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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 10 gennaio 1997
DATE UN MINISTERO ALLA BONlNO: FARA' MEGLIO Dl PREVITI E DEL SASSOFONISTA

di Francesco Merlo

('Sette', supplemento de 'Il Corriere della Sera', 9 gennaio 1997)

Porta su di sé il suo Marco come una lumaca porta il suo guscio. Piccola e magrissima, fuma mille sigarette e ha qualcosa di teso, di convulso, come una promessa di cadute, di frane, di valanghe. E ogni volta che, nei comizi, fa danzare le parole radicali, quelle che Pannella ha inventato anche per lei, si direbbe che il suo corpo di giovane cinquantenne si contragga ancora di più, come per effetto di una sostanza astringente. Quando fu nominata ministro europeo per la Pesca disse: "Tra i pescatori e i pesci io scelgo i pesci. Sto dalla loro parte". E più che una dichiarazione politica sembrò una poesia, come quella vecchia canzone di Prevert: "Pesci, amici amati / amanti di coloro che furono pescati in sì gran copia. / Pesce, pescetto, pescione / come hai dovuto ridere il giorno della Crocifissione".

Poi l'hanno fotografata mentre da un elicottero si cala su un peschereccio, in Somalia le hanno sparato contro, ha fatto il ministro per la Pesca con la consueta collera dei radicali ma pure con l'autorità di un ammiraglio severo e saggio, ha vinto "la guerra delle sogliole", ha riconciliato la Spagna con il Canada e ha sopportato gli insulti dei pescatori inglesi: "testa di porco, stupida, vai a lavare i piatti, una delle poche cose buone della guerra è stata la sconfitta della tua abietta Italia, mafiosa...". Alla fine è stata eletta "personalità europea dell'anno", il prestigioso e ambito riconoscimento che nel '95 era stato assegnato a Kohl (la giuria è presieduta da Jacques Delors). Anche per l'Economist è "il miglior commissario europeo" e nelle Canarie adesso c'è addirittura una strada che si chiama come lei, "via Emma Bonino".

Di lei gli italiani sapevano e sanno che è una radicale, uno di quei fenomeni naturali che si accettano come le pietre e gli alberi, perché ci sono, perché esistono. Trent'anni fa a Milano era una studentessa universitaria apolitica, odiava le manifestazioni e l'impegno. Poi le accadde un incidente d'amore ("quando ci si innamora si sentono campanelli, campanacci, violini...") che la costrinse all'aborto clandestino (un milione tondo, di allora), divenne radicale come si diventa pazzi furiosi, lanciandosi all'assalto del mondo. L'aborto, la fame nel mondo, il coraggio negli anni del terrorismo, le veglie, le manifestazioni, persino un mese di galera a Firenze, gli eccessi e il folklore, l'intelligenza e la petulanza dei radicali, vent'anni in Parlamento (con Andreotti che diceva di lei "è un'irruenta collega"), un'amicizia profonda con la cattolica Marianna Scalfaro, delicata prigioniera del Palazzo paterno, il lungo amore con un altro radicale, una barchetta, un figlio adottivo, una laurea, tre lingue.. .;

la Bonino è una strana donna faber, una donna sapiens in un Paese che in politica premia le donne più retoriche o le più carine, e ogni tanto promuove pure un'arrivista vuota. Insomma, tra tanti fili d'acqua tiepida Emma Bonino è stata un maremoto. E tuttavia quello radicale è un mondo di vite imprigionate e tormentose, che splendono in un singolare bagliore ma che in Italia provocano disagio e paura e insofferenza. Nell'universo politico italiano è come se il radicale venisse da una regione sconosciuta, il suo linguaggio febbrile e amaro riceve elogi e sberleffi ma non è mai preso troppo sul serio, e la Bonino, così piccola e fiera, non è mai riuscita a diventare neppure "personaggio" autonomo, libera dal guscio pannelliano che si porta addosso. Fu lei che già vent'anni fa disse: "E a mia madre e a Pannella che devo di più. Lui mi ha insegnato a fare e a pagare in prima persona le cose che si pretendono dagli altri".

Rileggete le parole che pronunziò nel maggio del 1993 rifiutando il posto di sottosegretario agli Esteri che l'allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi le offriva: "La mia umiltà è tale che se con pari eleganza politica si fosse offerto ad altri che alla presidente del partito-radicale transnazionale e transpartitico, nonché parlamentare del gruppo federalista europeo lista Pannella, anche un posto di addetta alle pulizie, lo avrei accettato". Come non sentire in questa prosa, logica e contraddittoria insieme, il palpito e il ritmo di una vanità ferita, di un orgoglio, di un disprezzo e di un'altezzosità davvero speciali, radicali e dunque in un certo senso "incomprensibili"? Perché l'Italia non riesce a decrittare questo linguaggio, al di là della sua enfasi e della sua goffaggine? Perché la Bonino è stata "scoperta" all'estero? Perché Pannella non è mai stato ministro? Forse sarebbe giusto dare finalmente a questa donna e a questi uomini, così appassionati e ormai così esperti, la possibilità

di esprimersi compiutamente sino a dirigere e a governare, in un Paese nel quale il sassofonista Maroni e l'avvocato Previti sono stati agli Interni e alla Difesa, un Paese che la sinistra degli ex comunisti ha nuovamente affidato a un democristiano, l'ennesimo.

 
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