Abituale lettore degli articoli di Bandinelli, grazie alla cortesia di Segr.Rinascimento che si prende la briga di trascriverli, mi permetto di osare l'inascoltata chiosa.
Scrive Angiolo Bandinelli
SR> Allen (il governatore della Virginia) è
SR> favorevole all'istituto della pena capitale, in America
SR> eminenti giuristi, coscienze liberali lo difendono con
SR> argomentazioni valide e ineccepibili
Certamente, in senso "tecnico" un mostro non e'. E' persona che applica le leggi esistenti nell'ambito della societa' e della cultura che le hanno prodotte. Questa nozione di "relativita'", cui sono molto affezionato, e' essenziale per capire e collocare correttamente le cose, atto indispensabile se le si vuole cambiare.
Tuttavia, ricorda Bandinelli,
SR> eminenti giuristi, coscienze liberali lo difendono con
SR> argomentazioni valide e ineccepibili, sopratutto
SR> nell'ambito di quella cultura, che ha fortissimo un
SR> senso della giustizia come espiazione e "risarcimento"
SR> di stampo, se si vuole, fondamentalista e biblico: chi
SR> di spada ferisce, di spada perisca.
Allen non e' un mostro a tre teste che si nutre di carne umana, gli Stati Uniti non sono l'Epiro meridionale del nono secolo avanti Cristo, ciononostante chi ritiene che questi valori non gli appartengono, chi cerca di tenere lontane da se' le sirene del fondamentalismo, chi si sente piu' pienamente figlio della cultura europea, questa cultura di stampo fondamentalista, che rende ineccepibile il comportamento dei magistrati americani, ha il dovere di combatterla e di augurarne la sconfitta.
Se da un punto di vista "storico" abbiamo il dovere di capire, da un punto di vista "politico", almeno nell'enunciato, non possiamo permetterci alcuna esitazione.
E questo non solo quando affrontiamo quelli che alla nostra sensibilita' europea appaiono appunto "mostri", remoti imperi orientali che non conoscono diritti individuali. Ma anche e soprattutto quando guardiamo casa nostra e le contraddizioni di casa nostra.
Ma qui dobbiamo ricordare una cosa: siamo dei figli privilegiati di una cultura privilegiata. Dobbiamo esserne coscienti: non c'e' peggior spreco che il privilegio che non osa riconoscersi come tale. Siamo i figli di una cultura laica che ha radici lontanissime, e che gia' 2500 anni fa si permetteva il lusso di provare pieta' per i propri nemici. Siamo i figli di una cultura che da sempre si permette il lusso di parlare contro se stessa e di mettersi continuamente in discussione. Questo non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo, dovunque siamo, altrimenti rischiamo di diventare delle schegge impazzite che commmerciano valori senza senso: merci, vangeli, schiavi. Ma poi, una volta che abbiamo ben in mente questo, dobbiamo guardare avanti: quindi i nostri fondamentalismi, quello cattolico, ma anche quello comunista, come pure quello liberale abbiamo il dovere di affrontarli. O meglio, abbiamo il dovere di affrontarci, tenendo presente che al di fuori della nostra matrice comune greco-latina questo confronto non
sarebbe neanche concepibile. E che queste, ed altre che ho omesso, componenti del nostro pensiero sono tutte a pieno titolo figlie di questa cultura. Questo il terreno di confronto, questi i nostri binari comuni. Uscirne sarebbe tragico: un treno che deraglia semina cieca distruzione e morte nera.
--- MMMR v4.50reg * The courage, the composure, the confidence;
the emotions and principles; every great and
every insignificant tought belongs not to the
individual but to the crowd; to the crowd
that believes blindly in the irresistible force
of its institutions of its morals, in the power
of its police and of its opinions
(J.Conrad, An Outpost of Progress)