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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 5 dicembre 1996
IL GIORNALE 4 DICEMBRE 1996

METTETELO DAVVERO IN STATO D'ACCUSA

fondo di prima pagina di Iuri Maria Prado

L'on. Marco Taradash, deputato di Forza Italia, sostiene che il Capo dello Stato si sarebbe reso responsabile di attentato alla Costituzione. tra l'altro, per aver rilasciato le note dichiarazioni in favore del Presidente del Consiglio, Prodi, che un pubblico ministero vorrebbe rinviare a giudizio. E annuncia, il medesimo Taradash, di voler proporre al proprio gruppo parlamentare l'avvio dei necessari provvedimenti per la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica. Se la cosa avesse corso, si tratterebbe del primo atto di rilevanza giuridica e istituzionale nei confronti dell'attuale gestione della presidenza della Repubblica, la quale ha subito nel tempo reiterate critiche ma mai tradotte nell'appropriato strumento della proposta di messa in stato di accusa. In realtà non è questione di discutere sulla fondatezza dell'accusa. Piuttosto bisogna considerare che le cosiddette "critiche" al presidente della Repubblica, per il loro contenuto, sono di per sè sufficienti a giustificarla. E' perfetta

mente inutile, non ha senso, che parlamentari di diversi schieramenti ipotizzino - a volte senz'altro affermino - la sussistenza di comportamenti del Capo dello Stato capaci di rientrare nella fattispecie dell'attentato alla Costituzione o dell'alto tradimento, mentre poi a tali gravissime asserzioni non fa riscontro alcun accertamento nelle sedi opportune. E' insomma destabilizzante che rimangano senza seguito - anche solo perché se ne accerti l'assoluta infondatezza - ipotesi di illecito riguardanti la prima carica istituzionale dello Stato. Il cittadino non sa, non necessariamente è in grado di sapere quali siano i limiti entro i quali deve svolgersi l'attività del presidente della Repubblica. Ma il cittadino, per esempio, viene a sapere da Massimo D'Alema che Scalfaro non avrebbe potuto abbandonarsi alla recente dichiarazione sulla sorte della legislatura e che, dunque, abbandonandovisi, il capo dello Stato si è almeno reso responsabile di una scompostezza costituzionale. Ma da Fausto Bertinotti e da Gia

nfranco Fini, il cittadino apprende che il capo dello Stato non avrebbe potuto dire quanto ha detto in relazione al "caso Prodi"; viene a sapere, il cittadino, che quell'esternazione costituirebbe una grave interferenza nell'attività del potere giurisdizionale della magistratura. Il cittadino non del tutto smemorato, poi, ricorderà come il presidente della Repubblica, or non è molto, abbia dichiarato che non avrebbe mai permesso una riforma tesa alla separazione delle carriere dei magistrati, annunciando quindi una sorta di rifiuto assoluto di promulgazione non solo astrattamente non previsto dalla legge fondamentale dello Stato, ma concretamente posto alla base di una denunzia per attentato alla Costituzione svolta dai gruppi parlamentari del Pds nei confronti dell'ex-Presidente Francesco Cossiga. E il cittadino, allora, vorrebbe sapere se il rifiuto assoluto di promulgazione giustifica per sè una richiesta di messa in stato d'accusa, o se invece quel rifiuto è lecito o illecito secondo che il Presidente de

lla Repubblica si chiami Scalfaro o Cossiga.

Ai parlamentari del Polo, al capo del Pds, al leader di Rifondazione comunista, si aggiunge poi il Movimento di Marco Pannella, il quale si dimostra particolarmente convinto delle responsabilità di Scalfaro. E dato che tale movimento ha una sia pur solo formale rappresentanza in parlamento, ebbene ci si attende che voglia adoperarsi per fare chiarezza, e tradurre in forma giuridicamente ammissibile le accuse che da mesi va lanciando. Altrimenti gli accusatori restano destabilizzatori, e danneggiano quel medesimo diritto, quella medesima Costituzione, quei medesimi equilibri che pretendono violati dal capo dello Stato

 
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