io non sono un tavolinaro, perche' l'accezione congressuale e romana del termine fa cagare. Sono, come te Laura, un attivo sostenitore della liberta' e dell'organizzazione per raggiungere e vivere la liberta'.Non sono un intellettuale nell'accezione italiota del termine, e quindi privilegio il confronto e la verifica continua con gli interlocutori della nostra azione politica, i cittadini. E lo faccio attraverso gli strumenti che un movimento minoritario puo' avere a disposizione: tavoli, incontri, azioni dirette, informazione in generale.
A differenza dei tavolinari di cui sopra, non delego a nessuno la mia scelta delle motivazioni dell'essere dove sono. Spiego meglio. Sai cosa mi hanno risposto diversi tavolinari in largo dei Lombardi quando ho fatto notare loro che stavano raccogliendo firme su una petizione contro il finanziamento pubblico rivolta al Presidente della Camera perche' non facesse discutere la proposta di legge, e questo quando la legge era stata gia' approvata e gia' si raccoglievano firme per chiedere a Scalfaro di fare cio' che poi ha fatto? Mi hanno risposto che non era compito loro stare attenti a questi particolari. In verita' erano un po' imbarazzati nel dirmelo, ma me lo hanno detto.
Ecco, Laura, questi sono i tavolinari. Con cui c'e' da incazzarsi molto. Soprattutto con loro e poi con i loro presunti capi.
Credi che io possa accettare su di me una definizione simile? Ed e' giusto anche incazzarsi con loro, perche' come me e te sono volontari, idealisti e con tanta voglia di lottare per la liberta'.
Comunque, vista la situazione romana, se tavolinari deve servire a distinguerli dagli stipendiati stanchi che si tirano i coltelli alle spalle e che sono una genia con una certa diffusione negli ambienti "argentini" .... ben venga questa distinzione.
Comunque non te la voglio menare piu' di tanto. Ma ti voglio rassicurare che quando mi rivolgo a te in maniera pesante e provocatoria (ex e altre amenita' simili), faccio proprio sul serio. Quello che dico lo penso, e siccome so chi sei, manifesti apertamente i tuoi pensieri, non ti vergogni della tua capacita' e incapacita', non vedo perche' non dovrei essere sincero con te. Sei una mia compagna di lotta che sta pigreggiando rasentando quella che Pannella chiama complicita' con il regime (per usare parole dolci), e mi sento ben motivato nel stimolarti a modificare la tua inazione, e non posso certo farlo blandendoti sulle tue debolezzd. Nella mia testolina e nei miei sentimenti libertari, io questo lo chiamo amore. Altri la chiamano stronzaggine. Non so chi abbia ragione, anche se credo che -a parte le situazione in cui primeggia la morte- la ragione non esista mai oggettivamente.