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Partito Radicale Rinascimento - 6 gennaio 1997
Articolo di Gianni Baget Bozzo apparso su 'Il Giornale' del 6-1-1997

L'opposizione dialoghi con il Pds per abbattere il regime dell'Ulivo. Le manovre per la riforma della Costituzione.

Cominciano le manovre per la commissione parlamentare per la riforma della Costttuzione. L'intervento di Massimo D'Alema è rivolto a Gianfranco Fini e lo rassicura: il governo delle grandi intese non è in vista, sarebbe la semplice combinazione tra un pezzo del Polo e un pezzo delI'Ulrvo e scompaginerebbe i due poli. Se »governissrmo dovesse esserci esso includerebbe Alleanza nazionale e Rifondazione comunista. II disegno del governo di »garanzia della libertà , come il leader di Forza Italia lo ha definito, è rifiutato dal Pds. II Pds considera una ipotesi di governo di salute pubblica che non ha evidentemente possibilità politica e sarebbe un governo dei veti incrociati. Con questo D'Alema dice di non considerare alcuna alternativa al governo Prodi: lo dice certamente a malincuore perché il Pds è stretto tra Scalfaro, i Popolari, Rifondazione e i sindacati. L'idea di entrare in Europa con questi condizionamenti fa sorridere.

L'alleanza tra un partito postdemocristiano e uno che teorizza il ritorno del comunismo, manda persino una delegazione nel Chiapas al comandante Marcos, approvando il suo collegamento con Internet è una realtà che non ha riscontro in alcuna situazione europea. Come pensare il tempo della mondializzazione legato a forze che ha rifiutato? Ma ciò significaa che man mano che si distenderà sul nostro Paese il peso della politica fiscale del governo Prodi si sentirà il costo del rifiuto della realtà che pesa su forze legate al passato quando esso è ben morto.

I governo Prodi vuole governare senza Parlamento e al limite senza il consenso della dimensione privata dell'economia che sostiene il tutto. Per questo la modifica del regolamento della Camera è importante per il presidente Violante, che occupa quel posto per riformare il regolamento, garantendo la corsia preferenziale al governo e consentendo all'opposizione un dibattito a tempo limitato. L'opposizione ha lo scopo di impedire il consolidamento di un regime, che vuole veramente portare in Europa un Paese morto, perché pensa che i morti non parlino. D'Alema vuole che Fini si impegni per la bicamerale a scatola chiusa, cioè senza che esista un accordo di disegno costituzionale previo, che possa configurare nella commissione bicamerale una maggioranza diversa dal governo Prodi: possibile questa maggioranza? Bertinotti ha già collegato la commissione biacamerale e il governo, dichiarando che, in caso di solazioni presidenzialiste Rifondazione comunista aprirebbe la crisi. Si corre dalle parole ai fatti: ma è cer

to che il Pds è prigioniero della maggioranza. E sa che stare al governo gli consente di piazzare uomini suoi nei vertici burocratici, cioè completare quello che manca al radicamento postcomunista nella cultura e nel sociale: il controllo dell'amministrazione pubblica.

D'AIema non è dunque in grado di firmare alcuna preintesa istituzionale. Tuttavia Fini deve ricordare che è il Polo e non la maeggioranza, a volere lá riforma della Costituzione. Un ricorso alla Costituente sarebbe l'ideale, ma occorrerebbe che una legge costituzionale sospendesse l'articolo 138, per cui la riforma della Costituzione spetta al Parlamento. Berlusconi era il primo firmatario di una mozione in questo senso, ma essa giace dinanzi alla commissione per gli affari costituzionali della Camera. La maggioranza parla di riforma costituzionale per poter nascondere la verità: la prima Repubblica è stata restaurata con i suoi vecchi partiti nella coalizione dell'Ulivo. Può essere che la Commissione bicamerale possa servire a dimostrare che è proprio così, che i partiti della maggioranza non voeliono le riforme. Ma in essa il Polo combatterebbe sul suo terreno. Qualunque sia l'esito della bicamerale, la lotta delI'opposizione non può non essere tesa alla caduta del regime che si sta instaurando.

 
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