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Conferenza Movimento club Pannella
Vernaglione Piero - 19 dicembre 1996
Lettera su "Il Foglio"
Trascrivo il testo della splendida lettera che Marco Ferrante, collaboratore del "Foglio", ha inviato al giornale e pubblicata sul numero di oggi:

"Signor direttore - Comprendo il suo buon senso, capisco che la vittoria del primo round del match contro Di Pietro, e la battaglia per il generale accordo sulle regole, mettano in conto di ingoiare il rospo indigesto del democristianismo di Forza Italia. Eppure mi pare che questa resti una questione strategica alla quale nulla si debba anteporre. "Il Foglio" non se ne occupa se non per inciso. La federazione di centro, in altri tempi, l'avrebbe fatta inquietare pubblicamente. Anche per via di una mole rassicurante, Ferrara era il baluardo contro il lettismo strisciante (l'azienda, la confusione dei ruoli, l'assemblearismo, il consenso a tutti i costi). A noi piaceva il quadro forse confuso, ma promettente del 27 marzo. Ci piaceva il sogno del partito liberale di massa, ci piaceva il cupo e intransigente liberismo leghista, sopportavamo i nazionalismi fracassoni di AN, ci piaceva ingaggiare quotidiane battaglie con i moralisti che volevano ancora un ghetto per quel fascista di Fini, ci piaceva sopportare le

ingenuità delle decine di "ragazzini di Chicago", magari invecchiati, che dopo anni di tribolazioni e di isolamento ci spiegavano le meraviglie del monetarismo e ci svelavano, come prestigiatori, la magie della propaganda friedmaniana (l'inferno delle buone intenzioni, la solidarietà del mercato). Ci piaceva, insomma, veder morire, liquefarsi sotto i nostri increduli occhi il mostro democristiano. Oggi i nostri occhi sono creduli e sofferenti di fronte ai nuovi padroni di Forza Italia, che costringono verso quel luogo impreciso e mitizzato che è il "centro" e che costringeranno il partito liberale di massa a tradire la sua vocazione rivoluzionaria per inseguire il consenso di ceti e categorie già sin troppo protetti dal conservatorismo ulivista. Soffriamo del perdurante equivoco dell'elettorato cattolico che già costò caro a Bettino Craxi, soffriamo dello sciocco disprezzo dell'elettorato laico e socialista che in Forza Italia bene o male si era riconosciuto e soffriamo della cretineria politica di chi sping

e AN o all'isolamento o alla competizione livorosa. Pur rispettando la sua natura di politico-non-politico, di generatore d'impulsi e non di condottiero, credevamo che lei fosse l'unico a potersi prendere sulle spalle tutto il nostro nuovo dolore e che si battesse contro la ribalda democristianeria."

 
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