(L'Unità, domenica 15 dicembre 1996)
Sulla vicenda dell'obiettore di coscienza cui il Consiglio di Stato non ha riconosciuto il diritto di svolgere il servizio civile, L'Unità ha ricevuto una lettera del tesoriere del Movimento dei Club Pannella, Paolo Vigevano e del rappresentante del Coordinamento radicale antiproibizionista, Carmelo Palma.
"La vicenda del giovane obiettore di coscienza - hanno scritto Palma e Vigevano - è questione di portata giuridica e politica ben più rilevante di quanto non sembri: non è un semplice caso di ingiustizia. Anzi, lo è: ma è un caso di ingiustizia delle leggi. La sentenza del Consiglio di Stato, che in questo caso ha ribaltato la propria precedente giurisprudenza con argomentazioni moralistiche insensate, dipende anche in termini tecnici dal moralismo e dall'insensatezza delle leggi sull'obiezione di coscienza e sulla droga: infatti l'una regola in senso restrittivo l'obiezione di coscienza affidando al ministero della Difesa la valutazione del 'valore morale' dell'obiettore e l'altra - quella sulla droga - è, come tutti sappiamo - anche coloro che l'hanno votata - un combinato di violenza e ipocrisia. Hanno probabilmente ragione coloro che denunciano la gravità della sentenza del Consiglio di Stato.
Sarebbe meglio che tutti si mobilitino perché nella prossima primavera giungano al voto degli italiani i due referendum sulla legalizzazione delle droghe leggere e sul primo riconoscimento dell'obiezione di coscienza promossi dal movimento dei Club Pannella e passati nella giornata di ieri al vaglio della Corte di Cassazione".