Intervista a Marco Pannella di Felice Saulino, pag. 2
(Il Corriere della Sera, 22 dicembre 1996)
Roma - "Ladri di legalità, banditi". Tuona Marco Pannella contri i partiti che si sono fatti ridare i soldi dallo Stato. Tuona e rovescia un diluvio di parole durissime: "Un atto di violenza contro la legalità e contro la Costituzione, contro quell'87 per cento di elettori, a cominciare dai loro, che nel 1993 hanno bocciato il finanziamento pubblico". Ma anche "un atto di violenza dei partiti contro il popolo, la democrazia e gli elettori. Dettato dalla paura, che tutti gli oligarchi e i burocrati della politica hanno di quelli che pretendono di rappresentare... Adesso devono spiegare una cosa alla gente: come mai ci sono tante leggi importanti per milioni di persone che aspettano in Parlamento da anni ed anni. E loro, in una decina di ore, sono riusciti ad approvarne una per darsi dei soldi". Dice di voler "difendere il diritto e i diritti degli elettori", Pannella. E, "in quanto comitato promotore del referendum, equiparato a potere dello Stato" propone "un conflitto di poteri contro la Camera ed il Senato
". Perciò annuncia un ricorso alla Corte Costituzionale. Intanto, invita Scalfaro a non promulgare la legge in attesa del giudizio della Consulta.
D. Non le sembra esagerato parlare di banditi?
R. No. Perché il partito unico che in una notte ha estorto il nuovo finanziamento pubblico ha usato proprio una tecnica degna di una banda di gangster. Poche ore e via, prima dell'arrivo della polizia. In questo caso hanno agito prima che arrivasse l'opinione pubblica. E' un blitz che fa il paio con la proposta di depenalizzazione del finanziamento illecito. L'emendamento Giovanardi, che è una proposta salvaladri: quelli di ieri, di oggi, di domani. Così il furto, la dissipazione e il privilegio diventano legali. E, naturalmente, si applicano soltanto ad alcuni.
D. Ma la politica ha bisogno di fondi. E il finanziamento pubblico esiste in mezzo mondo.
R. Io sono contro il finanziamento dei partiti. E i partiti del nuovo arco costituzionale e della nuova ammucchiata non sono la politica. Loro sono un'altra cosa: potere e sottopotere. La sola alternativa è in un blocco sociale finalmente alternativo a quello che domina l'Italia da 80 anni. Periodo fascista compreso. Un blocco che potremmo indicare come quello dei produttori contro la burocrazia parassitaria al potere.
D. Quando ha capito che stava per passare il finanziamento lampo ai partiti?
R. Tre notti fa. A quel punto ho dato la risposta che un nonviolento deve dare in situazioni di emergenza, lo sciopero della fame. Io mi sono rivolto ai media e al mondo dell'informazione in questo modo. D'Alema lo ha fatto con un pubblico ricatto. In pieno Parlamento ha detto ai giornalisti rivolgendosi agli editori: voi avete preso molti più quattrini, adesso lasciateci prendere i nostri. Un messaggio trasmesso da tutti i telegiornali.
D. Che cos'è che non le va proprio giù di questa legge?
R. Troppa stampa si è fatta trombetta di un'affermazione che non risponde al vero, cioè che il nuovo finanziamento sarebbe privato e volontario. Invece è pubblico, coercitivo e sostiene un regime, un sistema. Non una politica. Alla gente non è stato spiegato che con il famoso quattro per mille dell'Irpef io sottraggo risorse alle spese sociali dello Stato e non finanzio le mie idee, ma l'intero sistema degli apparati. Se io riformatore volessi finanziare in tal modo il mio partito, lo farei per il due per cento. Per il 98 sarei costretto a finanziare i partiti concorrenti, avversari, nemici... Bello schifo! Questa è una visione organicistica della politica e dello Stato. Un monopartitismo imperfetto che diventa sempre più aggressivo e vuole espellere dalla politica chi è estraneo alla nomenklatura e ai suoi interessi. Insomma, tutte le posizioni esterne al gruppo dominante che sa di cosca. Perfino i parlamentari sono stati espropriati dei loro diritti. Con il voto lampo e il contingentamento dei tempi, il 98
per cento di loro non ha potuto nemmeno leggere i testi e prendere la parola. Uno spettacolo indegno d'una democrazia.
D. Ma lei che cosa propone?
R. Chiedo che in questo Parlamento i liberali, liberisti e onesti creino immediatamente due gruppi parlamentari autonomi. Rompano con le loro attuali dislocazioni mei Poli, per collegarsi al movimento referendario e dei diritti civili che noi rappresentiamo e ha alle spalle qualcosa come 12 milioni e 400 mila firme raccolte. Settecentomila per ogni referendum proposto. La cosa incredibile è che i media non ne parlano. Non ne parla la Rai e non ne parla Mediaset. Ma la democrazia non ha bisogno dell'omertà, e io so di rappresentare sicuramente tutto l'elettorato del Polo e una parte consistente di quello dell'Ulivo. La Bicamerale e la Costituente sono alternative ai referendum. Questo patto d'acciaio tra D'Alema e Berlusconi tende ad abrogare il movimento referendario.
