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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Marco - 18 dicembre 1996
Comunicato Stampa

Bruxelles, 18 dicembre 96

PROROGA ACCORDO ANDREATTA VAN-MIERT: neanche l'Unione europea riesce a sottrarre la STET ai boiardi di Stato. Restano, Corte Costituzionale permettendo, i referendum rifomatori contro la malaeconomia.

Dichiarazione di Marco Cappato, Segretario nazionale del Movimento dei Club Pannella-Riformatori

La proroga dell'accordo Andreatta-Van Miert, che impegnava a ridurre a livelli accettabili l'indebitamento delle societa' detenute al 100% dal Tesoro entro il æ96, pone delle scadenze importanti per la privatizzazione di Autostrade, Finmare e Seat. Ma il grosso problema rimane quello della Stet. La Commissione ha infatti accettato, in seguito alle forti pressioni del Governo italiano, che il passaggio della Stet dall'Iri al Tesoro venga considerato come un effettivo alleggerimento dei conti dell'Iri, come se in tal modo la mano dello Stato pesasse meno sulla nostra economia.

E' invece di assoluta evidenza che nemmeno una lira di Stet viene messa sul mercato con tale operazione, e che si tratta di una partita di giro che fa passare l'indebitamento Stet dalle casse dell'IRI a quelle dello Stato (giusto per aiutare la rincorsa dei parametri di Maastricht), eliminando ogni strumento di pressione dell'Unione europea sull'effettiva privatizzazione di STET.

Una buona notizia per chi e' abituato a trattare l'economia pubblica italiana come proprieta' "privatissima" di politici corrotti e manager del malaffare. Una brutta notizia per chi crede che il ritardo accumulato dall'Italia nel settore strategico delle telecomunicazioni richiederebbe politiche aziendali capaci di aprirsi gradualmente alla concorrenza internazionale, per la raccolta di capitali e la stipula di alleanze tanto quanto per la vendita di prodotti e servizi.

Un'immediata inversione di rotta verso un'effettiva privatizzazione delle aziende statali, ora che l'influenza dell'Unione europea si e' privata di una "carta" cosi' importante, trova come unica occasione all'ordine del giorno della vita politica italiana i referendum riformatori, voluti da piu' di 700.000 cittadini. Alcuni referendum infatti affrontano senza ambiguita' l'urgenza di riforme di mercato nel campo della sanita', dell'informazione e dei processi di privatizzazione. Sulle disponibilita', per il momento insufficienti ancorche' significative, a finanziare in modo consistente la difesa dell'appuntamento referendario davanti alla Corte Costituzionale, si potra' misurare il reale interesse della nostra "classe dirigente" a portare le riforme dalla convegnistica alla realta'.

 
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