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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 31 dicembre 1996
"IO ACCUSO": PANNELLA FURIOSO CONTRO I SOLDI PUBBLICI AI PARTITI
STORIA DELLA SETTIMANA: I 20 REFERENDUM

SONO IMMORTALE E VI FARO' VEDERE I SORCI VERDI

Intervista con Marco Pannella di Giampiero Mughini

(Panorama, 9 gennaio 1997, pagg. 15/19, con richiamo in copertina)

Furioso contro la legge sui soldi pubblici ai partiti e scatenato con chi ignora la campagna referendaria

Così il più indistruttibile dei leader riparte in quarta

Secondo me è immortale. Se un altro, uno che non fosse Marco Pannella, avesse inciampato alle ultime elezioni su quella percentuale di voti inferiore al 2 per cento, tanto da non avere in Parlamento più alcun suo rappresentante; se un altro stesse a fumare 60 sigarette al giorno, cui vanno assommati 25 mezzi sigari toscani, e questo dopo aver fatto in vita sua 11 scioperi della sete che gli hanno mandato all'aria il metabolismo; se un altro dormisse come dorme lui, le ore che può e quando può; se un altro fosse tutto questo e facesse tutto questo, sarebbe fisicamente e politicamente morto e distrutto. Lui invece è ancora in prima fila, e fortissimamente vuole che al primo posto dell'agenda politica siano messi i 20 referendum a proporre i quali i radicali hanno raccolto 12 milioni di firme. A gennaio la Corte costituzionale deciderà quali sì e quali no. Lui dice che è il maggiore programma di alternativa liberale mai scaraventato in campo negli ultimi quarant'anni di storia politica italiana. E adesso che ha

scatenato la battaglia contro quelli che, colpevoli di avere architettato la nuova legge sul finanziamento pubblico dei partiti, lui chiama "banditi e ladri di legalità", Pannella ricorre alla più classica delle sue armi di guerra: il digiuno.

D. Pannella, "banditi" non le sembra un epiteto troppo pesante?

R. Chi ha concepito questo atto di violenza contro l'87 per cento degli elettori che nel 1993 bocciarono il finanziamento pubblico dei partiti ha fatto uso di una tecnica degna di una banda di gangster. E invito formalmente il presidente Scalfaro a non firmare una legge che va contro la Costituzione e la legalità.

D. Lei lamenta l'indifferenza dei mass media alla sua campagna referendaria. Il fatto è che l'elettorato italiano è stanco dei referendum a pioggia, referendum oltretutto solo abrogativi e che talvolta aumentano la confusione anziché ridurla. Né tutte le questioni possono essere tranciate con un sì o con un no, come impone il modulo referendario. Ricordo che all'ultima tornata referendaria letteralmente non capivo una buona parte dei quesiti che mi erano posti.

R. Non è vero affatto che ci sia la stanchezza di cui lei dice. All'ultima tornata referendaria ha votato il 60 per cento degli elettori, più che al secondo turno delle ultime amministrative. I referendum sono il sale di una democrazia matura. Negli ultimissimi anni ne sono stati votati 75 in California e ben 120 in Svizzera.

D. Questa volta nel mucchio referendario avete messo mezzo mondo: la legalizzazione delle droghe leggere, la riforma elettorale, la smilitarizzazione della Guardia di finanza. In questo modo ciascun referendum viene annacquato dagli altri. Non è come ai tempi del divorzio o dei quattro punti di scala mobile, quando l'attenzione di tutti era concentrata su un punto unico e decisivo.

R. Se fosse così, se i 20 referendum si annacquano a vicenda, allora perché voi nei giornali non scegliete quello che vi appare il più importante e concentrate l'informazione su quello? E invece la cappa di piombo del silenzio è caduta su tutti e 20 i referendum. Perché Paolo Mieli sul 'Corriere della Sera' non fa fare degli articoli sui referendum in materia elettorale, che cambieranno l'esito delle prossime elezioni? Ci sono trasmissioni tv che si occupano dei problemi su cui intende agire uno dei nostri referendum e nessuno di noi viene invitato. Ha mai visto ospite da qualche parte il direttore di Radio Radicale, che ha più ascolti della terza rete radiofonica della Rai? E perché un giornalista acuto come Filippo Ceccarelli sfotte l'oratore radicale che alle 3 del mattino sta parlando a Roma, in largo dei Lombardi, a due o tre persone, ignorando che quelle sue parole sono trasmesse da Radio Radicale e dunque a un pubblico potenziale di 100 mila persone?

D. La accusano di fare tutta questa grancassa per riguadagnare uno spazio e un'immagine perduti dopo le elezioni, quando la lista con la sigla sua e di Vittorio Sgarbi non arrivò al 2 per cento.

