di Stefano Folli
(Il Corriere della Sera, 8 gennaio 1997)
Il "terzo Risorgimento" a cui pensa Luciano Violante resta per ora una speranza molto vaga. Lo dimostra la confusa partita sulle riforme che si sta giocando proprio in questi primi giorni del '97. Allo stato delle cose, è possibile che la nave della Bicamerale riesca in qualche modo a salpare. Con i voti dell'Ulivo ma anche con quelli, in ultima istanza, del Polo. Eppure nessuno oggi è in grado di scommettere che poi la navigazione conduca da qualche parte. Ossia che avremo la riforma delle istituzioni entro tempi certi. E' più facile prevedere un vascello fantasma perso nelle nebbie. E questo per almeno due ragioni.
La prima è che i partiti, più che alle riforme, sono propensi a occuparsi di se stessi: del delicato gioco politico che si sta svolgendo dentro i due schieramenti e che determinerà equilibri e gerarchie per il resto della legislature. La seconda è che nessuno nell'Ulivo è in grado di offrire le "garanzie" che il Polo chiede al Pds. Meno di tutte la garanzia di una riforma presidenzialista. Lo sa anche Gianfranco Fini, il quale dimostra in queste ore di avere soprattutto un obiettivo politico: riuscire a porsi stabilmente come il terzo soggetto della politica italiana, accanto a Berlusconi e D'Alema. Quello di An non è mai stato un vero e proprio veto alla Bicamerale, bensì un tentativo di introdurre un cuneo tra Berlusconi e D'Alema, i due fautori della commissione e gli autentici beneficiari della fase che sta per aprirsi.
Quando Fini avverte che "noi non possiamo rinunciare e all'Assemblea Costituente e al presidenzialismo", egli cerca di porsi all'interno del Polo come il garante della Seconda Repubblica (presidenzialista) rispetto al minimalismo attribuito a Pds e Forza Italia. Su 'Il Foglio' Rocco Buttiglione ha centrato il punto quando osserva che in realtà Fini fatica ad accettare D'Alema come un interlocutore affidabile depositario di una strategia che la destra avrebbe interesse ad assecondare.
E' proprio questa la discriminante. L'intera politica italiana si divide ormai tra chi ha puntato su D'Alema come sull'uomo in grado di riscrivere le regole del sistema d'intesa con l'opposizione e chi vede in questa prospettiva null'altro che una trappola. Berlusconi ha scelto senz'altro la prima strada, convinto che D'Alema sia in grado, nonostante tutto di concedere abbastanza: sulla Costituzione, sulla giustizia, sui vari patti di potere. Fini propende verso la seconda ipotesi, ma in realtà la sua diffidenza verso D'Alema non pare definitiva: è soprattutto il timore che nasce dal sentirsi escluso da una sorta di asse che tende a emarginare Alleanza nazionale. Ansie speculari a quelle che si respirano a sinistra, per esempio in casa di Rifondazione.
Inutile dire che dietro la disputa s'intravede un modo diverso, quasi opposto, d'intendere il ruolo della destra e l'opportunità per essa di aprirsi o meno verso il "centro". Quello a cui stiamo assistendo è anche un capitolo della lotta per la futura guida dello schieramento moderato. Un precedente il centro-destra lo ha vissuto al tempo del tentativo Maccanico, giusto un anno fa e non si può dire che la vicenda gli abbia portato fortuna. In un certo senso siamo tornati a quel punto. Ma allora c'erano le elezioni alle porte e l'illusione del trionfo. Oggi è diverso. II Polo non vuole e non può spaccarsi sulla Bicamerale. L'unità formale della destra è anzi un'esigenza primaria, specie ore che il governo è alla vigilia di una manovra drammatica da 20-30 mila miliardi e rischia di fallire l'obiettivo Maastricht. Quindi è probabile che alla fine la Bicamerale sarà votata sia da Berlusconi, Casini e Buttiglione sia da Fini; ma da qualcuno quasi a dispetto: senza attribuirle quelle virtù taumaturgiche che nell'
Ulivo ci si ostina a immaginare.
Ecco perché l'evento-chiave del '97 potrebbe essere non la commissione per le riforme, già semi-svuotata, bensì la nuova ondata referendaria di Marco Pannella, Consulta permettendo. Di fronte all'impotenza dei partiti, si apre per i referendari un varco senza precedenti.