di Andrea Bonanni
(Il Corriere della Sera, martedì 24 dicembre 1996)
ALLA BONINO IL TITOLO DI "PERSONALITA' DELL'UE" '96
Secondo la giuria, l'ex radicale "è riuscita a dare un'anima alla burocrazia comunitaria"
La sua carriera a Bruxelles costellata di interventi sul campo e di "violazioni al protocollo"
Bruxelles - Piove sul bagnato. La commissaria europea Emma Bonino si è vista assegnare il titolo di "personalità europea dell'anno 1996" da una giuria di giornalisti prevalentemente francesi presieduta dall'ex presidente della Commissione, Jacques Delors. L'anno scorso il premio, organizzato dalla rivista cattolica francese "La Vie", era andato al cancelliere tedesco Helmut Kohl. Quest'anno viene a consacrare l'ascesa di un personaggio assolutamente atipico sulla scena europea, che ha saputo trasferire il suo stile e i suoi metodi di attivista radicale nel mondo paludato e austero della burocrazia comunitaria.
"Emma Bonino - dice tra l'altro la motivazione del riconoscimento - ha dimostrato a una opinione pubblica europea, spesso scettica, che le istituzioni dell'Unione non sono una macchina burocratica senz'anima, ma possono e devono essere messe al servizio di una volontà politica nutrita dai valori che costituiscono le fondamenta della civilizzazione del nostro continente".
Nel momento in cui la giuria, a Parigi, decideva di conferire il riconoscimento, Emma Bonino, a Bruxelles, stava riprendendosi da un collasso che l'ha atterrata dopo 21 ore di negoziato ininterrotto sulla riduzione delle quote di pesca. L'incidente è avvenuto all'alba di venerdì scorso. "Al consiglio dei ministri Emma si è battuta fino alla fine, quando si è arrivati ad un accordo accettabile ha pronunciato il discorso conclusivo, poi è svenuta", ha riferito il suo portavoce, Filippo di Robilant. Anche questo fa parte del personaggio Bonino. Come il suo parlar chiaro, soprattutto quando ciò fa infuriare i "poteri forti" del pianeta. Come il suo voler essere sempre presente sul campo, soprattutto quando il viaggio sarebbe sconsigliato per ragioni di sicurezza o di opportunità diplomatica.
In Somalia, a Pasqua, le hanno sparato addosso ma non l'hanno colpita. In Sudan, pochi giorni dopo, non hanno avuto il coraggio di abbattere l'aereo carico di rifornimenti umanitari a bordo del quale ha forzato il blocco degli aiuti imposto dal governo di Kartum. In Birmania, quest'estate, non sono riusciti a fermarla alla frontiera e lei, munita di un visto turistico, ha potuto così fare visita alla dissidente Aun San Su Ki. In Ruanda, nel pieno del massacro, è andata di persona a visitare i profughi e a condannare ad alta voce l'inerzia degli occidentali e le incomprensibili lungaggini dell'Onu. In Bosnia è volata per portare la propria solidarietà alle vedove dei massacri serbi e a chiedere che il Tribunale per i crimini di guerra fosse finalmente messo in condizione di lavorare.
La sua carriera di commissaria è costellata di cose-che-non-si-dovrebbero-fare. Come quando si è fatta calare dall'elicottero su un peschereccio in alto mare nel pieno di qualche guerra del pesce. O quando ha accusato di "pirateria" il governo canadese che aveva sequestrato un peschereccio spagnolo. Ma lei, remando controcorrente, è riuscita a distinguersi sullo sfondo di un esecutivo comunitario ingessato da mille paure, prudenze e ossequi spesso incomprensibili. "Mentre l'Ue stenta a mettere in piedi una vera politica estera e di sicurezza comune - dice ancora la motivazione del riconoscimento - la commissaria all'azione umanitaria ha saputo, ieri nell'ex Jugoslavia e oggi nell'Africa dei Grandi Laghi, offrire dell'Europa un volto profondamente umano".
E pensare che Emma Bonino alla Commissione europea ci è arrivata quasi per caso, battendo sul filo del traguardo la candidatura di Giorgio Napolitano. Tanto inattesa era stata la sua nomina che lei, sorpresa dalla notizia mentre si trovava nel palazzo delle Nazioni Unite a New York, è arrivata in ritardo alla cerimonia dell'insediamento. Al momento di distribuire i "portafogli", il suo era praticamente inesistente: solo la tutela dei consumatori, che non disponeva neppure di una direzione generale a cui far capo. Impietosito, lo spagnolo Manuel Marin le aveva ceduto l'Ufficio per gli aiuti umanitari, che pareva essere un'altra briciola. Poi, quando la Norvegia ha deciso di non entrare nell'Unione, le hanno dato anche il portafoglio della pesca, tenuto in serbo per il commissario norvegese.
Oggi Emma Bonino è indubbiamente il commissario europeo più popolare tra i "media" internazionali. Grazie soprattutto alla sua capacità di farsi apprezzare dagli avversari. Gli inglesi la odiano dopo che li ha maltrattati in una intervista alla "BBC", ma il settimanale "The Economist", stilando le pagelle dei commissari, l'ha classificata al primo posto. In Spagna, dove ha praticamente dimezzato la flotta dei pescherecci, le vogliono dedicare strade e monumenti. E adesso questa rivista cattolica la nomina personaggio europeo dell'anno citando il suo "passato di militante" per l'aborto e la liberalizzazione delle droghe che lei ha voluto far inserire nel proprio curriculum ufficiale sfidando il buonsenso e i sarcasmi di tanti eurocrati. Che ora probabilmente si mordono la lingua.