MILIO: PENTITI, LA LEGGE CHE VORREI
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"Sto dalla parte di tutte le Tine Montinaro d'Italia, che sono tante, e dissento dal procuratore di Palermo Caselli che insegue assassini infischiandosene del prezzo morale da pagare". A parlare cosi è Piero Milio, penalista siciliano e senatore della Lista Pannella, un avvocato che, in trincea contro la mafia, ha difeso anche alcuni pentiti. E, racconta, ne difende ancora: "Si tratta di persone che non posso citare per motivi di sicurezza. In passato, ho assistito il pentito Li Pera e l'ex sindaco Giaccone che, in seguito, arrivò ad accusare me e il giudice Falcone". Insomma, Milio sa bene cosa significa avere a che fare con i collaboratori di giustizia. "Sono sempre presente agli interrogatori rileva sempre. Non come certi colleghi che, ad un certo punto, si allontanano per motivi inderogabili...."
Ma, al di là dell'ironia di pirandelliana memoria, il senatore radicale delinea il problema dei pentiti con disarmante semplicità: "Chi vuole collaborare, non deve farlo a suon di proclami ma solo con la certezza di uno sconto di pena. Il che significa riscontri giudiziari non soltanto sulle sue dichiarazioni ma sull'intera vicenda penale che riguarda l'imputato. La tutela fisica deve scattare da subito, per motivi d'opportunità ma solo dopo la condanna ridotta ed il carcere prescritto, il pentito potrà usufruire di contributi finanziari, di una diversa identità per sé e per i suoi familiari". Detto così sembra estremamente facile. "In teoria, lo è; ammette Milio e il modello da emulare esiste già: quello americano, che stabilisce una netta divisione tra servizio di protezione e trattamento giudiziario. In tale contesto il pentito sa che non sarà subito libero e che la pena verrà ridotta in proporzione alla sua utilità processuale".
Ma come si può decidere dell'utilità processuale di un collaboratore evitando che qualche pubblico ministero tenti di strumentalizzarlo? "Anche qui, la soluzione è semplice spiega il penalista dire basta ai pagamenti miliardari e rendere effettivi i riscontri giudiziari significa provocare nel potenziate pentito una riflessione sull'opportunità della possibile collaborazione. In altre parole, deve chiedersi se è davvero conveniente confessare . E' grazie ad un sistema più restrittivo, osserva Milio "che in America i pentiti si riducono a circa trecento, mentre in Italia sono mille". E ricorda, in tal senso, il collaborante Buscetta nei primi tempi delle sue rivelazioni "che si decise a parlare senza grandi promesse. Ma a gestirlo, va detto, c'era Giovanni Falcone".
Al momento, sul tema dei collaboratori di giustizia, il dibattito politico è inesistente. "Lo so che molti dicono il contrario afferma il senatore ma posso assicurare che, oltre alle parole eclatanti pronunciate in qualche convegno, non si è approdati da nessuna parte". Milio se la prende con il Polo, suo schieramento di riferimento: "La destra non ha un suo progetto organico sull'argomento, come peraltro la sinistra, anche a causa dei contrasti ideologici sul tema che persistono tra An e Forza Italia. Tanto è vero che, comunque vada la vicenda referendaria, penso seriamente ad una proposta mia sulla revisione della legge sui pentiti". Milio intende puntare al cuore del problema, con un testo composto da pochi articoli: chiari e incisivi. "Quello che non deve più accadere dichiara il penalista è la trasformazione del pentito in un consulente della magistratura, come succede ormai d'abitudine. II pm, a mio parere, dovrebbe limitarsi ad ascoltare e, in caso di violazione degli impegni stabiliti con lo
Stato per la sue collaborazione, sanzionare il comportamento illecito. Ma vorrei che, a valutare le dichiarazioni, ci pensasse il giudice". Con questo cambiamento, che difficilmente verrà accettato dalla corporazione delle toghe, nessun collaboratore potrà rifiutarsi di parlare ai processi, fatto che si verifica quasi sempre. "Soprattutto conclude Milio le promesse in camera caritatis e le fughe di notizie non potranno più ripetersi". La diagnosi e la cure sembrano ottimali rispetto alla patologia, ma chissà se i Caselli d'Italia permetteranno che una terapia simile diventi legge dello Stato.