per imporre al mondo un tribunale per i crimini della ex-Jugoslavia o per dar voce attraverso Radio Radicale ai mille rancori di un'Italia che vomita bestemmi e razzismo in una scandalosa, lunghissima diretta a microfoni aperti. Arriva il '94, il difficile accordo di governo con il Polo destinato in due anni a naufragare, mentre per i radicali transnazionali riconosciuti dall'ONU continuavano le marce per il Tibet e contro Fidel Castro, i digiuni di un Pannella magrissimo stavolta contro Scalfaro, presidente amato prima, detestato poi. Ma davvero chiudono i club Pannella? Forse. E nell'aria già si sente che qualcosa d'altro sta per cominciare.

 
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