Diritti e liberta'
Sotto lo sfavillio di citazioni Vernaglione non ha detto nulla, perlomeno nulla di valido sotto il profilo dellaa filosofia e "fondazione" del Diritto; e non e' perche' non sono amico di Gull.
Diritto e' cio' che in un determinato momento storico, in una determinata situazione si ritiene appunto diritto (questo per non scomodare le dottrine giusnaturalistiche che comunque porterebbero altrove rispetto a quello che tu dici).
La nascita e l'enucleazione di nuovi diritti non si lega alla loro "effettivizzazione" possibile (da che non esisterebbe diritto appunto ne' dalla possibilita' di applicazione in universum), ma dalla emersione nella coscienza sociale di fattispecie la cui tutela si ritiene rilevante e si ritengono "diritto" (da cui quelli che tu riferisci ai liberal americani ma che sono gia' presenti nelle costituzioni europee continentali gia' da dopo la prima guerra mondiale o emersi nelle giurisprudenze di common law ed anche nella nostra negli ultimo 30 anni).
Probabilmente nell' ottocento nessuno si sarebbe sognato una possibile tutela o previsione del danno biologico, del danno morale. della conservazione della destinazione stabilita per un immobile, o della composizione delle esigenze della produzione con quelle dell' aambiente o del paesaggio.
Diverso e' poi la rilevanza e la previsione di alcuni diritti come quello al lavoro (che la nostra costituzione "riconosce" mentre un diritto effettivo non ha bisogno d'essere riconosciuto) la cui realizzazione effettuale sacrificherebbe il "sistema mercato" riconosciuto nel nostro ordinamento, gia' nella Costituzione, nonostante cio' che dicono gli economisti, e soprattutto nell' ordinamento "comunitario", come strumento principe di regolazione dei rapporti economico-sociale.
E domani chissa' potra considerarsi giuridicamente (perche' socialmente!) anche qualcosa che oggi non appare tale.
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