Il Personaggio
Marco e la sindrome di Saturno
Ayatollah, guru, padre-padrone, tiranno, autocrate: insultatelo pure, Marco Pannella vi risponderà con un sorriso gandhiano, radicale, antiproibizionista libertario, liberale e liberista. Ma se provate a chiamarlo 'Saturno', una risata tonante vi investirà e la maledizione nonviolenta si abbatterà su di voi, scaricando all'istante il vostro telefonino.
Saturno, come tutti sanno, governava il mondo dopo aver ucciso il padre Urano, e quando l'oracolo gli predisse che anche lui sarebbe stato detronizzato da suo figlio, inghiottì a uno a uno i suoi rampolli - Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone - ma non l'ultimo, Zeus, che lo scaraventò nel luogo più lugubre dell'Averno, dopo avergli fatto rigettare i cinque fratelli. 'Non sono Saturno!' grida Marco, ed è inutile ricordargli i nomi dei figli che ha inghiottito Rippa, Aglietta, Melega, Tortora, Mellini, Spadaccia, Teodori, Negri, Calderisi, Taradash, Vito...- e' inutile fargli notare che sta per inghiottirne un altro o almeno ci sta provando, sfidando per il Campidoglio quel Francesco Rutelli che sedici anni fa lui accompagno' per mano fino alla scrivania di segretario del Partito radicale. 'Ma quale Saturno, nel mio caso il mito di Saturno si è rovesciato!' protesta lui, sostenendo cioe' che sono stati i suoi figli politici a mangiare lui, 'oppure è stato tutto un grande incesto'.
Sarà. Fatto sta che nessun leader ha allevato tanti quasi leader, scaricandoli a uno a uno appena raggiungevano la posizione eretta. II primo fu Geppi Rippa, il giovane segretario del Pr che si era messo in testa un'idea meravigliosa: portare i radicali nel Psi di Craxi. Schiantatosi contro la montagna Pannella, Rippa se ne ando' con una pattugliera a fare il Movimento Federativo Radicale, tentativo malriuscito di imitazione. II secondo fu Gianluigi Melega, il giornalista che sfratto' Leone: Pannella non gli perdono' la decisione di candidarsi alla segreteria senza la sua benedizione, e lo puni' sbarrandogli la strada con il ventisettenne Giovanni Negri. Melega se ne ando', non prima di avergli detto pubblicamente: 'Marco tu hai un problema: sei una portaerei nel lago di Nemi'. II terzo fu Enzo Tortora, e la sua rottura e' rimasta segreta fino a qualche mese fa (quando l'ha rivelata Massimo Teodori nel suo libro 'Marco Pannella'). Avvenne nell'87, quando l'esuberante, vulcanico Pannella tento' di pilotare il
rientro in tv del presentatore eurodeputato, 'devi andare qui, non li'', e Tortora gli chiuse il telefono in faccia.
Poi e' cominciata l'emorragia. Nel 1989, quando Pannella si stufo' del vecchio partito e decise di liquidarlo per ripartire daccapo con un Pr 'transpartitico e transnazionale', il vecchio compagno delle battaglie divorziste Mauro Mellini se ne ando' minacciando di riaprire lui la bottega radicale. Pannella gli rispose con una lettera di fuoco: 'Non ti stancare troppo, caro Mauro. Continua invece a riguardarti dalle eccessive fatiche di partito, dalle grandi vittorie politiche, organizzative ed elettorali che certamente continuerai a mietere...'. Era solo l'inizio, perché alle elezioni europee di qualche mese dopo Pannella sparpagliò i suoi colonnelli 'in partibus infidelium': Francesco Rutelli, Adelaide Aglietta e Franco Corleone andarono con i verdi, mentre Giovanni Negri fu paracadutato nel Psdi di Cariglia. A tutti, Pannella fece lo scherzo di appoggiare, all'ultimo momento, il nuovo emergente Marco Taradash, candidato antiproibizionista (unico eletto). E siamo a otto.
La diaspora continuo'. L'anno dopo Gianfranco Spadaccia, segretario del partito negli anni d'oro dei referendum, e il combattivo Teodori furono costretti a dimettersi, da parlamentari. Cosi' nel '92, con Negri e Calderisi si presentarono alle elezioni con una loro lista, per la prima volta contro Pannella. Teodori analizza cosi', nel suo libro, il dramma psicologico del Saturno radicale: 'Marco era infastidito, dal fatto che alcuni esponenti radicali non si comportavano come pure appendici della sua personalità. L'intero universo radicale doveva essere identifica con il leader, lasciando tutt'al più angusti spazio solo a coloro che erano disposti a reiterare correttamente il suo pensiero'.
Neanche l'emergente Taradash, il reduce Calderisi e la recluta Vito riuscirono resistere a lungo sotto l'ala di papà Marco e l'anno scorso alla vigilia di Natale gli hanno detto addio per traslocare da Berlusconi. Erano quindici piccoli indiani non ne rimase nessuno. Qual e' il misterioso segreto di tanti addii? 'E' la fatica della politica' risponde Pannella. 'Abbiamo raccolto milioni di firme, combattuto decine di referendum, abbiamo passato la nostra vita tutti chiusi nella stessa stanza, come una banda partigiana. Chi può vivere cosi' per tutta la vita?'. E soprattutto: chi può vivere cosi', all'ombra di Saturno?