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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 8 gennaio 1997
LA STAMPA Mercoledì 8 Gennaio 1997
(rilanciato da Sergio Scandura)

Referendum, conto alla rovescia

TRENTA QUESITI ALLA CONSULTA

I giudici costituzionali riuniti: sarà lunga

ROMA - La maratona dei referendum, finora vissuta di digiuni e polemiche, entra finalmente nel vivo. La Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi sulla ammissibilità dei diciotto quesiti proposti dai Riformatori e dei dodici presentati dalle Regioni si riunirà questa mattina alle 9 e mezzo. E il primo capitolo di una vicenda che che si annuncia piuttosto lunga. L'agenda della Consulta è molto fitta: tra oggi e domani verranno ascoltati gli avvocati di parte (soltanto quelli dei promotori, visto che l'Avvocatura dello Stato, come è ormai tradizione in questa circostanza, ha rinunciato a pronunciarsi). In seguito la Corte passerà ad esaminare il merito delle questioni. Quanto ci vorrà? I tempi di discussione sono stati "contingentati", ma al Palazzo della Consulta hanno già fatto sapere che occorreranno "diversi giorni". Ognuno dei trenta referendum presentati sarà sottoposto a un duplice esame. In primo luogo la Corte dovrà valutare che i quesiti non siano in contrasto con l'articolo 75 della Costituzione,

che vieta i referendum "sulle leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali". Poi i giudici valuteranno se Riformatori e Regioni hanno rispettato i principi integrativi fissati in passato dalle stessa Consulta: non sono ammissibili, ad esempio, i referendum "volti ad abrogare leggi a contenuto costituzionalmente vincolato" ed è soprattutto necessario che i quesiti siano "chiari, univoci e omogenei", per non disorientare i cittadini e fuorviarne le scelte. Ieri i Riformatori hanno mandato un messaggio di auguri ai giudici costituzionali. "Se la Corte costituzionale si pronuncerà in senso conservatore e reazionario contro la costituzione e i diritti dei cittadini - commenta Marco Pannella -, sarà vittoria del peggio della vecchia dc e del trasformismo della vecchia sinistra, di 'intellettuali' omogenei, nell'ambito dell'ulivo, al togliattismo di Rifondazione e al ppi, all'ordine costituito. Insomma la Corte opererebbe come se fosse di già Alta

Corte di Giustizia e dovesse giudicare il presidente Scalfaro. Ma, come si suol dire, siamo certi di no...".

Dopo le decisioni della Consulta, il presidente Scalfaro convocherà gli elettori per una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Sempre ammesso che nel frattempo il Parlamento non approvi delle leggi che, a parere della Corte di Cassazione, rendano superati uno o più referendum. Domani, inoltre, i giudici di Palazzo della Consulta si occuperanno anche del conflitto tra poteri dello Stato che Marco Pannella e gli altri promotori del referendum sul finanziamento pubblico del '93 hanno sollevato a seguito dell'approvazione della normativa accettata il 20 dicembre scorso. Su questo argomento è intervenuta anche Famiglia cristiana, che in un editoriale firmato dal sindaco di Genova Adriano Sansa definisce "immorale" la nuova legge. Il settimanale dei paolini si definisce "non pregiudizialmente avverso ad un sano finanziamento pubblico", ma ritiene che la nuova legge sia "una violazione" dell'esito del referendum di tre anni fa. In attesa della decisione dei giudici costituzionali sui referendum elettor

ali, intanto, il Parlamento ha deciso di rinviare l'esame della "legge Rebuffa", la proposta presentata dal vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera che, per evitare vuoti normativi dopo l'abrogazione di una legge elettorale, stabilisce che la norma antecedente rimanga in vigore fino alla completa approvazione della nuova. Da notare che in passto, proprio per questo motivo, la Consulta dichiarò inammissibili i referendum elettorali. di rinviare l'esame della proposta di legge a dopo la pronuncia della consulta. La legge Rebuffa, però, potrebbe tornare d'attualità al momento di votare la legge istitutiva della Bicamerale, quando Forza Italia potrebbe chiedere al pds di sostenere la propria proposta, anche come segnale di una chiara volontà di procedere sulla strada delle riforme senza far riferimento a maggioranze precostituite. "La mia proposta è una delle tante occasioni che ha il pds di dimostrare la sua volontà riformatrice", dice Rebuffa, mentre il deputato della quercia Sergio Sabattini, membro della

commissione affari costituzionali, rifiuta l'ipotesi che "possa diventare oggetto di un do ut des".

[r. i.]

 
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