Fa piacere, leggendo quanto scrive Vernaglione, constatare che, pur dicendo cose diverse ed al limite opposte parliamo la stessa lingua.
L'asino (chi lo sia non e' qui questione) casca proprio qui. Il riconoscimento della "liberta' dal bisogno" puo' portare ad un riconscimento giuridico del concetto che spesso (ma non sempre) si e' rivelato l'anticamera dei carri armati. Questa amara constatazione pero' nulla toglie alla fondatezza "filosofica" del concetto stesso: che cioe' la "liberta' di" o "liberta' negativa" sia un termine vuoto laddove gli impedimenti alla piena realizzazione della stessa non risiedono solo nell'apparato dello Stato (da limitare per il liberale) o negli ostacoli naturali (superati dallo sviluppo della scienza), ma anche nelle dinamiche sociali che sono non il prodotto di forze esterne alla sfera umana, ma dell'insieme dell'agire umano stesso.
Come sia possibile trasporre in pratica un principio simile, stanti le esperienze non solo catastrofiche ma anche tragiche del socialismo reale, e' altra questione. Chi si riferisce alla tradizione socialista e' pero' in generale tormentato da questo tipo di interrogativo.
Il liberale, invece, ha piuttosto la temdenza a considerare la dinamica sociale di base, compresa la divisione in classi, come un dato "naturale", non come il prodotto dialettico dell'agire dell'insieme degli uomini nella societa'. In questa ottica vanno letti anche i principi legalitari: il fatto che sia necessario e sufficiente che l'uomo goda di una liberta' formale fa si' che tutte le azioni che si pongono al di fuori del quadro di legalita' che da questa precondizione scaturisce, cioe' la societa' che e' stata definita "borghese", vengono tout-court trattate non come problemi di natura sociale ma di ordine pubblico. Chi ruba, cioe', va in galera indipendentemente dalle motivazioni del suo gesto. Il suo "stato di bisogno" non viene riconosciuto come tale, ma si valuta esclusivamente, o quantomeno prioritariamente, l'azione di violare la legge. Dal momento che al di la' delle provocazioni non vedo nei miei interlocutori dei mostri, immagino che chi si riferisce alla tradizione liberale sia tormentato dall
a contraddizione tra un quadro formale lineare a cui non corrisponde uno stato di cose sostanziale. Se cioe' l'obiettivo e' rendere possibile la "liberta' di" (e sulla bonta' di questo obiettivo non mi sembra il caso di spendere parole) attraverso una limitazione dell'intervento collettivo in quanto foriero di illiberalita', i "caduti" sul sentiero luminoso (cioe' tutti quelli che della loro liberta' formale non sanno cosa farsene) devono trovare una giustificazione. Altrimenti si rischia di creare una sorta di liberal-totalitarismo, pendant esatto ed asettico delle purghe staliniane, in cui cioe' schiere di milioni sono sacrificate per un orizzonte ideale, in quel caso la liberta' positiva (che non e' mai arrivata), in questo la liberta' negativa (che spesso consiste nella corda per impiccarsi). Da qui il mio richiamo provocatorio a Stalin: il "sol dell'avvenire" del liberalismo rischia di restare un orizzonte utopico che serve a giustificare le nefandezze presenti, come racconta, in modo esemplare, Koestle
r in "Buio a mezzogiorno".
Il rappresentare come "naturali" rapporti sociali ed economici che naturali non sono contiene anche il germe di una falsificazione: i rapporti "borghesi" (uso questo termine per semplicita') non sono piu' naturali di quanto non lo fossero quelli schiavistici o quelli feudali. Trascurare questo significa, peraltro, proporre il modello "borghese" come la societa' della "fine della storia", la societa' che e', parafrasando Marx, "in quanto compiuto naturalismo, umanismo e, in quanto compiuto umanismo, naturalismo". A degli attenti libertari il rischio di un corollario simile dovrebbe essere ben presente.
Fraternita'
p.s. per Perduca: Manda a Mariani venti dollari e tutto si sistema! Tuttavia da agente della Ghepeu' quale io sono sarei propenso a credere nell'esistenza di una versione taroccata di mmmr: quei periodi di prova trascorsi da vent'anni (7000 giorni!) in numerose linee di firma sono un po' sospetti. Insomma, faro' del moralismo: e' cosi' piacevole avere una placida versione registrata di mmmr, che per trentamila non vale neanche la pena (tranne casi di pauperismo conclamato...)
--- MMMR v4.50reg * I bisogni sono diritti