PALADIN: PRESSIONI SULLA CONSULTA? NON L'ESCLUDOdi M. Antonietta Calabrò
(Il Corriere della Sera, lunedì 30 dicembre 1996)
Roma - "Mi ricordo che nell'81, dopo che la Consulta aveva deciso sull'ammissibilità di alcuni referendum, l'allora presidente Leonetto Amadei venne dipinto in una vignetta con dei dadi al posto degli occhi, perché si pensava che la Corte avesse giudicato un po' a caso... Il riferimento non era affatto accidentale: in quell'occasione, il collegio era spaccato a metà e il voto del presidente fu più volte determinante. La Corte, allora come oggi, si trovava a disporre di quattordici componenti. Con questo non voglio dire che il voto di Clemente Granata, a gennaio, sarà di nuovo decisivo, ma potrebbe anche darsi". Livio Paladin, ordinario di diritto costituzionale ed ex presidente dell'Alta Corte, prevede che la decisione della Consulta sulla nuova ondata referendaria sarà presa al 'rush' finale.
D. E' una decisione imminente? E che cosa accadrà?
R. Non è detto che sia una decisione così prossima. Penso anzi che i giudici costituzionali non se la caveranno tanto presto. Direi che cercheranno di utilizzare tutto il tempo che hanno a disposizione e che quindi non si abbia il voto prima della fine di gennaio. E non solo per il numero elevatissimo dei quesiti. Questa volta non c'è solo un problema quantitativo.
D. E allora qual è il cuore del problema?
R. La Corte sembra aver preso l'impegno di coordinare meglio le sue decisioni, rispetto a quanto è avvenuto nel passato, per evitare certe contraddizioni che purtroppo si sono verificate fra le diverse decisioni di ammissibilità dei quesiti referendari. Alcune ordinanze di inammissibilità sono state motivate in un certo modo, altre in modo diverso sebbene i casi fossero analoghi...
D. Insomma la Consulta cercherà di tenere conto delle critiche che le sono state rivolte dai promotori dei referendum?
R. Non so fino a che punto la Corte potrà farlo. Eppure posso dire che nel seminario annuale di studio che si è svolto nel luglio scorso, a Palazzo della Consulta, mi è parso che si prendesse un impegno in questo senso, sia pure per bocca dell'ex presidente Ferri che non rappresentava tutti i colleghi attuali.
D. Chi ha partecipato a questo seminario?
R. I giudici della Corte e parecchi costituzionalisti: io ho svolto una relazione e poi c'è stato un approfondito dibattito.
D. Quanti referendum resteranno in piedi?
R. Previsioni non sono facili in questa materia. Stando ai precedenti, alcuni referendum dovrebbero cadere, ma altri comportano problemi che la Corte dovrà affrontare per la prima volta, come quello che riguarda l'Ordine dei giornalisti.
D. Professore, allarghiamo il campo... Perché l'istituto del referendum ha assunto una così grande importanza? A causa del sistema politico bloccato?
R. Evidentemente anche per questo motivo: però bisogna ricordare che ondate referendarie ci sono state anche nel '78, nell'81, in anni cioè in cui il Parlamento legiferava molto più di quanto non riesca a fare oggi.
D. Allora è una via italiana alla democrazia?
R. Sì, se così si può dire.
D. Nel suo ricordo di presidente, era una grande angoscia dover decidere sui referendum?
R. Direi di sì, perché è questo il momento in cui la Corte finisce per essere più vicina alla politica quotidiana. o se si vuole al quotidiano della politica.
D. Ma pressioni politiche sulla Corte in occasione dei referendum ci sono oppure no?
R. Non posso escludere che altri giudici abbiano avuto contatti con la politica. Per quanto mi riguarda, pur essendo stato relatore di questioni molto importanti, non sono mai stato avvicinato da nessuno.
D. I radicali vogliono presentare un ricorso contro la nuova legge sul finanziamento dei partiti invocando l'esito del referendum popolare del '93. Questa protesta è fondata?
R. Distinguerei molto nettamente il profilo della opportunità politica da quello riguardante la legittimità costituzionale. Un referendum non può essere caricato di significati giuridici senza limitazioni temporali. Se noi ritenessimo che mai il Parlamento possa contraddire un referendum, allora vorrebbe dire che un referendum, almeno come effetto preclusivo, vale in eterno. Costantino Mortati, uno dei padri della Costituzione, affermava invece che il discrimine è fissato dallo svolgimento delle elezioni politiche. In questo caso ci sono state addirittura due elezioni politiche generali.