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Conferenza Movimento club Pannella
Vernaglione Piero - 2 dicembre 1996
Consumismo
Ripropongo il testo scritto in precedenza, divenuto scarsamente comprensibile per problemi di trasmissione. In relazione alla discussione fra Cercone e Perduca sul "consumismo", credo che l'identificazione stessa di tale concetto, e l'ostilità che ne deriva, rappresentino un atteggiamento antilibertario e anche un po' datato. Sul piano culturale, il mutamento più rilevante (e a mio avviso meritorio) operato da Pannella negli ultimi anni, è consistito proprio, con l'acquisizione piena del liberismo, nell'abbandono dei riferimenti del pensiero "liberal" (non "liberale") e della "new left" americana, che caratterizzavano il Partito Radicale negli anni Sessanta e Settanta. Ho sempre ritenuto che la polemica contro il "consumismo" avesse un fondamento teorico precario. Il libertarismo, infatti, presuppone che le scelte che riguardano la vita del singolo, per essere assolutamente libere, non possone e non devono essere sindacate da alcun soggetto o autorità. Tolleranza significa accettazione di una pluralità di st

ili di vita, di valori, di comportamenti diversi, con l'unico vincolo che essi non violino la libertà altrui. Poiché non è possibile individuare un criterio oggettivo ed assoluto che consenta di discernere fra consumi "buoni" ed emancipatorii e consumi "cattivi" e regressivi, lascerei una polemica del genere alle sinistre conservatrici e di fatto antilibertarie di casa nostra. Di conseguenza, sostituirei la bibliografia suggerita da Gianfranco con gli autori del pensiero "libertarian" americano, negletti in Italia, e a cui personalmente faccio riferimento come base teorica e culturale, In essi, definiti anche anarco-capitalisti, il libertarismo incorpora un liberismo che, sviluppando con coerenza il liberalismo fino alle estreme conseguenze, avversa ogni politica proibizionista non solo in materia di droga o di alcool, ma anche di prostituzione, di usura , di spaccio, di pornografia, di porto d'armi (e qui già sento gli anatemi dei compagni!), di consumo e offerta di qualsiasi bene o servizio. Su sollecitazi

one di Perduca, aggiungo che i libertari, non essendo propriamente anarchici, non inseguo

no la chimera dell'estinzione dello Stato, e ammettono l'esistenza di contesti legali, sebbene in concorrenza tra loro (ed io concordo in pieno). E dunque, ecco una bibliografia essenziale: M. Rothbard: "Uomo, economia e Stato", "Per una nuova libertà - il Manifesto libertario", "L'etica della libertà", D. Friedman: "L'ingranaggio della libertà", R. Nozick: "Anarchia, stato e utopia", W. Block: "Difendere l'indifendibile". Saluti, Piero Vernaglione.

 
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