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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 28 dicembre 1996
IL GIORNALE DI SICILIA 28 DICEMBRE 1996

QUEL FINANZIAMENTO PUBBLICO CHE PIACE SOLO AI PARTITI

La legge, votata quasi da tutti e osteggiata solo da Pannella, è stroncata dagli osservatori e forse tradisce il referendum.

Articolo di Valter Vecellio pag.2

Una legge "scandalosa"; così la definisce Marco Pannella; si ridefinisce alla legge che rintroduce il finanziamento pubblico ai partiti. Il leader radicale da qualche giorno sta conducendo un digiuno, e ha lanciato una proposta: bruciare in piazza i tre miliardi spettanti alla Lista Pannella. In realtà, il rogo non è più così certo: "Dei tre milioni di banconote da mille lire" si legge sul Corriere della Sera, "Pannella ed i suoi ne daranno alle fiamme probabilmente solo qualche decina. E questo non solo perché distruggere il denaro è reato penale, punito con il carcere a cinque anni. La nostra, spiega il leader radicale, è un'azione politica dimostrativa. Ovviamente, come sempre facciamo quando siamo protagonisti di iniziative illegali, avvertiamo le autorità perché intervengano in flagranza di reato. Serve anche per una riflessione collettiva.". Boutade di un politico e di un movimento in declino, alla ricerca di una briciola di popolarità? D'accordo, tuttavia il problema c'è. Ancora sul Corriere della Se

ra, un'intervista a Silvio Berlusconi. Al cavaliere viene chiesto: la legge sul finanziamento dei partiti, votata da tutti, non è un esempio di legge liberale: è statalista, proporzionale, consociativa. E Berlusconi risponde: "In linea di principio questa legge non piace nemmeno a me. Io sono per un finanziamento della politica affidato alla responsabilità del cittadino e del privato. Però non vivo nel paese delle favole, purtroppo; e dunque vi domando: nell'Italia del '97 preferireste che si tornasse al sistema di prima, all'esigenza dei partiti di finanziarsi con le tangenti? Un partito deve avere sedi e collaboratori, deve organizzare convegni e congressi, deve promozionare le sue idee e i suoi programmi. La politica è un costo della democrazia". Discorso ineccepibile. Ma si può obiettare che si poteva varare una legge simile a quella di cui si sono dotati altri paesi in Europa. Ci pensa il Messaggero a chiarire come si fa in germani (agevolazioni fiscali per contributi privati; somme erogate dallo Stato

entro limiti predeterminati; finanziamenti alle fondazioni culturali collegate ai partiti); o alla Spagna finanziamento per le spese di gestione e, in parte, per le spese sostenute in campagna elettorale); o in Belgio, Francia, Gran Bretagna...

E' stata invece approvata una legge che - osserva Angelo Panebianco, politologo - "ci riporta spensieratamente al passato". In un editoriale pubblicato sul Corriere della Sera, Panebianco si chiede per quale ragione Pds e Forza Italia abbiano votato "questa incredibile legge... in questa forma". era lecito, scrive Panebianco, "aspettarsi che le forze maggiori partorissero una legge (e le imponessero alle forze minori) dotata di due caratteristiche: in primo luogo, una legge che non tradisse la lettera del referendum che introdusse il sistema maggioritario e che, pertanto, fosse ispirata a principi opposti a quelli che dominavano la politica dell'epoca della proporzionale. Nulla di tutto questo". Picchia duro, Panebianco: la legge "rispecchia la stessa mentalità, partitocratica e proporzionalistica, che era imperante negli anni Settanta... Nella sua parte più qualificata dice che i cittadini possono finanziare il sistema dei partiti (non il partito che preferiscono), indicando a tal fine la destinazione del

quattro per mille e che poi la somma complessiva verrà ripartita proporzionalmente fra i partiti rappresentati in Parlamento. Complimenti vivissimi. Ci vuole davvero un talentaccio per escogitare un sistema simile...". Era logico che venisse varata una legge che non tradisse lo spirito del referendum che introdusse il sistema maggioritario e che, pertanto, fosse ispirato a principi opposti a quelli che dominavano la politica - e anche il suo finanziamento - nell'epoca della proporzionale. Nulla di tutto questo...". Chi spezza una lancia a favore della legge è Rodolfo Brancoli. L'ex direttore del Tg1, quand'era corrispondente negli Stati Uniti, ha lungamente analizzato i sistemi di finanziamento per la politica dedicando alla questione un paio di liberi di successo. Brancoli sull'Unità contesta che il finanziamento tramite l'Irpef sia coercitivo ed obbligatorio, come da molte parti è stato definito. "Ci si chiede per quale motivo un cittadino debba finanziare tutti i partiti, anche quelli più lontani dal suo

. La risposta più ovvia è che il cittadino non 'deve' fare niente del genere" scrive. "Al contrario, ha la possibilità di finanziare esclusivamente la propria formazione politica ed è incoraggiato a farlo con una detrazione, prima inesistente...". E tuttavia anche Brancoli non si nasconde che la legge presenta numerose pecche: "Se si guarda i bilanci dei partiti per il 1994 e il 1995 si nota sempre uno scarto sensibile tra spese elettorali e somme incassate a titolo di momento in cui riprende il finanziamento pubblico dei partiti il minimo che si dovrebbe fare è di eliminare questa possibilità di 'cresta'. E andrebbero egualmente eliminate, o quantomeno fortemente ridimensionate, forme indirette di sostegno come il finanziamento alla stampa di partito". Morale: Pannella e i suoi radicali non avranno ragione. Ma si può davvero dire che abbiano torto?

 
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