R. Lo dicono da quarant'anni che tutto quello che faccio lo faccio per farmi notare...

D. E' certo che è fallita la collaborazione o stimolazione che, a partire dalle elezioni del 1994, lei aveva tentato nei confronti del Polo. La collaborazione è stata misera e la stimolazione non c'è stata. A quel che è uno dei vostri referendum più significativi, la legalizzazione delle droghe leggere, il Polo ha opposto un muro, e tutto al contrario di quanto avviene nello schieramento di centrosinistra, dove si sono fatte numerose le voci a favore della legalizzazione, innanzitutto quella di Massimo D'Alema.

R. Non è vero affatto che la gente del Polo si sia schierata compattamente contro quel referendum. Ho fatto dei comizi ai giovani di An, la cui stragrande maggioranza è appassionatamente dalla mia parte. Fra i leader di Forza Italia sono dalla mia parte Antonio Martino e Giovanni Micciché. E neppure è vero che la mia collaborazione col Polo fosse così netta e totale. Alle elezioni del 1994 mi sono presentato contro Gianfranco Fini in un collegio dei Parioli. Certo non potevo stare dalla parte dei grandi giornali della Fiat, dalla parte delle corporazioni sindacali, dalla parte del partito dei giudici, dalla parte di un epifenomeno come Leoluca Orlando o di un giustizialista-fascista come Michele Santoro.

D. Lei è rimasto deluso da Silvio Berlusconi politico?

R. Il Berlusca è felice quando può fare delle cose perfettamente inutili, tipo la Bicamerale. M'ero augurato che l'apprendistato politico di Berlusconi dovesse durare più o meno sei mesi. Purtroppo dopo quei sei mesi il suo è stato un capolavoro di insipienza politica, la cui ultima espressione è questo tentativo di inciucio con D'Alema, un'operazione che adesso sostengono gli intellettuali liberali di Forza Italia. Da Lucio Colletti a Marcello Pera, sono improvvisamente tutti diventati professori di machiavellismo.

D. Eppure, a voler usare un'immagine d'uso corrente, D'Alema è il tipo di uomo dal quale compreresti senz'altro un'auto usato.

R. Lo è, sono d'accordo che lo è. Anche il fascismo era pieno di uomini dai quali avresti potuto comprare un'auto usata, i Gentile, i Rocco, i Bottai. Ma non è di questo che si tratta. Possibile che il leader che s'è pentito di esser venuto da quella parte politica che ha costituito un pericolo mortale per l'umanità sia oggi quello che guida una politica di tipo opposto, di tipo liberale?

D. Tra il Polo e l'Ulivo, qual è oggi il punto geometrico in cui lei si situa?

R. A parte che da lei mi sarei aspettato maggiore attenzione all'esprit de finesse che non all'esprit de géométrie, quel punto geometrico non esiste. Io mi situo lì dove sono i 12 milioni di elettori che hanno chiesto i referendum, lì dove sono i 30 mila volontari che hanno saputo "fare i tavolini" e che hanno reso possibile la campagna referendaria. Tenace come un vecchio arteriosclerotico, mi situo lì dove sono da quarant'anni, lì dov'è l'alternativa liberale alla maniera di Gaetano Salvemini e dei fratelli Rosselli.

D. Pannella, lei ha promesso di sciogliere al più presto i club Pannella. La accusano di avere una specie di libidine per l'autodistruzione, per togliere di mezzo qualsiasi istituto od organizzazione che medi tra lei e l'opinione pubblica. La accusano di divorare, alla maniera di Saturno, i suoi figli, da Massimo Teodori a Francesco Rutelli, a Marco Taradash.

R. Quest'ultima è una stupidaggine grande quanto una casa. Ho già contestato la tesi di cui lei parla, e che Teodori ha espresso nel suo libro su di me pubblicato da Marsilio. Gli ho risposto che siamo stati assieme quasi quarant'anni e che non mi sembra poco. Continuo ad avere ottimi rapporti con Taradash e con Rutelli. Per adesso Rutelli ha deciso di ubicarsi politicamente e culturalmente in modo più conforme di quanto faccia io, ma questo non altera in nulla i nostri rapporti umani e politici. Francesco è tuttora iscritto al Partito radicale.

D. E a proposito di Rutelli sindaco, lei è a favore o contro il suo progetto di organizzare a Roma le olimpiadi del 2004?

R. Non sono né a favore né contro. Aspetto e cerco di capire.

D. Essere e fare il Marco Pannella è una passione o non anche un vizio?

R. Non è nemmeno un mestiere.

D. Non fosse stato Pannella, chi avrebbe voluto essere?

R. Non ho mai divagato dall'essere Pannella. Avessi fatto l'avvocato o il giornalista, per dire mestieri che mi sarebbero piaciuti, mi sarei comunque espresso alla maniera in cui mi esprimo da politico. Non ho sofferenze né rancori verso quello che ho fatto; solo mi dispiace che non mi abbiano consentito d'essere più utile a questo Paese. Purtroppo mi è stato precluso tutto.

 
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