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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 28 novembre 1996
Articolo di Titta Mazzuca pubblicato da 'L'Opinione' il 28/11/96

REFERENDUM, ULTIMA SPIAGGIA

Forse sono ripetitivo nell'auspicare il successo dei quattro referendum che riguardano la giustizia e che sono stati proposti dai clubs Pannella, ma l'incapacità della maggioranza parlamentare di procedere alle generali riforme del settore si arricchisce ogni giorno di nuove testimonianze. E' la volta dell'avv. Giuliano Pisapia, presidente della commissione giustizia della Camera, il quale partecipando sabato scorso ad un convegno organizzato a Milano dal Pds sul tema "giustizia e politica" ha sostenuto in un'intervista a il iorno che intervenire sul "pianeta giustizia" è una fatica immane, persino quando a parole tutti i partiti sono d 'accordo. Pare fra l'altro che la commissione giustizia sia sensibile ad ogni "'stormir di foglie'.

A tal proposito il penalista ha inviato i magistrati piu' in vista ad una maggiore prudenza nelle esternazioni ed ha testualmente aggiunto: 'Non potete neppure immaginare come a volte basti una semplice dichiarazione per fermare l'esame d'un progetto di legge'.

La confessione d'impotenza di Pisapia ha trovato un significativo riscontro in una dichiarazione del coordinatore del pool mani pulite Gerardo D'Ambrosio, il quale, intervenuto nello stesso convegno, ha lamentato: che se non si accelerano i tempi non vi sara' piu' da temere il colpo di spugna su Tangentopoli, poiche' bastera' 'la prescrizione'; che 'serviva una riforma del sistema per dare le ali ai processi, perche' non e' giustizia quella che arriva dopo tanto tempo'; che i ritardi politici si accumulano e 'siamo gia' arrivati al terzo pacchetto' di progetti di legge sulla giustizia.

Gerardo D'Ambrosio e' giunto a dire infine che, rispetto agli attuali sono stati piu' attivi gli uomini della Prima Repubblica 'con la modifica delle norme sull'autorizzazione a procedere e la legge Merloni sulla trasparenza degli appalti pubblici'.

La verita' e' che il sistema giudiziario dovrebbe essere cambiato sin dalle radici, anzi sin dall'humus culturale in cui esse affondano: al bizantinismo bisognerebbe sostituire il pragmatismo, all'illusione dell'esemplarita' la logica della produzione, alla pigra albagia dell'autorita' l'impegno costante del servizio.

L'intero processo penale, senza pretendere di muoversi come una macchina da guerra contro la criminalita' - essendovi ben altre istituzioni deputate a questo doveroso compito -, dovrebbe essere improntato alle ricerche appassionate della verita' da parte del pm e della difesa e allo spassionato esame d'un giudice equidistante dall'uno e dall'altra: il tutto in relazione al delimitato oggetto della responsabilita' o meno dell'imputato.

Invece, le riforme proposte dal governo, nell'ambito della giustizia penale, sono frammentarie ed inadeguate; le piu' decise prevedono il giudice monocratico, che si traduce nell'abbassamento del livello di garanzia rappresentato dalla collegialita' del giudizio, neppure essa sufficiente a salvaguardarci dagli errori giudiziari.

Se poi riflettiamo sui frutti sempre piu' tossici che la politicizzazione della magistratura st aproducendo (oggi ci si lamenta dell'azione disciplinare contro il sostituto Procuratore Cardino di La Spezia mentre è stata archiviata quella nei confronti dei magistrati del pool di Milano), c'è da meravigliarsi come non sia stata ancora concepita una riforma radicale dell' ordinamento giudiziario che pure rimonta al 1941 e non ha mai subito una vera democratizzazione, basandosi tuttora su una struttura burocratica e statalista. Basterebbe pensare che la 'partecipazione diretta del popolo all amministrazione della giustizia' prevista dall'art. 102 della costituzione avviene in forme piu' limitate rispetto al Primo periodo del ventennio fascista allorché anche nel nostro Paese, così come nelle democrazie occidentali i reati più gravi erano giudicati dalle giurie (senza la partecipazione in camera di consiglio dei giudici di carriera), abolite in un secondo momento dal fascismo e sostituite dai collegi misti (toga

ti e popolari) delle attuali corti d'assise nelle quali e' inutile dire quale sia l'opinione che prevale. Certo, la politicizzazione della magistratura risiede soprattutto nel vertice cioe' nella composizione del CSM, che è speculare alle correnti ideologiche dell Associazione nazionale magistrati poiché l'elezione avviene attraverso liste predisposte dalle medesime. Anche il terzo dei componenti privati del Consiglio, eletto dal Parlamento obbedisce a lottizzazioni partitiche. Ecco come il referendum sul sistema elettivo del Csm proposto dai riformatori dei clubs Pannella non solo elimina la condizione ideologica nell'elezione dell'organo di autogoverno della magistratura ma cio' facendo diviene trainante rispetto a una serie di conseguenti riforme che per il momento tutti giudicano necessarie nelle conversazioni private, ma nessuno ha il coraggio di proporre alla pubblica opinione ammesso che questa possa esistere, data la uniformità della prevalente informazione di regime!

 
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