"Il Gran Consiglio del Fascismo governava al di là degli interessi del partito. Qui sette persone (la metà dei membri della Corte Costituzionale; ndr) possono annullare quello che abbiamo conquistato nella Resistenza con il sangue: il diritto di votare". Non si risparmia marco Pannella nel "metter in guardia" sul possibile esito in parte negativo che potrebbe uscire dal Palazzo della Consulta, dove si discute l'ammissibilità dei 18 referendum proposti dai Riformatori del Club Pannella e dei 12 di origine regionale. "Il nostro Paese - rincara la dose il leader storico radicale - è più avvilito della ex-Jugoslavia. Se la Corte Costituzionale avesse fatto a Belgrado quello che ha fatto a Roma, ammettendo la legge sul finanziamento pubblico ai partiti e cancellando la volontà popolare già espressa con il referendum, sarebbe sceso in piazza almeno mezzo milione di persone. Ora i giudici della Corte sono di fronte alla scelta fra onorare se stessi ed il diritto, sorprendendo l'Italia o mettere una firma da gangste
r sul bottino democratico dei referendum". Pannella ne ha anche per i suoi alleati del Polo: "Le riforme che si accingono a fare a braccetto con l'Ulivo sono il tradimento di tutti quelli che li hanno votati; di chi ha votato per l'alternativa liberale e invece si ritrova l'inciucio. Ma noi qui rappresentiamo al centimetro il programma elettorale del Polo. Quanto alla Lega, fa come l'asino: prima scalpita e poi obbedisce al padrone.Prima grida contro Roma ladrona e poi appena i partiti romani del Polivo rubano i soldi dalle tasche dei cittadini, si precipitano a spartirsi il bottino". Per Pannella, "i referendum vogliono essere un sasso lanciato nello stagno maleodorante della politica e della informazione". Un lancio che, per mancanza di denaro, "non siamo stati messi nelle condizioni di poter spiegare agli italiani". L'appello agli imprenditori, di versare 15 o 20 milioni per la 'causa', infatti finora ha prodotto soltanto circa 300 milioni, dei 7 miliardi sperati o quanto meno richiesti. E a poco sembra p
er il momento valso anche il digiuno di protesta di Marco Pannella che lo ha portato a ridurre il suo peso dagli iniziali 118 chilogrammi agli attuali 103: "ma niente paura - ha rincuorato i suoi il leader radicale - quando un corpo è animato dalla felicità per ciò che fa può reagire in modo impensabile".