(rilanciato da s.scandura)Da venerdì camera di consiglio ma il verdetto potrebbe slittare di qualche giorno
Referendum, la parola alla Corte
Giudici costituzionali da oggi al lavoro sui 30 quesiti
Roma - Non si saprà nulla fino alla prossima settimana. Ma intanto si comincia a discutere. Questa mattina alle 9,30 inizia la maratona dei giudici della Corte costituzionale, chiamati a stabilire la legittimità di trenta quesiti referendari: 18 presentati dai Riformatori di Marco Pannella, 12 dalle Regioni.
In un clima politico incandescente la Consulta affronta l'audizione dei promotori delle consultazioni popolari. Non sarà presente l'Avvocatura dello Stato perché palazzo Chigi non ha ritenuto di dover intervenire nel dibattito. Solo venerdì prossimo, dunque, i giudici si riuniranno in camera di consiglio per votare e decidere se e quanti referendum verranno ammessi.
In caso di via libera il capo dello Stato stabilirà la data per l'apertura dei seggi in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Nessuna previsione sui tempi del verdetto. Sarebbe azzardato, data la mole dei quesiti e la loro complessità.
Parecchi referendum sono stati già presentati. Come quello sulla caccia, approvato dalla Consulta, ma bocciato dai cittadini nelle urne. Nell'81 fu, invece, la Corte costituzionale a respingere i quesiti sulla liberalizzazione delle droghe leggere e sulla smilitarizzazione della Guardia di Finanza. Altre richieste »vecchie , ora riproposte, riguardano il divieto di raccogliere e trasmettere pubblicità per la Rai, il prelievo fiscale dalla busta baga dei lavoratori dipendenti, i criteri di voto per l'elezione del Csm. E l'abolizione della quota proporzionale per Camera e Senato.
Proprio quest'ultima è stata già »cestinata nel gennaio '95. Perché stavolta la Corte dovrebbe essere di diverso avviso? Perché, secondo i Riformatori, »oltre 12 milioni di italiani sono tornati a bussare alla sua porta , ogni volta »ricominciando da capo secondo le regole sempre diverse che sono state dettate e che hanno letteralmente stravolto l'istituto referendario .
Il fatto è, sottolinea Gianfranco Fini leader di An, che »il condizionamento dei partiti sulla Consulta è pesante e indiscutibile. Mi auguro che la Corte consenta agli italiani di esprimersi. Ma ho molti dubbi . Anche Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, parla di »atmosfera allarmante : »Mi auguro che i giudici difendano la sovranità popolare e non tolgano agli italiani il diritto di decidere sul futuro del rapporto tra Stato e cittadino .
C'è, invece, chi chiede alla Corte costituzionale di dichiarare l'inamissibilità di un referendum. E l'Ordine dei giornalisti che parla per se stesso. Marco Pannella, infatti, ha presentato un quesito per la sua abolizione. »Deve considerarsi privo di chiarezza, univocità e omogeneità , dicono gli avvocati. Tra l'altro, aggiungono, »è la stessa Consulta che in più occasioni ha rilevato che l'esistenza dell'Ordine dei giornalisti risponde ad esigenze solennemente sancite dalla Carta costituzionale . Intanto Pannella ha preannunciato una querela contro il vicecapogruppo del Ppi al Senato Severino Lavagnini per le critiche espresse allo stesso Pannella riguardo all'Ordine dei giornalisti.
CHIARA RAIOLA