D. Insomma, con Berlusconi è proprio finita?
R. L'alleanza di Berlusconi è un'alleanza di malaffare. La mia convinzione è che a determinare certe scelte politiche sono stati molto di più gli interessi di Mediaset che gli ideali politici. E questo è malaffare. Con Berlusconi si può essere solo alleati, se vuole, oppure clienti (riconoscenti o traditori), collaboratori, dipendenti, sudditi. Ma non esponenti democratici di una stessa forza politica liberale.
D. E Pannella replica a colpi di referendum...
R. I Giudici della Corte Costituzionale decideranno fra l'8 e il 9 gennaio. Se ce li fanno fare, li vinciamo all'80 per cento. Ma nessuno ha ancora scritto che se i referendum elettorali passano, Scalfaro dovrà sciogliere le Camere e indire le nuove elezioni entro l'autunno prossimo. Cosa che non vogliono né il Polo né l'Ulivo. Protesi entrambi ad assicurarsi quattro anni almeno di malgoverno.
I REFERENDUM TRADITI
1) RESPONSABILITA' CIVILE DEI MAGISTRATI
Nel 1987 fu abrogato parzialmente l'articolo 55 del codice civile: il magistrato che avesse commesso un errore ne avrebbe risposto personalmente. Il Parlamento il 13 aprile '88 approvò la legge Vassalli che prevede sì la responsabilità per colpa grave ma con una serie di scappatoie che rende praticamente nullo per i magistrati il rischio di una condanna.
2) TRATTENUTE SINDACALI
L'11 giugno 1995 si sancì l'abrogazione dell'obbligo del datore di lavoro di trattenere in busta paga il contributo per l'iscrizione al sindacato previsto dallo Statuto dei lavoratori. Poiché dopo il voto le Camere non hanno emanato alcuna legge, aziende e sindacati si sono accordati per mantenere il vecchio meccanismo della trattenuta
3) SOLDI AI PARTITI
Con il referendum del '93 fu decretata la fine del finanziamento pubblico. Le Camere sono corse ai ripari aumentando con apposita legge il rimborso spese alle forze politiche in caso di elezioni politiche e regionali. Il 20 dicembre è diventata legge dello Stato una norma secondo cui entrerà nelle casse dei partiti il 4 per mille del gettito Irpef.
4) TV PUBBLICA E PRIVATA
Nel '95 ci furono tre referendum sulle televisioni private. Il primo quesito riguardare il numero massimo di concessioni tv: si chiedeva la riduzione da tre a una delle reti di proprietà dello stesso soggetto. Il secondo quesito riguardava il divieto di trasmettere spot durante i film (con l'eccezione dell'intervallo fra primo e secondo tempo). Il terzo quesito riguardava il tetto massimo di raccolta pubblicitaria. Prevalsero i 'no' all'abrogazione della legge (la Mammì). Nonostante ciò è stata costituita una commissione parlamentare sulla riforma e il riassetto del sistema radiotv e si è arrivati il 16 dicembre scorso ad un'intesa fra maggioranza e opposizione per la proroga al 31 maggio delle concessioni a Mediaset. Sempre nel '95 si votò anche per la privatizzazione della Rai e vinsero i 'sì'. Il Parlamento ha approvato una legge sui criteri di scelta del CdA e solo ieri il Senato ha dato via libera alla possibilità di privatizzare l'ente.
5) USL E AMBIENTE
Nel '93 gli italiani hanno tolto alle USL il controllo sull'ambiente. Il Parlamento ha istituito l'Agenzia per la Protezione ambientale che non è mai stata messa in grado di funzionare. I controlli quindi sono rimasti alle USL.
6) NOMINE BANCARIE
Nel '93 il Comitato di Massimo Severo Giannini ha vinto il referendum che avrebbe dovuto spazzare via la lottizzazione politica dai vertici delle Casse di Risparmio. Anche in questo caso le Camere non hanno legiferato. Morale: i poteri di nomine dei vertici sono passati alle assemblee o ai consigli di amministrazione spesso legati ai poteri politici.
7) ABOLIZIONE DEI MINISTERI
Nel '93 gli Italiani hanno abolito i ministeri dell'Agricoltura e del Turismo. Le Camere hanno formalmente soppresso il ministero dell'Agricoltura sostituendolo con quello delle risorse agricole alimentari e forestali con competenze quasi immutate. Per il turismo è stata approvata una legge di settore lasciando però molte competenze al potere centrale.