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Donvito Vincenzo - 4 gennaio 1997
LEZIONI DI GIORNALISMO

DA "IL GIORNALE" DI OGGI SABATO 4 GENNAIO

Forcaioli contro lapidatori

dl Vlttorio Feltri

I lettori sanno che ho la catti va abitudine di discuter con loro - apertamente - anche le scelte del Giomale. Quindi non si stupiranno se anche questa volta raccontero' perche' ho (abbiamo) deciso di non dar evidenza alla lettera di Maria Rosa Berdini, sunteggiandola e censurando alcune parti francamente imbarazzanti. Maria Rosa Berdini e' la sorella di Maria Letizia (la signora che è stata uccisa da assassini ancora ignoti con un lancio di pietre da un cavalcavia dell'autostrada) e ha tutto il diritto, credo, di covare rancore e addirittura odio, insomma i sentimnti più lividi verso chi ha stroncato la vita di una ersona a a lei tanto cara. Ripeto ha tutto il diritto di farlo, perche' le sue motivazioni sono molto forti. Ma questo non significa che alle sue parole infuocate e a tratti deliranti i giornali e le Tv dovessero offrire il massimo della pubblicita'.

Espresisoni come "vi torturero'", "non avro' pieta'", "vi perseguitero'" e "vi maledico" manifestano perfettamente lo stato d'animo dei familiari della vittima, e sono gisutificabili. Provare a vedersi ammazzare una sorella da un gruppo di intronati al nulla che hanno dentro, i quali, per evadere dalla noia e illudersi di dare senso alla loro esistenza marginale, lapidando i passegeri delle macchine, e poi scappano.

Ma trasformare lo sfogo legittimo una donna che soffre in una notizia e' un'operazione sterile, se non offensiva delle coscienze, come elevare un discorso blasfemo a dignita' teologica. Senza contare che l'astio e il livore diffusi a mezzo stampa, e non mediati da un filtro critico, sono moltiplicatori di furore cieco e non aiutano ne' a catturare gli omicidi ne', tantomeno, a fare giustizia.

Quando il caporedattore delle nostre Cronache italiane, Nicola Forciguano', mi ha informato della missiva scritta da Maria Rosa Berdini, pur comprendendo l'esacerbazione che l'aveva ispirata, mi sono sentito a disagio. Ho lininaginato che altri quotidiani l'avrebbero giornalisticamente sfruttata per altri servizi sui lanciatori di sassi, pero' ho preferito disporre che fosse ridotta a una breve nota. In quel momento ho colto sul volto di Forcignano' un segno di disapprovazione, ma ho fatto finta di niente. Nei giorni successivi ho constatato che avevo avuto ragione. Non solo le frasi piu' rabbrividenti della lettera sono finite nei titoli (»Bestie senza cuore, v i torturero' , La Stampa), ma e' scattata la corsa a chi odia di più, a chi e' piu' fantasioso nel proporre le sevizie idonee a vendicare in modo congruo la morte della giovane sposa.

Il filosofo Gianni Vattimo, di solito pacato ed elegante editorialista, a cui la sinistra ha rilasciato da tempo certificato d'appartenenza al miglior progressismo italiano, nel commentare il rabbioso messaggio ha aggiunto, di suo, una dose sor prendente di ferocia: »...la sola cosa che ci viene in mente e' che forse si dovrebbero restaurare le pene colporali piu' dure inventate genialmente dall'umanita' del passato: frustate, sofferenze fisiche divario tipo, isolamento in celle buie, lavori forzati . Però, che gentilezza d'animo, questa olivella, che si affretta poi a precisare che lui e' cristiano e un po' si vergogna a dire simili bischerate. Pero' quanno ce vo' ce vo'. Non si rende conto, Vattimo, che ogni delitto, specialmente per chi lo subisce, sarebbe si' meritevole di essere punito con la legge del taglione, occhio per occhio, ma che l'uomo, da quando e' uscito dalla foresta e convive con i suoi simili, ha sempre cercato di distinguere fra vendetta e giustizia?

In fondo la differenza fra una società tribale e sanguinaria e un Paese civile e' che nel Paese civile c'e' (o dovrebbe esserci) lo Stato di diritto, che prevede processi e pene umane per chi ha commesso un reato, e rifugge da ogni forma di linciaggio, anche morale. L'interrogativo e' sempre lo stesso: siamo cittadini o belve? Se siamo cittadini e' bene che evitiamo di evocare e rimpiangere i roghi e i supplizi. Atrimenti, alla flne, rivaluteremo anche i gulag e i lager che in fondo erano abbastauza efficaci.

Anche Vittorio Messori, eccellente scrittore cattolico, altro signore riflessivo, sui Corriere della Sera ha affrontato la questione con virulenza eccessiva: »...bisognerebbe mettere una bella serie di forche nel punto esatto in cui Sono stati lanciati i sassi. Quindi procedere all'impiccagione e dare ai parenti della. vittima il diritto di inflerire sui cadaveri . Senza dubbio, un giudizio sereno. Se queste sono le opinioni dei colti e degli intelligenti, perche' meravigliarsi poi se tre imbecilli ammazzano a sassate una donna? Mi sembra coerente col clima generale.

 
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