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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 7 gennaio 1997
Articolo pubblicato sul quotidiano 'L'Opinione' il 7-6-1997 (prima pagina)
I REFERENDUM E LA CONSULTA "ULIVIZZATA".

Qualche giornale e qualche tv si sta sve gliando. Dando finalmente un senso alla lunga maratona oratoria dei Riformatori e alle battaglie di Marco Pannella, i mass media si sono accorti che esistono una trentina di referendum in attesa del responso della Corte Costituzionale. Malgrado siano finalmente riusciti a bucare il muro del silenzio, però, i radicali non sono affatto ottimisti. L'esperienza li mette in guardia. La regola aurea infatti è quel la del fifty fifty: metà dei quesiti viene bloccata, l'altra metà graziata. Questa volta la mannaia sembra destinata a colpire più pesante.Per una serie di motivi: tanto per cominciare alcuni dei referendum (per esempio quelli elettorali e quelli sulla giustizia) sono identici a quelli che la Consulta aveva già bocciato nel 1995. Per salvarli, la Corte dovrebbe capovolgere la sua giurisprudenza, il che, con questi chiari di luna, sembra davvero improbabile. Solo un forte orientamento referendario del mondo politico che conta potrebbe convincere i giudici costituzi

onali ad un gioco più morbido. I partiti, invece, in questi giorni mostrano non poca irritazione nei confronti dell'ondata referendaria e si preparano a portare in parlamento proposte per ridimensionare lo stesso istituto referendario.

Pessimo presagio per gli attuali quesiti. A questo genere di segnali, infatti, Palazzo della Consulta è da sempre molto sensibile L'opposizione di questo o quel partito ha por tato la Corte costituzionale a bocciare più di diciassette quesiti dal 75 ad oggi: salvando (forse non è una coincidenza) le proposte che avevano l'appoggio di ambienti politici ed economici. Cosi è stato per Mario Segni, che bussò alla porta della Consulta accompagnato da buona parte del Parlamento e dal "placet" della Confindustria.

Insomma, sia per la composizione (per un terzo devoluta al voto parlamentare), sia per il clima istituzionale in cui è stata chiamata ad operare, la Corte ha assunto un ruolo di sapore politico sempre più deciso. Ed ora, dopo la nomina da parte del presidente della Repubblica dei giudici Gustavo Zagrebelsky, Piero Alberto Capotosti e Guido Neppi Modona, la Consulta ha assunto sembianze quanto mai "ulivizzate" e, in linea di massima, antireferendarie. Zagrebelsky ha giurato il 13 settembre, gli altri il 6 novembre. Resteranno in carica fino al 2005, ben oltre il mandato di Scalfaro e di questo Parlamento. I tre non hanno mai fatto mistero delle loro simpatie politiche e delle loro amicizie eccellenti. Prima fra tutte, quella con Luciano Violante, ex magistrato d'assalto nella Torino degIi anni Settanta. Non serve andare cosi indietro nel tempo per scoprire le inclinazioni di Capotosti. Gli ultimi anni li ha trascorsi alla guida del Csm. Una tavola rotonda sbilanciata sulle posizioni delle correnti togate di s

inistra, da Magistratura democratica a Movimenti riuniti. Negli anni del dopo Tangentopoli, Capotosti è stato travolto dallo scontro tra potere politico e potere giudiziario. E' sotto la sua vicepresidenza che il Csm ha deciso di avviare il clamoroso procedimento disciplinare a carico dell'allora procuratore capo di Roma, Michele Coiro. Fresca di nomina presidenziale anche Fernanda Contri, la prima donna a sedere sui banchi della Consulta. Ha giurato il 6 novembre. Dopo un mandato al Csm, ha intrapreso la carriera politica, sempre in governi "tecnici" appoggiati dal centro sinistra. Prima segretario generale di Palazzo Chigi nell'esecutivo guidato da Giuliano Amato, poi ministro degli Affari sociali sotto Carlo Azeglio Ciampi.

Si arriva, infine, a Giuliano Vassalli (anche lui indicato dal capo dello Stato), il più anziano componente della Corte Costituzionale. Dal Fronte di liberazione nazionale, è arrivato a Montecitorio nel 1968. Eletto nelle liste del Partito Socialista, approda al Senato nella nona legislatura. Nell'87 firma, in veste di Guardasigilli, il nuovo codice di procedura penale tuttora in vigore.

Più facile, ovviamente, individuare le correnti di appartenenza dei cinque giudici costituzionali nominati dal Parlamento in seduta comune. Di fatto, dovrebbero rispecchiare i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione. Ma, per ora, il Polo è riuscito a strappare soltanto la nomina di Carlo Mezzanotte, giurista vicino a Forza Italia. Sempre di indicazione parlamentare, Valerio Onida, Francesco Guizzi, e Cesare Mirabelli (già vice presidente del Csm e incaricato di stendere la relazione sul quesito che riguarda il sistema elettorale proprio del Csm). Sul primo, nel gennaio del '96, si è concentrata 1'attenzione dell'Ulivo che, con 615 voti, lo ha portato a Palazzo della Consulta. Amico di vecchia data con il pidiessino Franco Bassanini, Onida è uno dei fondatori della rivista "Reset", diretta da Giancarlo Bosetti e voce degli intellettuali vicini alla sinistra. Vero e proprio militante dell'ex Partito Socialista è, invece, Guizzi. Iscritto dal 1952, ha ricoperto cariche nazionali già nel movimento giovan

ile. Dall'87, anno in cui viene eletto al Senato, presiede la comrnissione nazionale di garanzia ed entra nella direzione del Psi. Toccherà a lui la relazione sulI'abolizione della quota proporzionale di Camera e Senato. I referendum, cioè, più invisi al Quirinale.

 
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